(Acs) Perugia, 30 giugno 2015 – Il consigliere regionale Raffaele Nevi (FI) annuncia una mozione con cui chiede alla Giunta regionale di impegnarsi nell'affermare la “contrarietà dell'Umbria alle sanzioni contro la Russia, che si stanno rivelando dannose per la nostra economia, e nel porre in essere una serie di misure per le imprese umbre che stanno perdendo quote di mercato in Russia, magari con il coinvolgimento di Sviluppumbria”.
“Dalle stime di Confindustria – spiega Nevi - stanno emergendo in maniera sempre più preoccupanti i gravi danni che le sanzioni alla Russia stanno procurando alle imprese italiane e umbre. Solo nella metà dello scorso anno l'interscambio tra Italia e Russia ha lasciato sul terreno 500 milioni di euro e sulla base delle previsioni per tutto il 2015 salirebbe fino a 2,5 miliardi. Confartigianato invece segnala una mancata crescita di export umbro dell'1,5 per cento. La fotografia dell'export italiano in Russia – osservail consigliere regionale - è composta per il 43 per cento dalla meccanica, per il 20 per cento dai semilavorati, per il 10 per cento da agroalimentare e bevande, per un altro 10 per cento da moda e accessori, un 5 per cento da arredamento ed edilizia, 3 per cento da mezzi di trasporto e 2 per cento da chimica e farmaceutica. Le conseguenze delle sanzioni hanno prodotto solamente nel primo trimestre del 2015 un crollo del 25 per cento dell'interscambio commerciale tra Italia e Russia”.
“I settori che maggiormente stanno soffrendo – continua - sono quelli dell'agroalimentare, con un picco di ben meno 53 per cento, e i ricambi d'auto, con meno 45 per cento. Anche le piccole e medie imprese stanno soffrendo questa tensione con Mosca, tanto che l'export è crollato del 34,5 per cento. In particolare, la caduta delle vendite sul mercato russo si è tradotta in una mancata crescita di export in Umbria pari 1,5 punti. A questi dati si aggiunge il fatto che da quando la Russia ha risposto alle sanzioni occidentali bandendo i prodotti alimentari, sarebbero salite le importazioni in Russia di prodotti provenienti da Brasile, Argentina, Israele, Turchia e Cile che stanno andando a colmare il vuoto lasciato dalle aziende italiane, aprendo anche la strada alla circolazione di prodotti contraffatti”. RED/pg