(Acs) Perugia, 16 luglio 2019 – L’Aula di Palazzo Cesaroni ha preso atto della Relazione redatta dalla Terza commissione consiliare e illustrata dal presidente Attilio Solinas sulle attività svolte dal Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale, relativamente al periodo giugno 2016 - dicembre 2017.
Le principali criticità riscontrate sono: la crescita della demografia penitenziaria abbinata alla scarsità delle risorse pubbliche disponibili; condizioni di vita e di salute dei detenuti contrassegnate dalla difficoltà di accedere alle visite specialistiche e agli esami diagnostici; la riorganizzazione delle articolazioni periferiche del ministero della Giustizia, che ha portato a un unico provveditorato fra Umbria e Toscana, con molti trasferimenti nelle carceri umbre di detenuti che hanno generato problemi di gestione psichiatrica o disciplinare negli istituti di prima assegnazione.
Al 31 marzo 2019 nelle carceri umbre si trovavano 1434 detenuti, a fronte dei 1329 posti regolamentari. La presenza di stranieri nelle carceri della regione ammonta al 40,8 per cento, a fronte del dato nazionale del 34 per cento. Ma nel carcere perugino di Capanne il 68 per cento non sono italiani. Sopra la media nazionale anche la presenza di condannati definitivi, 77 per cento. L’Umbria ha la massima concentrazione a livello nazionale di detenzioni lunghe e il più alto numero di 41 bis sul territorio italiano. Il 16 per cento dei detenuti sconta pene da 0 a 1 anno, un dato che, nella riflessione del Garante, dovrebbe spingere a optare per misure alternative al carcere onde evitare il sovraffollamento. PG/