(Acs) Perugia, 3 novembre 2020 - “I cacciatori non possono essere il bancomat dell’Atc (Ambito territoriale di caccia) Perugia 1”, così i consiglieri regionali della lega Valerio Mancini (presidente Seconda Commissione) e Stefano Pastorelli (Capogruppo) in merito alla “annosa questione dei risarcimenti agli agricoltori per danni da fauna selvatica” per cui reputano necessario “che l’Ambito faccia chiarezza e agisca secondo buonsenso”.
“Nel bilancio preventivo 2020 – ricordano i due esponenti del Carroccio -, l’Atc Perugia 1 aveva previsto un contributo di 250 euro per ogni squadra iscritta all’Albo, poi aumentato fino ad arrivare a 300 euro, a differenza dell'Atc Perugia2 dove il costo è rimasto invariato, dandone peraltro tardiva comunicazione, pervenuta alle squadre interessate soltanto a metà ottobre. Inoltre - spiegano -, nella stessa lettera, veniva richiesta un’ulteriore quota variabile da 7 a 47 euro per ciascun componente, per il semplice fatto di fare parte della squadra”.
“La Seconda Commissione – assicurano - intende far luce sul quadro complessivo dei danni arrecati all’agricoltura da tutta la fauna selvatica e non soltanto dalla specie cinghiale, come richiesto anche dal presidente di Coldiretti Umbria, Albano Agabiti, per comprendere chi deve ottenere rimborsi, in quale zone della regione viene fatta maggiormente richiesta e quanto incida la presenza nei territori limitrofi di riserve e parchi nei quali non sono consentiti abbattimenti. In particolare – sottolineano - la Commissione intende comprendere quali siano le motivazioni per cui l’Atc 2 e l’Atc3 non chiedono ulteriori risorse per i risarcimenti agli agricoltori, mentre l’Atc 1 continua ad avanzare ulteriori richieste ai cacciatori del suo ambito per sopperire all’insufficienza di risorse stanziate a bilancio”.
“La mancanza di un vero piano di gestione e di un censimento della specie cinghiale – rimarcano Mancini e Pastorelli -, non consente una reale tutela delle legittime esigenze degli imprenditori agricoli. È prioritario - concludono - difendere le imprese agricole e zootecniche e salvaguardare il loro lavoro e i raccolti, senza però gravare sempre sui cacciatori e sui cittadini umbri che già contribuiscono con fondi che la Regione destina agli Ambiti territoriali di caccia”. RED/as