(Acs) Perugia, 6 febbraio 2015 - “Le modifiche apportate dal Governo al decreto relativo all’applicazione dell’Imu per i terreni agricoli, volte a esentare dal pagamento i proprietari di terreni situati in Comuni montani, hanno rappresentato un intervento importante ma non ancora risolutivo”. Lo rileva il consigliere regionale del Partito democratico Giancarlo Cintioli, spiegando che “permangono evidenti anomalie, che rischiano di creare forti disparità e di rappresentare importanti elementi di iniquità nel sistema di imposizione fiscale”. Per questo motivo per l'esponente del Partito democratico a Palazzo Cesaroni annuncia la presentazione di una mozione, con la quale auspica che “l'Umbria, insieme alle altre Regioni, promuova un confronto diretto e una iniziativa nei confronti del Governo, nel tentativo di ottenere modifiche fondamentali per i proprietari di terreni agricoli in molti Comuni umbri non classificati come montani”.
Giancarlo Cintioli aggiunge che “per ripristinare una sostanziale equità dell’imposizione fiscale, sarebbe opportuno rivedere i criteri adottati per definire i territori e i terreni assoggettabili all’Imu, prevedendo esenzioni o comunque meccanismi di riduzioni impositive, oltre che per i Comuni montani, anche per quelli parzialmente montani (per evitare che terreni confinanti subiscano un diverso regime fiscale), per le aree svantaggiate e per i terreni agricoli in cui l’attività agricola non sia diretta e prevalente”.
“E’ da considerare – continua il consigliere regionale - che l’agricoltura in molti territori della nostra regione, oltre ad essere un settore economico vitale, sebbene investito di forti difficoltà legate alla drammaticità della congiuntura, svolge azioni importantissime che vanno dalla conservazione del paesaggio alla gestione dei territori, fino alla prevenzione del dissesto idrogeologico. L’imposizione dell’Imu sui terreni agricoli, così come prevista oggi dal decreto, rischia di diventare – conclude - un balzello insopportabile per piccoli coltivatori o proprietari di appezzamenti che non fanno dell’agricoltura un’attività prevalente, mettendo a repentaglio la tenuta di un comparto produttivo di primaria importanza per l’economia delle nostre regioni, in particolare dell’Umbria”. RED/mp