“Linee guida per la programmazione territoriale della rete scolastica e dell’offerta formativa in Umbria per gli anni scolastici 2026/2027, 2027/2028 e 2028/2029”
L’Aula di Palazzo Cesaroni approva a maggioranza l’atto predisposto dalla Giunta regionale
17 Lug 2025 14:53
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(Acs) Perugia, 17 luglio 2025 - L’Aula di Palazzo Cesaroni ha approvato con 13 sì della maggioranza e 7 astensioni dell’opposizione le “Linee guida per la programmazione territoriale della rete scolastica e dell’offerta formativa in Umbria per gli anni scolastici 2026/2027, 2027/2028 e 2028/2029” predisposte dalla Giunta regionale.
Il documento riguarda: indirizzi e criteri per la programmazione territoriale delle rete scolastica; Centri provinciali per l’Istruzione degli adulti; indirizzi e criteri per la programmazione territoriale dell’offerta formativa; programmazione territoriale dell’offerta di istruzione delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo; programmazione territoriale degli indirizzi di studio dell’istruzione secondaria di Secondo grado; Liceo musicale e coreutico; Liceo sportivo.
L’atto è stato illustrato in Aula da Bianca Maria Tagliaferri (Ud-Pp): “La Terza commissione ha recepito il documento della Giunta, lo ha analizzato, ha convocato due audizioni. C’è stato un percorso di partecipazione con i soggetti interessati. Sono emerse osservazioni che poi sono state recepite ed integrate nelle Linee guida, che prestano grande attenzione alle aree interne. Per l’Umbria sono previste 130 istituzioni scolastiche e in base al numero delle istituzioni scolastiche si determina il contingente dei dirigenti scolastici e dei direttori amministrativi. Rispetto all’offerta formativa, grande attenzione viene posta al curriculum scolastico verticale, alla filiera tecnico- professionale e agli Its. Grazie ai fondi del Pnrr sono state create anche altre attività specifiche che scuole e formazione professionale possono implementare. L’organico e le classi vengono definite dal Ministero e di conseguenza dall’Ufficio scolastico regionale. L’offerta formativa deve risultare efficace, inclusiva, accessibile, sostenibile, trasparente. Si vuole evitare anche la frammentazione dell’offerta scolastica e la sovrapposizione di indirizzi di studio. Importante anche che i nuovi profili professionali abbiano un riscontro nelle vocazioni dei territori e siano richiesti dal sistema occupazionale. Per il primo ciclo c’è attenzione alla continuità tra la scuola Primaria e la Secondaria di primo grado. Importante anche ottimizzare le risorse, puntando sul modello degli istituti comprensivi. Questo processo si articola in un percorso che vede fortemente coinvolti Comuni e Province. Si punta anche sui Centri di formazione per adulti. Vanno inoltre monitorati plessi dove non ci sono corsi completi o sezioni con pochi iscritti, visto che il decreto 81/2009 che prevede parametri specifici. Fondamentale garantire trasporti scolastici adeguati agli studenti, soprattutto nelle aree interne. Vengono ritenuti sovradimensionati gli istituti che hanno oltre mille alunni. L’istituzione di un liceo musicale deve prevedere convenzioni con conservatori e accademie. Nel liceo sportivo può esserci una sola sezione per ogni istituzione scolastica, salvo deroghe autorizzate dal Ministero. I nuovi indirizzi, dopo due anni, decadono se non hanno un numero adeguato di iscrizioni. Per le scuola la scadenza è il 10 settembre, il 5 ottobre deve essere pronto il Piano provinciale. Il 31 ottobre la Regione deve concludere le procedure”.
Laura Pernazza (FI): “Sono previsti percorsi formativi e sezioni presso le carceri, visto il lavoro che stiamo facendo in Commissione?”.
L’assessore Fabio Barcaioli ha evidenziato che “subito dopo la fine dei lavori della Commissione il Ministero ha fissato le date per il dimensionamento scolastico al 31 ottobre, anticipandole di un mese. Risulta quindi necessario emendare il testo anticipando i tempi previsti per l’iter del Piano. Nella Conferenza Stato – Regioni abbiamo votato contro il decreto legge che taglia 4 autonomie scolastiche, perché basato su un numero di iscritti non reale ma stimato. Il dato reale eviterebbe questo taglio. Abbiamo chiesto, come tutte le Regioni, un riconteggio del numero degli iscritti: quasi tutte hanno ottenuto una rettifica tranne l’Umbria (sembra per un sistema di calcolo dei resti), a cui spettavano almeno 132 autonomie. Il decreto è andato in Aula con il voto contrario della Commissione, cosa abbastanza infrequente. Anche per questo abbiamo promosso un ricorso al Tar per avere la sospensiva e posticipare il più possibile il taglio e ridurlo a 2 soltanto. Lunedì incontrerò comunque i presidenti delle Province per iniziare a lavorare sui tagli. Il decreto del Ministero dice di evitare il sovradimensionamento. In questo modo gli accorpamenti possono fare solo nei piccoli comuni e nelle aree interne, dove questi interventi pesano di più. Si tratterà quindi di un lavoro estremamente delicato per individuare le 4 autonomie da, eventualmente, tagliare. Nelle Linee guida è presente un capitolo sull’istruzione all’interno delle carceri. Lo scorso anno sono stati attivati due corsi in quello di Terni”.
Laura Pernazza (FI): “Le parole dell’assessore non ci hanno convinto. La Regione Umbria sembra essere stata destinataria di un trattamento diverso da quello degli altri. Poi però ha spiegato che si tratterebbe di un ricalcolo, del quale gli è stato riferito. Andrebbe allora compreso se è stata seguita una specifica procedura oppure no. Chiaramente nessun Comune è contento di fare dimensionamenti. Bisogna in ogni caso evitare di penalizzare piccoli plessi e aree interne. Auspico che si giunga ad una proposta concreta da parte delle Province, anche se il presidente di quella di Terni ha già annunciato di non volerne sapere. La Provincia di Terni ha già contribuito in passato alla riduzione delle autonomie. Era stato deciso di ridurne 3 in Provincia di Perugia ed 1 su Terni; non vorrei che la situazione si ribaltasse o che si arrivasse a 2 autonomie tagliate a Terni. Bisogna evitare il commissariamento: la scelta finale spetta alla Regione, che deve agire per salvaguardare le aree più deboli. Il dimensionamento deve essere a saldi invariati, quindi i fondi devono essere trasferiti su altri ambiti scolastici. Si dovrà anche evitare di togliere personale da scuole che sono state appena ricostruite con i fondi del Pnrr, altrimenti si creerebbe una situazione paradossale”.
Cristian Betti (Pd): “Sono in disaccordo con la consigliera Pernazza. Il mondo della scuola così come quello della sanità, ha subito disinvestimenti trasversali e ripetuti. Scuola e sanità però incidono sulla dignità di un Paese, ancora di più se questo riguarda le aree interne e marginali. Il Governo ha scritto chiaramente che intende accompagnare le aree interne ad una ‘morte dignitosa’. Mentre invece esse, per sopravvivere, hanno bisogno di sanità, scuola e mobilità. Non crediamo che vadano soppresse delle autonomie scolastiche e per questo abbiamo votato contro e presentato ricorso al Tar. Nonostante i tempi brevi contiamo almeno sulla sospensiva. Se però dovremo subire il taglio, si dovrà concordare con i presidenti di Provincia quali e quante autonomie tagliare”.
Fabrizio Ricci (Avs): “Condividiamo la posizione espressa dall’assessore, dato che non si possono affrontare i problemi della scuola con un approccio solo contabile. Le aree interne rappresentano il 60% del nostro territorio, che non può sopportare altre penalizzazioni. Queste Linee guida cercano di dare delle risposte su alcuni aspetti. Sarà cruciale la battaglia al Tar per non subire questa imposizione, una sfida che dovremmo affrontare tutti insieme e con unità di intenti”. MP/