(Acs) Perugia, 14 luglio 2010 – “L'assessore Riommi continua a parlare della pillola abortiva Ru486 senza sapere di cosa sta parlando: oltre a ribadire che non spetta ai politici stabilire il tipo di ricovero per abortire con la Ru486, perché va scelto dai medici, Riommi accusa di ipocrisia quei governatori che scelgono il ricovero ordinario, dicendo che ‘alle donne viene data in mano la pillola, nell'altra il foglio per le dimissioni’”. Così interviene la portavoce dell’Udc in Consiglio regionale, Sandra Monacelli, commentando un’intervista all’assessore regionale pubblicata oggi sul quotidiano Avvenire.
“Innanzitutto, proprio perché sono i medici a dover stabilire il tipo di ricovero, e non i politici, l'assessore Riommi – secondo Monacelli - dovrebbe piuttosto andare a leggersi i tre pareri del Consiglio Superiore di Sanità, massima autorità sanitaria istituzionale italiana, composta, appunto, da medici, e non da politici. I tre pareri sono già sul suo tavolo, insieme alle linee di indirizzo del Ministero, e parlano tutti di ‘necessità’ di ricovero ordinario. Forse l'assessore Riommi, essendo un politico, per essere coerente con quanto afferma, dovrebbe fare un passo indietro e ascoltare i medici del consesso scientifico più autorevole del nostro Paese”.
“Se la nostra regione – continua - dovesse discostarsi dai tre pareri del CSS e dalle indicazioni del Ministero, dovrà darne ampia giustificazione a tutti i cittadini, ed assumersene di conseguenza tutte le responsabilità. Ma neanche le accuse politiche di Riommi sono corrette: abbiamo letto proprio ieri, su ‘Repubblica’, che a Milano le poche decine di donne che hanno abortito con la Ru486 hanno scelto quasi tutte il ricovero ordinario, come indica la Regione Lombardia, anche in cliniche ‘storiche’ dal punto di vista dell'aborto, come la ‘Mangiagalli’”.
“La vera ipocrisia – conclude - è di chi cerca di introdurre surrettiziamente nel nostro paese l'aborto a domicilio, spingendo le donne che abortiscono con la Ru486 alle dimissioni anticipate, anziché seguire le indicazione mediche più significative che le autorità sanitarie italiane ci stanno offrendo”. PG/pg