PIANO CASA: CONCLUSO IL DIBATTITO SULLE PROPOSTE DI MODIFICA DELLA LEGGE “13/2009” - IL VOTO PREVISTO NEL PRIMO POMERIGGIO

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21 Dic 2010 00:00

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(Acs) Perugia, 21 dicembre 2010 – Si è concluso il dibattito sul disegno di legge di modifica e integrazione della legge “13/2009” (Piano casa) che raccoglie le proposte della Giunta regionale, del consigliere Gianfranco Chiacchieroni (PD) e del gruppo consiliare del PdL. Sono stati presentati 10 emendamenti del gruppo Pdl e 2 a firma di Goracci e Stufara (Prc-Fds), Paolo Brutti (Idv), Gianfranco Chiacchieroni (PD) e Massimo Buconi (Socialisti e riformisti). Il voto è previsto nel primo pomeriggio, alla ripresa dei lavori del Consiglio.

La rivisitazione delle normative contenute nel precedente Piano casa prevede un allargamento delle premialità anche alle aree industriali e rurali. Si tratta, nel complesso, di interventi straordinari per il rilancio dell'economia e finalizzati alla riqualificazione urbanististica, architettonica, strutturale ed ambientale degli edifici esistenti. Le premialità sono diversificate in base agli ambiti di intervento e mirate soprattutto verso la sostenibilità ambientale. Se la maggioranza si è detta convinta che, grazie a questi interventi “si potranno raggiungere importanti risultati”, l'opposizione, dopo aver rimarcato la bontà delle sue critiche al precedente Piano “che ha prodotto zero risultati”, ha continuato a lamentare “le troppe restrizioni e limitazioni contenute anche in questo”. Il consigliere paolo Brutti dell'Idv, ha sottolineato l'esigenza di “una maggiore organicità della normativa”. Per l'assessore regionale all'Urbanistica, Silvano Rometti, intervenendo a chiusura del dibattito, ha ribadito in Aula che “Il fallimento del precedente Piano casa non è legato alle scelte della Regione Umbria, ma ad un periodo di grande difficoltà che ha colpito il settore delle costruzioni”. 

Gli interventi:

GIANFRANCO CHIACCHIERONI (Pd – Relatore di maggioranza) : “MENO LIMITAZIONI PER VUOLE INVESTIRE - Bene il lavoro della Giunta regionale nella sintesi dei tre atti legislativi in materia, relative alle problematiche del Piano Casa. Al testo che approda oggi in Aula ha partecipato il Cal (Consiglio autonomie locali) che ha espresso alcuni indirizzi, parte dei quali recepiti, oltre, soprattutto per le due proposte di legge di iniziativa consiliare, che delle associazioni di categoria e ordini professionali. Questa iniziativa legislativa assume due profili fondamentali: ristrutturazione urbanistica (demolizione e ricostruzione) e ampliamenti (contenuti nel Piano casa). La ristrutturazione urbanistica risponde ad una esigenza di limitare il consumo del territorio attraverso il recupero degli spazi urbani già edificati, l'altro obiettivo riguarda la riqualificazione energetica e della ristrutturazione antisismica e quindi la riqualificazione del patrimonio edilizio. Di grande rilievo è la riqualificazione architettonica di parti importanti del costruito nelle periferie negli anni '50, '60, '70. Per quanto riguarda il Piano casa che è sorto, nel 2009 per dare risposte tempestive alla crisi del settore delle costruzioni, particolarmente sentito in Umbria, visto il completamento della fase della ricostruzione post sismica. Parliamo di un settore che regola gran parte della nostra economia regionale. Vista la scarsa utilizzazione del così detto Piano casa si è resa necessaria una modifica normativa al fine di continuarne gli effetti. Grazie allo strumento della premialità, con la rivisitazione normativa viene affrontata la questione degli ampliamenti nelle aree industriali, (non previsti precedentemente) inserendo anche una ulteriore premialità per chi decidesse la sostituzione dei tetti di cemento amianto attraverso una bonifica completa. E' prevista anche una aggiuntiva premialità per quanto riguarda il fotovoltaico sui tetti delle strutture all'interno delle aree industriali. L'utilizzo del Piano casa viene previsto anche nelle aree agricole, tenendo tuttavia conto dei vincoli esistenti e dei parametri di edificabilità. Gli interventi riguarderanno soltanto gli ampliamenti. Premialità ulteriore è prevista nell'ambito delle ristrutturazioni urbanistiche per ciò che concerne la destinazione, da parte dei Comuni, di parte degli spazi ad attività di uso pubblico ed in particolar modo gli asili nido di cui c'è grande richiesta e necessità. Questo strumento interesserà la nostra regione per i prossimi 42 mesi, periodo nel quale sarà possibile intervenire con questi strumenti straordinari che ci auguriamo possa dare grande impulso ad un settore in crisi come quello delle costruzioni e dell'edilizia in genere. Il ruolo dei Comuni è stato definito nell'ambito degli incontri con il Consiglio delle autonomie locali e prevede l'individuazione, da parte loro, di aree da escludere dall'applicabilità di questa normativa, oltre che della possibilità di deroga alle altezze e quindi dell'individuazione di Piani attuativi. Sarà necessaria un'attenta verifica e quindi di controllo sugli interventi da parte di tutti gli organi istituzionali preposti. Auspico una governance del settore che tenga conto del buon senso senza limitare oltre misura chi vuole investire ed usufruire delle possibilità che la legge mette in campo”.


 

RAFFAELE NEVI (PdL – Relatore di minoranza): “IL PRIVATO UN IMPORTANTE ALLEATO PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO - A distanza di quasi due anni si ritorna a discutere su una questione per la quale già da allora esprimemmo le nostre forti critiche e perplessità. Quello delle costruzioni e dell'edilizia rappresenta un tema fondamentale che regola pesantemente il Pil regionale e quindi l'occupazione. E proprio l'Umbria, è al di sotto dei parametri sia rispetto alle altre regioni che nella media nazionale. Si parla troppo di grandi ricette, di impostazioni culturali utili al rilancio del Pil, ma il dato di fatto è che oggi siamo ai minimi storici. E' necessario affrontare la questione in maniera più pragmatica. La Giunta regionale continua nei grandi annunci quando serve invece investire sulle infrastrutture e opere pubbliche. La verità è che l'Esecutivo continua a rispondere alle imposizioni della sinistra radicale, quella che ha ucciso il Piano casa stilato dal Governo Berlusconi e sottoscritto dall'allora presidente della Regione, Lorenzetti. La risposta all'impostazione del Piano casa della Regione Umbria è stata pari a zero e per questo invito, nel futuro, il Consiglio regionale a verificare la bontà e l'applicazione delle leggi che vengono emanate da quest'Aula. La pezza che la maggioranza tenta di mettere oggi alla legge dello scorso anno, dopo che il settore edilizio è sprofondato causando anche grandi problemi di ordine occupazionale, non basta e continua ad essere troppo restrittiva. Per noi la riscrittura del Piano casa ha rappresentato da sempre una priorità ed è proprio per questo che abbiamo presentato una nostra proposta legislativa, come ha fatto, del resto, la maggioranza con lo stesso Chiacchieroni, questo a dimostrazione del completo fallimento del vecchio Piano. E se l'assessore Rometti giustifica il fallimento del Piano come fatto generale verificatosi in tutte le regioni italiane, la cosa, come ha evidenziato tempo fa il Sole 24 ore è dovuta ad una interpretazione troppo restrittiva da parte delle Regioni i cui presidenti hanno dato libertà ai Comuni di restringere ulteriormente interventi già pieni di vincoli. Se gli ampliamenti sono subordinati ai Piani regolatori non potranno avere effetto. Il nostro timore, anche con queste pur apprezzabili modifiche normative, è che siamo ancora lontani dall'impostazione iniziale sottoscritta tra Stato e Regioni. E' necessaria più libertà per i progettisti e per gli imprenditori. Su demolizione e ricostruzione, il 25 per cento non potrà mai rappresentare un incentivo accettabile. Siamo particolarmente contrari alla limitazione delle altezze che non potranno superare i tre metri e mezzo e verso i pochissimi interventi permessi per quanto riguarda interventi all'interno di zone agricole. Rimangono troppe limitazioni che continuano a fare, anche di questo Piano, una presa in giro per la gente. Non si sono volute ascoltare le indicazioni giunte dalle Associazioni di categoria . Il privato va visto come un alleato per lo sviluppo del territorio e non come un nemico”.

Dibattito Piano casa


 

MASSIMO BUCONI (Socialisti): “SERVE UNA RAZIONALIZZAZIONE CHE PORTI AD UN TESTO UNICO DELLE LEGGI URBANISTICHE - Si tratta di una questione importante per l'economia nazionale e regionale. Anche in Umbria, come in molte altre regioni italiane, il Piano casa si è dimostrato inefficace. Oggi è giusto e opportuno prorogare gli effetti del Piano casa: pur votando la proposta in discussione non posso che evidenziare che ne va verificata la capacità di queste norme di produrre gli effetti sperati. I quadro normativo umbro, relativamente all'urbanistica, ha creato problemi ha coloro che si sono trovati a doversi districare tra norme poco chiare e interpretate in modo diverso da Comuni diversi. In materia di urbanistica è necessario fare dei sacrifici: tempo che quando andremo a fare il sunto degli effetti del nuovo Piano casa non ci troveremo ad aver ottenuto molto, col rischio anzi di non ottenere nulla.

Credo che debba essere rispettato il ruolo delle Amministrazioni comunali, che hanno bisogno di essere coperti da normative regionali che consentano di fare alcune cose: la logica delle imposizioni potrebbe portare reazioni e ostacoli. C'è poi il problema di come applicare il Piano casa nelle zone agricole: alcuni vincoli creano solo dei freni e non aiutano la tutela. Le case di campagna sono state comperate da famiglie non umbre che le hanno trasformate, snaturandone le caratteristiche e introducendo recinzioni e divieti che limitano la circolazione. In Umbria non si ristrutturano le case perché mancano i soldi per farlo: servono dunque norme in favore delle imprese ma questo non risolve il problema. Serve l'housing sociale per consentire alle famiglie di sostenere un debito e delle rate di mutuo situate in un range economico più accessibile. La semplificazione amministrativa è necessaria, dato che le norme affermano delle regole ed anche il loro contrario: serve una razionalizzazione che porti ad un testo unico delle leggi urbanistiche”.


 

PAOLO BRUTTI (Idv): “IN UNA MATERIA DI QUESTA DELICATEZZA, DOVE SERVONO INTERVENTI DI RAZIONALIZZAZIONE E SEMPLIFICAZIONE, SONO NECESSARI INTERVENTI ORGANICI - Né io né l'Italia dei Valori abbiamo il peso che ci viene attribuito rispetto a questo provvedimento, che non viene dalla Giunta regionale ma nasce dalle iniziative dei consiglieri Chiacchieroni e Nevi, su cui la Giunta è intervenuta per cercare di mettere ordine a due iniziative scoordinate. In una materia di questa delicatezza, dove servono interventi di razionalizzazione e semplificazione, servono interventi organici, come ha sottolineato l'assessore Rometti. Ciò nonostante si è voluto procedere con atti puntuali e disorganici e noi siamo contrari a procedere in questo modo, sovrapponendo costruzioni legislative non coordinate. La procedura legislativa messa in essere per questo intervento mette in evidenza un problema di fondo: non si capiva, durante la discussione, quali fossero le posizioni della maggioranza e quali quelle dell'opposizione, quali quelle della Giunta e quali quelle dei singoli consiglieri. C'è stata grande informalità, testi si sovrapponevano a testi, con uno stato di confusione, in seno alla II commissione, dove solo alla fine si è capito il motivo della strada scelta. E il motivo era che solo con una procedura così confusa e mescolata nella responsabilità di voleva perseguire un obiettivo di consociazione tra parte della maggioranza e parte dell'opposizione, attraverso il caos nella procedura legislativa. Sarà necessario organizzare meglio i lavori, evitando la proposta di emendamenti all'ultimo minuti, senza avere i tempi per valutare testi e modifiche, col rischio di addivenire ad esiti disastrosi. Non crediamo che l'edilizia umbra sia ferma per un eccesso di regolamentazione: ovunque c'è un eccesso di costruito, che è cresciuto nel regime regolamentare esistente. Il quadro idilliaco descritto non è reale: in Umbria c'è una conurbazione pericolosissima: l'edilizia umbra non è rimasta ferma e non ha subito di certo un eccesso di regolamentazione. I vincoli urbanistici possono essere modificati, ma devono essere i Comuni a modificarli, senza essere costretti a giustificarsi con la Regione. Nel caos della discussione la Giunta regionale ha proposto un testo su cui noi abbiamo espresso un parere positivo ma poi è stato travolto. Anche nelle zone agricole le trasformazioni ci sono state, gli interventi urbanistici ne hanno cambiato i connotati e quindi non si capisce la necessità di ulteriori agevolazioni. Nel tessuto urbano che conosciamo non è possibile intervenire sulle altezze, innalzando gli edifici: questo modifica la visione complessiva dell'intero ambiente circostante. Non si può intervenire in ambiti così gravi e impattanti con questa leggerezze”.


 

SANDRA MONACELLI (UDC): “APPREZZABILE LO SFORZO DI DARE UNA RISPOSTA ALLA MANCATA APPLICAZIONE DEL PIANO - Era indispensabile intervenire sull’edilizia perché la legge non aveva dato risultati a causa dei troppi vincoli che conteneva, che hanno finito per rappresentare perfino un freno all’attuale fase di crisi della nostra economia, compromettendo dunque le capacità di recupero della nostra regione. Va bene anche la limitazione dell’uso sfrenato del territorio, nella direzione di una riqualificazione ambientale dell’urbanistica. Perciò, di fronte ad una crisi di sistema ed anche allo spopolamento di zone agricole e montuose, è positivo questo sforzo di dare una risposta alla mancata applicazione del Piano attraverso un disegno di legge che tenta di contemperare le diverse spinte. Questo è un passo avanti fatto con responsabilità”.


 

ROCCO VALENTINO (PDL): “PROPOSTA DI LEGGE ‘NEBULOSA’, CHE OFFRE IL FIANCO A SPECULAZIONI MICIDIALI - Questa è una proposta di legge poco chiara, con un testo estremamente complesso che sembra seguire pari pari il Piano regolatore del Comune di Perugia. La legge 13 del 2009 è stata pensata per un rilancio del settore attraverso il recupero di piccole cose edilizie. Le zone agrarie non c’entrano niente, per quelle vige la legge 11 del 2005. E’ a quella che la Giunta deve mettere mano, per il recupero degli annessi da parte delle aziende agricole. Invece, con questa legge ‘nebulosa’, che contempla l’aumento del Suc (Superficie utile complessiva), si offre il fianco a speculazioni micidiali, con i privati che recuperano le porcilaie per farci le ville. La legge urbanistica deve essere rivista: si deve puntare sul recupero dei contenitori esistenti, delle aree industriali dismesse e nei Piani attuativi devono esserci non solo il recupero degli annessi, ma anche gli immobili del centro storico. Quindi il difetto di questa proposta di legge è quello di non essere chiara sull’urbanistica, oltre alle solite carenze nella fase partecipativa, perché risulta solo il parere dell’Ance”.


 

VINCENZO RIOMMI (Pd): “UN TESTO EQUILIBRATO, CHE SUPERA ALCUNE RIGIDITÀ E RAGIONA SEMPRE NELL'OTTICA DEL GOVERNO DEL TERRITORIO - Una proposta di legge importante su cui la commissione ha lavorato per molto tempo. L'Umbria vanta un quadro di governo del territorio che viene considerato una eccellenza in Italia. Il problema vero è la scarsa qualità generale delle nostre periferie, che soffrono malattie simili a quelle di altre aree del Paese. La qualità del nostro paesaggio agricolo è stato riconosciuto anche dal presidente del Consiglio. Serve un giudizio equilibrato sulla situazione umbre, per affrontare meglio i problemi. Oggi rimettiamo le mani su una legge del 2009 perché siamo persone serie e non certo perché quella legge ha portato al fallimento del Piano casa, una norma nazionale che è fallito ovunque perché è sbagliato di concetto, dato che l'edilizia è una industria ciclica, che si alimenta quando ci sono le risorse per farlo. In Italia oggi ci sono milioni di disoccupati, migliaia di cassintegrati, famiglie in difficoltà: sono queste le ragioni della crisi dell'edilizia. La riscrittura della legge 13 è positiva per superare eventuali eccessi di rigidità. Sui 3 temi sollevati da Paolo Brutti: la questione delle altezze, tema delicato, viene legato al piano attuativo del Comune, che quindi decide se e quando autorizzare incrementi. Il valore dell'insediamento in zona agricola è caratteristico del nostro territorio e deve essere salvaguardato: tutto si può dire tranne che la normativa per l'edificazione in zona agricola sia a maglie larghe. Ricordo che si possono edificare pochissimi metri per ettaro. L'indice edificatorio non cambia, viene solo estesa la normativa di riferimento anche alla campagna, per consentire la razionalizzazione dell'edificato esistente (da cui sono comunque escluse le strutture che sono state censite e che hanno particolare valore).

Il meccanismo dell'intervento della Regione dopo 60 giorni, in caso di inazione del Comune, è stato richiesto proprio dalle Amministrazioni comunali in sede di Consiglio delle autonomie locali, pur con una apparente lesione della stessa autonomia degli enti locali”.

 

ORFEO GORACCI (Prc) “NON SARÀ LA PANACEA DEI PROBLEMI, MA È UN BUON PROVVEDIMENTO”. So bene che. Ho sentito giudizi anche positivi dalla minoranza e questo dimostra che se c'è dibattito e si ragiona si può arrivare ad equilibri accettabili. Pienamente d''accordo con Riommi: non si può pensare di risolvere i problemi dell'edilizia dicendo che la sinistra ha ammazzato il Piano, dimenticando che è stato salvato qualche scempio. L'invenduto e la crisi dell'edilizia non è riferibile al nuovo da realizzare o alla edilizia di qualità, ma ai tanti appartamenti a basso costo che rimangono invenduti. Il modello del lasciar fare del nord est non mi appartiene: lì ci sono meno scuole e più capannoni; ma l'Umbria è altra cosa. Gubbio la mia città è stata fra le prime a darsi un piano regolatore. Nel merito del provvedimento do atto all'assessore Rometti di essere riuscito a fare una sintesi fra due posizioni molto lontane. Voglio ricordare che i primi soggetti che gestiscono il territorio sono i comuni e il loro parere è necessario e dirimente. Proprio sulla vicenda dei tre metri e mezzo ricordo che è materia del piano attuativo di competenza esclusiva dei comuni. Sulle aree agricole piena difesa di quanto è stato fatto. E' un buon provvedimento senza essere il piano dei sogni. So bene che non sarà la panacea dei problemi. Proporremo di reinserire l'articolo 35  per facilitare il recupero di alcuni edifici, non molti e non certo per le sole esigenze familiari, da dare in affitto a canone controllato. Ritengo che tutti siamo soggetti a sbagliare, ma quando ci si confronta serve un po' di umiltà e di buon senso soprattutto a proposito di considerazioni fatte in Commissione.

 

ALFREDO DE SIO (Pdl) “È UN ATTO TROPPO TIMIDO E TROPPO LONTANO DALLE ESIGENZE DEI CITTADINI” -  Sull'atto discusso apertamente ma senza alcun consociativismo, è mancato un po' di coraggio. Un anno e mezzo fa è stata annunciata una nuova normativa urbanistica che avrebbe dovuto accompagnare provvedimenti come questo ma al momento non è stato fatto nulla. E' pesato l'aspetto burocratico, è mancato coraggio sulle aree agricole, sugli ampliamenti della prima casa e questo ha creato immobilismo. Il ruolo dei comuni con i loro strumenti urbanistici ha finito per frenare ogni applicazione della normativa sul piano casa e questo è francamente eccessivo.

Riteniamo questo atto troppo timido e troppo lontano dalle esigenze dei cittadini. Presenteremo un'ulteriore proposta di modifica per evitare che il prossimo anni si parli ancora di risultati deludenti.

 

 

MASSIMO MANTOVANI (PdL): “URGENTE RIVEDERE L'INTERO CORPO DELLE LEGGI REGIONALI SULL'URBANISTICA - Quello delle costruzioni è un comparto importantissimo che crea ricchezza e occupazione nei territori. Oggi va fatta un'attenta analisi sul perché il precedente Piano casa non ha prodotto gli effetti sperati. Sono necessarie nuove normative per rispondere alla crisi e alle difficoltà che stanno vivendo sia le imprese, i tecnici che gli stessi Comuni. In Umbria, come diceva qualcuno, si è sviluppata molta edilizia, poca urbanistica e niente architettura. La scarsa qualità è visibile soprattutto nelle periferie, comprese le case sparse che, seppur costituiscono una cultura tradizionale dei nostri territori, soprattutto quelle coloniche, sono state disastrate dalla legge 31/1997 che ridusse la superficie edificabile. E' necessario rivedere le leggi che regolano l'urbanistica affinché possano prevedere, tra l'altro, una riapertura normativa per le zone agricole. Non volumetrica, ma su come e dove vanno fatte guardando attentamente alla loro integrazione ambientale. Per quanto riguarda le altezze strutturali, queste vanno delegate ai Comuni senza mettere limiti da parte della Regione. E gli stessi Comuni dovranno decidere dove applicare le norme contenute nel Piano casa.

Dobbiamo mettere a disposizione dei cittadini ogni opportunità possibile partendo dal contenuto iniziale del Piano casa elaborato dal Governo e sottoscritto anche dall'allora presidente Lorenzetti.

Auspico, tuttavia, che sin dal prossimo mese di gennaio si possa rimettere mano sull'intero corpo delle leggi regionali urbanistiche con l'obiettivo di raggiungere un importante snellimento delle procedure”.


 

ANDREA SMACCHI (PD): “METTENDO MANO ALLE ZONE AGRICOLE SIAMO VENUTI INCONTRO ALLE ESIGENZE DI UN QUARTO DELLA POPOLAZIONE UMBRA - Il Consiglio regionale è riuscito, in tempi celeri, a mettere insieme tre distinte proposte di legge, quelle dei consiglieri e quella della Giunta, per giungere ad un unico testo. Abbiamo raggiunto un obiettivo dichiarato e lo abbiamo fatto lavorando in sinergia, anche se capisco le critiche del consigliere Brutti. Era un lavoro non facile, e credo che la Commissione Statuto dovrà metterci mano. Tuttavia non penso che le aspettative per il rilancio dell’economia umbra fossero riposte nel Piano casa. Ad ogni modo, averlo esteso alle attività agricole e alle strutture ricettive è positivo e va incontro alle esigenze del settore. Certo, tutto si può migliorare. La Toscana, per esempio, ha previsto dei fabbricati provvisori e temporanei nelle zone rurali, che possono essere rimossi con il venir meno delle attività agricole stesse. Resta il fatto che abbiamo rilanciato il ruolo dell’Assemblea regionale: basta lavorare per mesi senza dare effettiva applicazione ai provvedimenti di legge. Mettendo mano alle zone agricole siamo venuti incontro alle esigenze di un quarto della popolazione umbra”.


 

SILVANO ROMETTI (ASSESSORE ALL'URBANISTICA): “La mancanza di organicità del provvedimento è legato alla sua straordinarietà, ad una norma nazionale che il Governo ha voluto emanare in una materia che invece avrebbe bisogno di modifiche o regole organiche. Il fallimento del Piano casa non è legato alle scelte della Regione Umbria: anche in Lombardia il Piano casa si è scontrato con un periodo di grossa difficoltà del settore delle costruzioni.

La prova dei fatti ci ha fatto capire che c'era qualche vincolo da rimuovere, quindi abbiamo affrontato una ampia e articolata discussione, che forse è stata anche confusa in alcuni tratti. La Giunta era ben consapevole che il Piano casa sarebbe scaduto il 31 dicembre e quindi è intervenuta quando erano state depositate già due proposte di origine consiliare. Abbiamo coinvolto molti soggetti e ascoltati gli enti locali, mettendo insieme una platea di posizioni che a volte lo schematismo maggioranza/opposizione è stato anche perso, un evento non necessariamente negativo. Abbiamo puntato a riqualificare il patrimonio edilizio esistente (invece di continuare a consumare altro territorio), ci siamo proposti di riqualificare in chiave energetica e di sostenibilità ambientale le nostre abitazioni, destinando una premialità a coloro che riqualificano le abitazioni in termini di efficienza energetica; abbiamo favorito la rimozione dell'amianto e la produzione di energia da fonti rinnovabili; abbiamo voluto dare un messaggio anche culturale sulla riqualificazione dei nostri quartieri peggiori, nati negli anni '60 e '70, concedendo una premialità importante. Per quanto riguarda l'ambito agricolo, con la legge del 1997 la Regione ha fatto una scelta di grandissima qualità, per recuperare i volumi esistenti e destinarli alla residenzialità.

Con questa legge concediamo anche agli edifici realizzati dopo il 1997 di essere ampliati per una superficie massima di 80 metri quadrati: una scelta di equità verso chi possiede un edificio in zona agricola.

Viene introdotta la premialità anche per gli edifici industriali e commerciali, escludendo quelli di grandi dimensioni. Non viene lesa l'autonomia dei Comuni, con cui ci siamo confrontati, e che hanno la possibilità l'attuazione del Piano casa da singole parti o dall'intero territorio comunale. Affronteremo il tema delle norme urbanistiche con una legge più generale”. AS/MP/PG/GC

Ultimo aggiornamento: 21/12/2010