OSPEDALE DI TERNI: “UN ANNO FA SI INAUGURAVA NEFROLOGIA E DIALISI, POI L'INTERDITTIVA ANTIMAFIA” - “SI FACCIA PIENA LUCE, RESTITUENDO CERTEZZE A PAZIENTI E CITTADINI” - NOTA DI LIBERATI (M5S)
07 Feb 2017 18:30
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(Acs) Perugia, 7 febbraio 2017 - “Tra i problemi cronici del Santa Maria di Terni, si registra una sofferenza oggettiva nell'emodialisi, anche con problemi di organici da affrontare comunque sull'intero ospedale. Appena un anno fa, tra sorrisi, belle foto e strette di mano, si inaugurava il nuovo reparto di nefrologia e dialisi: oggi nulla si muove. Non solo: in un'assemblea avvenuta stamane tra pazienti e operatori, Gianrenato Nori, responsabile di Nefrologia Ambulatoriale, ha sostenuto che 'i malati in esubero saranno costretti a spostarsi anche fino a Pantalla e Foligno per cure che non si possono interrompere', eventualità da scongiurare ufficialmente”. Lo afferma il consigliere regionale Andrea Liberati (M5S) spiegando che “nel deliberare gli atti formali di chiusura lavori, un'interdittiva antimafia ha colpito una ditta dell'Ati, bloccandone di fatto il completamento, mentre la contingenza stagionale esalta ovunque la storica carenza di posti letto, 170 in meno dai primi anni 2000; in questo quadro poi persiste un chiaro deficit di personale medico e paramedico”.
Nella nota, firmata anche dal consigliere comunale ternano Thomas De Luca, Liberati evidenzia che “a fronte del costante aumento della popolazione dializzata, quasi 400 persone da trattare, con 8-10 infermieri specializzati, il rischio è quello di intaccare la qualità del servizio. È necessario fare piena luce sulla vicenda dell'antimafia, analizzando pure le altre eventuali ragioni di ritardo nella consegna dei lavori. E' inoltre urgente che la Regione Umbria scopra le carte, facendo conoscere pubblicamente le sue reali intenzioni sia sul fronte dei posti letto complessivamente persi a Terni negli ultimi tre lustri che in merito alla mancanza di personale che relativamente alla congruità della stessa struttura ospedaliera”.
“Mesi fa – conclude - sollevammo la questione dei 50 milioni di euro buttati in un'impossibile riqualificazione del Santa Maria, ormai giunto al termine della sua vita utile. Aver invece sperperato ingentissime risorse in questo modo, sottraendole a più ragionevoli obiettivi, non rappresenta altro che l’ennesima riprova del declassamento del Santa Maria di Terni, deliberatamente generato con le improvvide scelte targate Marini-Di Girolamo”. RED/mp
