LAVORI D'AULA (4): L'ASSEMBLEA LEGISLATIVA PRENDE ATTO DELL'AGGIORNAMENTO DEI DATI STATISTICI RELATIVI ALLA CRIMINALITÀ IN UMBRIA
L'Assemblea legislativa dell'Umbria ha preso atto questa mattina dei dati statistici sulla criminalità in Umbria relativi al triennio 2011/2013. L'atto, che non richiedeva un voto d'Aula, è stato predisposto dalla Giunta di Palazzo Donini sulla base della convenzione esistente con l'Università di Perugia.
02 Dic 2014 00:00
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(Acs) Perugia, 2 dicembre 2014 – L'Assemblea legislativa dell'Umbria ha preso atto, senza dunque esprimere un voto, della relazione che aggiorna i “dati statistici sulla criminalità in Umbria”, relativi al triennio 2011/2013 e raccolti nell'ambito del progetto criminalità e sicurezza, prodotto dal dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Perugia.
Il relatore unico dell'atto, Oliviero Dottorini (presidente della Prima commissione), ha illustrato la relazione sottolineando che “le criticità emerse in sede di analisi della relazione risultano essere particolarmente presenti nell’area della prevenzione sociale in particolare quella delle dipendenze e delle violenze sessuali. Si registra un aumento dei reati contro il patrimonio sia da parte di cittadini extracomunitari che da parte di europei e in gran parte italiani, relativamente ai reati segnalati all’autorità giudiziaria riguardanti la legislazione sugli stupefacenti il 63 per cento dei reati è ascrivibile a cittadini non europei. La maggior parte dei reati segnalata all’autorità giudiziaria, che coinvolgono minorenni riguardano i reati contro il patrimonio e la categoria altri reati, mentre diminuiscono i minori coinvolti nel traffico di stupefacenti. Per quanto riguarda la cittadinanza, gli europei e presumibilmente in massima parte gli italiani rappresentano la maggioranza delle segnalazioni all’autorità giudiziaria, 72 per cento, mentre i non europei rappresentano il 28 per cento. Nel corso del triennio 2011-2013 l’aumento delle segnalazioni all’autorità giudiziaria è totalmente ascrivibile a cittadini europei, in questo caso i dati ci parlano di una realtà criminale ben diversa da quella dipinta dai media nazionali e percepita da alcune fasce della popolazione. La relazione – ha spiegato Dottorini - separa la criminalità regionale in due fonti di dati ben distinte tra loro: la prima riguarda la criminalità denunciata, che racchiude tutte le denunce raccolte dalle forze dell'ordine, rappresentando in questo modo la percezione che i cittadini hanno della condotta antigiuridica di cui sono stati vittime o testimoni e della utilità di ricorrere al sistema penale per interrompere o impedirne il ripetersi, soddisfare l’etica e la giustizia. La seconda fonte di dati è relativa alle segnalazioni all’autorità giudiziaria da parte delle forze dell'ordine che rappresentano il primo passo del processo di criminalizzazione, inevitabilmente queste ultime sono caratterizzate dalla cultura, dalle risorse, dall’organizzazione e dalla politica dell’Autorità di pubblica sicurezza e dei suoi operatori, ma anche dalla domanda sociale della cittadinanza che contribuisce a sensibilizzare le forze di Polizia.
LE DENUNCE. Nel periodo 2011–2013 il totale dei reati denunciati ha seguito un trend crescente pari al 4,16 in più per cento, passando da 35.666 a 37.151 reati denunciati, con un netto aumento nel 2012 e una fase stabile nel 2013. Questo aumento, però, se a prima vista può sembrare negativo risulta, invece, al di sotto del dato fatto registrare nel 2007, pari a 37.896 reati denunciati. Analizzando poi il dettaglio delle tipologie dei reati, possiamo suddividere le stesse in quattro categorie corrispondenti alla ripartizione che troviamo nel Codice penale vigente. Quindi: delitti contro il patrimonio, delitti contro la persona, delitti contro l’incolumità o la fede pubblica, e delitti contro l’ordine pubblico. La gran parte delle denunce presentate in Umbria nel 2013 sono relative a reati contro il patrimonio, e cioè furti, rapine, ricettazioni, estorsioni, danneggiamenti e altri reati. Nel complesso questa tipologia di reato rappresenta il 71 per cento dei reati denunciati nel 2013, di questi il 50 per cento sono rappresentati da furti, che nel triennio hanno visto un aumento costante. Si è registrato un aumento lento ma costante nel triennio di percosse e violenze sessuali, in particolare per quanto riguarda le violenze sessuali, possiamo evincere dalle banche dati che l’età delle vittime è quasi sempre maggiore dei 14 anni e che nel 23 per cento dei casi la vittima aveva meno di 18 anni, nel 20 per cento dei casi la stessa vittima non era di cittadinanza italiana nell’8 per cento dei casi era di sesso maschile. Infine l’1 per cento dei reati denunciati è rappresentato dalla violazione della legislazione sugli stupefacenti, questa tipologia di reati risulta in costante calo nel triennio in esame con 603 denunce nel 2011, 607 nel 2012, e 550 nel 2013. Con una diminuzione totale del 9 per cento rispetto al triennio precedente. E compensando parzialmente l’aumento registrato tra il 2008 e il 2009, da 542 a 642 denunce. I reati contro la legislazione sugli STUPEFACENTI i dati parlano di una diminuzione di reati ascrivibili a minorenni e cittadini non europei. La relazione che oggi esaminiamo allega anche i dati della relazione annuale della Direzione centrale per i servizi antidroga del ministero dell’Interno relativa al 2013 possiamo dunque affermare che a fronte di 292 operazioni antidroga che rappresentano l’1,34 per cento del totale operazioni antidroga effettuate in Italia nel 2013 in linea con il rapporto tra dimensione demografica della Regione e quella del Paese, i sequestri risultano assai più contenuti e pari allo 0,21 per cento sul totale di quelli effettuati in Italia, in questa ultima categoria invece spicca il dato dei sequestri di droghe sintetiche che risultano superiori al rapporto demografico della Regione con il Paese e pesano per il 3, 44 per cento del totale nazionale.
LE SEGNALAZIONI ALL’AUTORITÀ GIUDIZIARIA da parte delle forze dell'ordine: nel triennio sono nettamente aumentate passando da 13.469 nel 2011 alle 15.139 nel 2013 e sono percentualmente maggiori delle denunce, le tipologie di reato poi segnalate risultano sensibilmente diverse rispetto alle denunce raccolte dalle forze dell'ordine, nello specifico la categoria altri titoli di reato raggiunge il 42 per cento del totale mentre diminuiscono i reati contro il patrimonio passando dal 71 per cento delle denunce al 28 per cento o delle segnalazioni. Aumentano i reati contro la persona dal 9 per cento delle denunce al 21 per cento delle segnalazioni, e le violazioni penali della legge sulla droga che passano dall’1 per cento delle denunce al 7 per cento delle segnalazioni. Tutte queste variazioni sono indice di uno specifico orientamento delle forze dell'ordine nel perseguimento dei reati e in esso confluiscono inevitabilmente la cultura, le risorse, le organizzazioni e più in generale la policy dell’autorità di pubblica sicurezza e dei suoi operatori ma anche la domanda sociale della cittadinanza cui le attività delle forze di polizia è certamente sensibile”.
INTERVENTI. GIANLUCA CIRIGNONI (Umbria popolare-Ncd): “UNA IGNOBILE PAGINETTA, PROFUMATAMENTE PAGATA, CHE CRIMINALIZZA GLI UMBRI - Il consigliere Dottorini ha ripetuto più volte che presumibilmente la gran per parte dei reati sono fatti dagli umbri. Credo che questo sia un dato sul quale riflettere, così come sui costi di questa relazione per le casse regionali. Se andiamo a vedere le denunce all’autorità giudiziaria dell’anno 2013, scopriamo che il 28 per cento sono cittadini non europei, e quindi extracomunitari, che comunque all’interno della regione Umbria sono una piccola percentuale che di fatto compie un terzo dei reati. Poi però quando andiamo a verificare le altre fasce di cittadini che compiono reati si fa un minestrone tra italiani e cittadini europei (quindi rumeni, bulgari, polacchi, inglesi, tedeschi, francesi) per poi affermare che presumibilmente la gran parte dei reati sono compiuti da italiani, cioè da umbri. Siamo di fronte quindi ad una ignobile paginetta, profumatamente pagata, che criminalizza gli umbri. Affermare che gran parte i reati sono fatti da italiani questa è una vergogna pura e semplice. Una mistificazione che viene fatta dando una informazione parziale ai cittadini. Una relazione seria deve fare una distinzione tra chi compie reati e chi viene denunciato all’autorità giudiziaria senza approfittarne per dire che la maggior parte dei reati sono perpetrati dagli umbri perché questo non è accettabile assolutamente. La relazione ci fa capire che negli ultimi tre anni i reati denunciati sono aumentati e il 71 per cento di questi reati sono delitti contro il patrimonio, cioè furti nelle abitazioni. A Città di Castello i cittadini hanno fatto anche una fiaccolata perché non ne potevano più dei furti negli appartamenti e nelle imprese. Ed è un problema che colpisce tutta la regione. La legge regionale '1/2005' prevede che la Regione possa finanziare anche gli Enti locali per fare particolari iniziative contro la criminalità e i reati contro il patrimonio, come la videosorveglianza e la vigilanza anche privata e magari notturna e armata. Bisognerebbe poi intervenire sulla questione dei vigili urbani di Città di Castello: per pura scelta ideologica non sono armati e quindi non potrebbero svolgere azioni di vigilanza esterna. Quindi dovrebbero essere implementati i finanziamenti per la legge regionale 1/2005 e andrebbero costituiti tavoli tecnici per fare in modo che i fondi della Regione vengano utilizzati per garantire la sicurezza dei cittadini”.
SANDRA MONACELLI (Udc): “NELLA RELAZIONE UN'UMBRIA CHE NON C'È. SI DICE L'OPPOSTO DI QUANTO EMERSO CON LA COMMISSIONE D'INCHIESTA - La relazione presentata in Aula dice ben altre cose rispetto ai dati di cui abbiamo cognizione, anche grazie al lavoro svolto dalla Commissione d'inchiesta sui fenomeni della criminalità organizzata e dello spaccio di droga guidata dal presidente Brutti, che ha fatto un lavoro notevole circa la ricostruzione e la fotografia del fenomeno droga nella regione, che è ben diverso da quello raffigurato qui. Qui vediamo un'Umbria che non c'è. La percezione degli umbri sui fenomeni connessi alla droga è tutt'altra cosa, indipendentemente dal calo che si può riscontrare nelle notizie di reato. E' il dilemma fra sicurezza reale e sicurezza percepita. Noi viviamo di quella percepita, in nome della quale si determinano azioni conseguenti. Basta ascoltare le forze dell'ordine per avere uno spaccato del fenomeno droga che ha ben altro rilievo. Quindi sono perplessa di fronte a una relazione del tutto ininfluente costruita su dati poco incidenti e test poco significanti. Non possiamo andare a dire oggi, con questo documento, l'esatto opposto di quanto abbiamo detto poco tempo fa, ben sapendo che non è quella rappresentata stamani la fotografia dell'Umbria di oggi”.
PAOLO BRUTTI: “NON AVALLIAMO I DATI SENZA FARE VALUTAZIONE POLITICA. MEGLIO DISCUTERE CON FORZE DELL'ORDINE E SOCIALI - L'Umbria si trova fra i primi posti in Italia per spaccio di stupefacenti ma la relazione fa una valutazione dei dati statistici, sul numero dei reati che sono stati denunciati, ma la valutazione statistica non funziona, è talmente generica che con i soli dati saremmo il secondo paese più virtuoso d'Europa, con una criminalità molto inferiore agli altri paesi europei. Ma sono dati che non contano. Non c'è differenza fra sicurezza reale o percepita: se il cittadino ha la sensazione di essere in grave rischio, vuol dire che la sicurezza è quella. E' reale la sensazione nella quale uno si trova, vedo crescere aggressioni e furti nelle abitazioni di un territorio disseminato da villette e piccole abitazioni singole, e la gente che ci vive sa che prima o poi arriva l'aggressore, gli si può dire anche statisticamente che solo una casa su 500 viene derubata, ma non è quella la percezione. Se fossimo un istituto universitario accetterei la discussione, ma siamo organo politico, corriamo dei rischi se avalliamo analisi che sembrano avere oggettività ma sono invece il mattinale della questura. Non dobbiamo ripetere i dati senza dare valutazione politica, non ha senso. Piuttosto discutiamone in una seduta dell'Assemblea con le audizioni delle forze dell'ordine, sociali, economiche e poi ci faremo un'opinione piena, non con un collage di notizie che tutti conoscono perché sono le medesime diffuse dalla magistratura. Domandiamoci se valga la pena tenere in piedi uno strumento come questo. Nella relazione si dice che per quello che riguarda lo spaccio il 60 per cento degli arrestati sono extracomunitari, e siccome essi sono il 10 per cento della popolazione umbra, vuol dire che andiamo ad affermare che negli extracomunitari la predisposizione allo spaccio della droga è molto alta, non è uno scherzo. Il punto è questo. Noi avalliamo che nello spaccio della droga c'è una componente fortissima di extracomunitari e facciamo circolare questo, ma non è utile, anzi dannoso”.
RENATO LOCCHI (Pd): “LA RELAZIONE PRESENTATA DAL CONSIGLIERE DOTTORINI È LARGAMENTE CONDIVISIBILE - Da approfondire in alcuni punti e da mettere in relazione con i risultati del lavoro fatto dalla Commissione presieduta dal consigliere Brutti. Altrimenti il rischio di apparire un po' schizofrenici c'è. Escludo che ci sia una posizione che è maturata non si sa bene dove che sarebbe da ritenere cervellotica. Credo che questo Consiglio dovrebbe intrecciare alcune conclusioni della Commissione antimafia con il lavoro presentato da Dottorini. Il gruppo del Partito democratico, quindi, è ben disposto a partecipare ad una discussione per arrivare ad un punto di vista più equilibrato”.
FABIO PAPARELLI (assessore regionale): “IMPLEMENTARE PROTOCOLLI SICUREZZA URBANA, PUNTARE SU DECORO E ANALIZZARE RUOLO DEI MEDIA - Siamo la seconda regione italiana, dopo il Friuli Venezia Giulia, a stipulare un protocollo di intesa con il ministero dell'Interno per avere costantemente il flusso dei dati sulla criminalità. Uno strumento che ci permetterà di sperimentare nuove politiche di sicurezza, intese in senso integrato, dove le istituzioni possono fare tanto in termini di prevenzione ma possono fare tanto anche su altri versanti. I mezzi che abbiamo a disposizione non vanno messi in contrapposizione, ma visti come complementari, cercando anche un luogo e una modalità in cui mettere a sistema i dati relativi alla sicurezza reale ed a quella percepita. È vero che non dovrebbe esserci distinzione tra sicurezza reale e sicurezza percepita, ma ma è altrettanto vero che ci dovremmo interrogare su quali sono i fattori che influenzano la percezione dell'insicurezza: non sono tutti legati alla situazione che viviamo, ma sono anche legati alla situazione che i mass media talvolta rappresentano. Quando chiediamo ai cittadini se l'insicurezza viene percepita nel proprio comune o in altre situazioni la risposta è sempre che questa riguarda altri luoghi. Questo è un dato curioso di come rappresentiamo i fenomeni. La Regione sulla base di questo punta ad implementare i patti per la sicurezza di Perugia e Terni. Abbiamo già fatto un bando per trecentomila euro con i fondi che il Consiglio mette a disposizione per queste politiche, per videosorveglianza, progetti di integrazione delle polizie municipali e quant’altro possa contribuire a migliorare la situazione. Penso che i prossimi fondi 2014 e 2015 dei patti per la sicurezza debbano andare al tema del decoro urbano, dato che esso produce uno degli elementi su cui possiamo agire con le nostre politiche urbanistiche e incide sulla sensazione di insicurezza. Il tema del ruolo dei mass media andrebbe valutato e considerato bene nella sua interezza: in alcune città prima delle elezioni sembra che succeda di tutto. Finite le elezioni sembra che il problema non esista più”. MP/PG/DMB