(Acs) Perugia 11 novembre e 2010 – La discussione sulla pillola abortiva RU486, tenutasi durante l'ultima seduta del Consiglio, ha evidenziato con forza dirompente ed inequivocabile un atteggiamento della Giunta Regionale che rasenta la malafede.
Lo afferma il capogruppo Udc Sandra Monacelli che torna sull'argomento, trattato in Consiglio regionale martedì 9 novembre, con queste argomentazioni: “La scelta di non volersi attenere, per ciò che riguarda la somministrazione della RU486, alle linee guida del Ministero della Salute sulla scia dei tre pareri del Consiglio Superiore della Sanità, che prevedono il ricovero in struttura ospedaliera dopo l'assunzione del farmaco, è stata motivata attraverso interventi da campagna elettorale, quasi propagandistici, ignorando scientemente il centro del problema, ovvero la tutela della salute della donna, e riproponendo un linguaggio più simile al politichese che all'italiano.
Il punto essenziale invece, spiega Monacelli, è proprio come tutelare chi decide di affrontare l'interruzione di gravidanza, un percorso che rimane comunque doloroso. La salute non ha colore politico e tanto meno la sua tutela. La libertà di scelta della donna non deve essere messa in discussione, anzi deve essere garantita in tutti i suoi aspetti affinché sia messa nella condizione di poter scegliere a 360 gradi, potenziando tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione in fase di accompagnamento, attraverso le strutture dei consultori, nell'iter pre-abortivo e post-concezionale. È opportuno far notare che in Italia le Regioni in cui i consultori offrono un servizio poliedrico, tale da garantire, accanto a prestazioni sanitarie, anche apporti psicologici, sociali e di servizi in rete in grado di sostenere la donna da tutti i punti di vista, sono quelle in cui il tasso di abortività è meno elevato.
La libertà della donna, però, trova il suo limite nel legislatore, come il Ministero della Salute che in questo caso, svolgendo il suo compito, ha individuato quale miglior tutela della salute della donna il ricovero obbligatorio, sia che si scelga di abortire con la RU486 che tramite intervento chirurgico. Su questo non ci sarebbe molto da discutere.
Invece il Consiglio di martedì scorso ci ha offerto l'immagine di una Giunta regionale che, autocelebrandosi come una sorta di 'Repubblica autonoma dell'Umbria', ha riproposto nostalgicamente moduli di una politica stantia, che il buon gusto vorrebbe distanti da un tema così delicato e complesso, cavalcando battaglie ideologiche del passato che hanno a tratti sfiorato il grottesco, senza curarsi della pelle delle donne”. Red/gc