(Acs) Perugia, 20 maggio 2014 – La Prima Commissione dell'Assemblea legislativa dell'Umbria elaborerà una proposta di risoluzione da sottoporre all'Aula, nella seduta già convocata per giovedì 29 maggio, che mira ad “impegnare il Governo nazionale ad assumere ogni iniziativa utile a scongiurare il ridimensionamento dell'informazione regionale del servizio pubblico radiotelevisivo, garantendo la presenza di redazioni Rai in tutte le regioni”. Questo è quanto deciso durante i lavori di questa mattina, che si sono aperti con l'audizione dei rappresentanti del Comitato di redazione del Tgr Umbria, della Rsu della sede Rai dell'Umbria e dei tecnici di Rai Way.
Durante l'incontro, richiesto dai rappresentanti sindacali della sede regionale Rai, è stato spiegato che il decreto legge numero “66/2014” prevede, in due diversi articoli, la cessione sul mercato di quote significative della società Rai Way (“che si occupa della rete delle torri di trasmissione che portano il segnale al 99 percento dei cittadini italiani”) e il taglio di 150 milioni di euro nel finanziamento pubblico alla Rai. Queste misure, ha evidenziato tra l'altro Andrea Chioini, giornalista del Tgr Rai, non tengono conto della mole di lavoro svolto dalla sede regionale umbra e prospettano una “situazione di emergenza non solo per la politica industriale della Rai ma anche per la libertà di informazione. La Rai è un patrimonio pubblico che merita di essere difeso ed anche, ove necessario, sollecitato e incalzato”.
I tecnici della società Rai Way hanno sottolineato in particolare l'importanza delle torri di trasmissione, 85 in totale sul territorio umbro, che la società ha allestito e di cui cura l'efficienza e la manutenzione. Grazie a quelle infrastrutture, è stato spiegato, il segnale radio e televisivo può arrivare in tutte le case della regione. Inoltre il principale impianto umbro, quello sulla sommità del Monte Peglia, garantisce anche due dorsali nazionali. Le stazioni di trasmissione di Rai Way potrebbero inoltre garantire la copertura internet senza fili per le zone marginali e proprio da quelle antenne transiterebbero anche le comunicazioni della Protezione civile, quelle militari e quelle “sensibili” di alcune aziende di Stato.
“Con il decreto 66 – è stato infine messo in luce - vengono minati due cardini fondamentali: le sedi regionali e le strutture di trasmissione. I fondi che dovrebbero essere garantiti dai tagli previsti potrebbero essere recuperati combattendo l'evasione del canone. Il cui importo potrebbe così anche essere ridotto”. MP/