(Acs) Perugia, 9 ottobre 2013 - “Il rischio che i metodi adottati dal SerT tifernate trasformino Città di Castello in una sorta di capitale del mercato nero del metadone è concreto. A Città di Castello si pratica con assiduità il metodo del cosiddetto 'affidamento diretto' del metadone e della buprenorfina, con il concreto rischio di avere una moltiplicazione degli assistiti non residenti ed il proliferare di un vero e proprio 'mercato nero' delle sostanze a margine dell’affidamento stesso”. Lo sostiene il consigliere Andrea Lignani Marchesani (Fratelli d'Italia) ricordando di aver presentato in merito una interrogazione a risposta scritta “depositata da tempo in Consiglio regionale e con i termini temporali per la risposta da parte della Giunta ampiamente scaduti. Il documento, a cui è seguita una irata reazione di sindacati ed esponenti politici di sinistra, trova una conferma nelle dichiarazioni del direttore della Asl, Legato, il quale ha dichiarato nella recente audizione comunale l’esistenza di differenti metodologie praticate nei SerT dell’Umbria”.
Lignani Marchesani spiega che nell’interrogazione “si chiede tra l’altro conto anche dei metodi di selezione dei destinatari dell’affidamento diretto e dei metodi di acquisizione e conservazione dei dati statistici. Ci vuole poco a capire che in nome di una ideologica e maldisposta liberalità si mettono a rischio gli operatori del SerT stesso e si crea un clima ed un indotto sociale assai pericoloso. Città di Castello ha già di per sé problemi legati alla microcriminalità e non ha bisogno che il clima venga reso più pesante da politiche sbagliate. È urgente – conclude - che la nuova Asl e la Regione impongano precisi protocolli di somministrazione ed evitino assolutamente l’affidamento diretto del farmaco agli utenti dei SerT”. RED/mp