LAVORI D’AULA (4): RINVIATA IN COMMISSIONE LA MOZIONE M5S SULL’INSTALLAZIONE DELLA VIDEOSORVEGLIANZA IN STRUTTURE CONVENZIONATE CHE OSPITANO ANZIANI E DISABILI – VOTO A MAGGIORANZA

L’Aula di Palazzo Cesaroni ha votato a maggioranza (9 sì, 1 astensione, 4 no) il rinvio in Commissione della mozione del Movimento 5 Stelle relativa “all’obbligo di installazione di apparecchiature di videoregistrazione nelle strutture convenzionate con la Regione Umbria ospitanti persone anziane, disabili o comunque potenzialmente soggette a maltrattamenti e violenze”.

Data:

15 Gen 2019 17:15

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(Acs) Perugia, 15 gennaio 2019 - L’Aula di Palazzo Cesaroni ha votato a maggioranza (9 sì (Pd, Ser, Mdp), 1 astensione (Ricci – misto Rp -Ic), 4 no (FI, FdI, Lega, De Vincenzi-misto Un)) il rinvio in Commissione della mozione del Movimento 5 Stelle relativa “all’obbligo di installazione di apparecchiature di videoregistrazione nelle strutture convenzionate con la Regione Umbria ospitanti persone anziane, disabili o comunque potenzialmente soggette a maltrattamenti e violenze”. Precedentemente l’Aula aveva respinto una mozione di analogo oggetto proposta dal gruppo della Lega.

LA MOZIONE.

Andrea Liberati (capogruppo M5S) ha illustrato la proposta di mozione del gruppo M5S, spiegando che “si tratterebbe di stipulare convenzioni con le strutture che accettano di installare apparecchiature di videosorveglianza per finalità di sicurezza. Le due proposte sono simili, abbiamo sprecato diverse ore per una iniziativa che andava subito varata. Si tratta di assicurare alle persone più deboli una qualità della vita e un rispetto che in certe situazioni è mancato. Proprio grazie alle registrazioni video è stato possibile documentare e perseguire maltrattamenti.

Maria Grazia Carbonari (M5S) ha poi sottolineato che “le questioni di privacy sollevate possono essere superate visto che esiste un valore maggiore da superare, che è il benessere delle persone ricoverato o accolte nelle strutture. Inoltre le registrazioni sono solo a disposizione dell’autorità autorizzata ad utilizzarle, così come avviene nei centri commerciali: in quel caso è evidente la funzione di deterrente, tanto che alcuni mettono delle finte telecamere”.

GLI INTERVENTI.

Claudio RICCI (misto Rp Ic): “Credo che su questo argomento servirà un approfondimento giuridico e applicativo (magari con il ministero degli Interni) per chiarire chi potrà installare le telecamere e visualizzare poi le immagini. La videosorveglianza si è sviluppata molto negli ultimi 15 anni ed ora si possono creare reti di monitoraggio in tempo reale ed a costi più bassi. Già 15 anni fa sorsero problemi per l’installazione nei luoghi pubblici, oggi gli stessi problemi li ritroviamo per quanto riguarda le strutture di cui stiamo discutendo”.

Valerio MANCINI (Lega): “Nessuno vuole mettere in dubbio le qualità degli operatori sociosanitari e scolastici. I sistemi di videosorveglianza servono ad evitare comportamenti scorretti. Nel 2016, dopo alcuni fatti di cronaca, la Lega ha presentato questa proposta mentre la Giunta fino ad oggi non è riuscita d intervenire su questo macro problema. La Regione Lombardia, lo scorso novembre, ha approvato una legge che regolamenta la videosorveglianza negli asili nido. A metà settembre il Parlamento ha approvato un documento che chiede al Governo di legiferare sul videocontrollo per prevenire il maltrattamento dei minori, dei disabili e degli anziani. Esiste dunque un substrato legislativo su cui si può lavorare. Le nostre proposte vengono sempre rinviate in Commissione oppure si obietta che non ci sono i fondi, finanziamenti che invece ci sono sempre per le iniziative della maggioranza”.

Attilio SOLINAS (misto Mdp): “Lega e Cinque stelle tendono a cavalcare l’onda dello sdegno alla luce di alcuni episodi di cronaca. I casi segnalati riguardano una quota molto contenuta di realtà assistenziali e asili. Trattandosi di iniziative rivolte alla prevenzione dei reati, la questione andrebbe approfondita, magari in Commissione e con le Forze dell’ordine, per valutare tutte le implicazione relative alla privacy dei malati e alle modalità più efficaci di azione.

Giacomo LEONELLI (Pd): “Le due mozioni sono effettivamente differenti ed è un bene che siano stati separati nella votazione. Non è chiaro, in quella proposta, chi dovrebbe ricevere gli incentivi per la videosorveglianza. Trattandosi di riprese a circuito chiuso potrebbe esserci il paradosso che chi maltratta i minori riceve degli incentivi, tanto le immagini vengono gestite proprio da lui. In questa seconda mozione invece lo strumento della videosorveglianza è chiaro che il bene giuridico, ossia l’incolumità degli anziani, viene tutelata grazie alla convenzione con la Regione. Resta il problema di avviare un confronto con le Forze dell’ordine e le Asl per capire come procedere. Mantengo delle perplessità su questo atto di indirizzo per quanto riguarda la necessità di un confronto con chi si occupa ogni giorno di reprimere un certo tipo di reati. Sarebbe forse meglio trasformare questa mozione in una risoluzione che chieda alla Giunta di attivarsi per ottenere quegli stessi, condivisibili, risultati, anche attraverso un protocollo di intesa tra Regione e Forze dell’ordine”.

Luca BARBERINI (assessore alla sanità): “La mozione Liberati e Carbonari riguarda le strutture sanitarie e socio sanitario. Abbiamo già detto che ci sono degli ostacoli alla installazione obbligatoria della videosorveglianza in questi luoghi: non condividiamo questo atto di indirizzo perché c’è incertezza normativa in materia di privacy, sicurezza e tutela dei diritti delle persone ricoverato e assistite. Lo stesso Garante ha invitato ad essere molto cauti. La proposta di legge trattata con procedura di urgenza non è una legge approvata, quindi non rappresenta un riferimento normativo. Non esiste una sola legge che imponga di videosorvegliare in modo obbligatorio le strutture indicate. Non crediamo di dover vivere in una società in cui ogni malato deve essere continuamente osservato e monitorato, in violazione di ogni principio di riservatezza. Abbiamo chiesto ai direttore di incrementare le procedure di controllo ma questo non significa violare la dignità della persona. Accettiamo la sfida e respingiamo questo approccio. La nostra proposta era di svolgere un approfondimento tecnico e giuridico, senza mai dimenticare la dignità delle persone in momenti delicati della vita”. MP/

Ultimo aggiornamento: 21/01/2019