DROGA: “ALTRO PRIMATO UMBRO CERTIFICATO, QUELLO DEI RICOVERI DI RAGAZZINI DI QUINDICI ANNI” - ROSI (PDL): “TROVARE IL MODO DI FARGLI CAPIRE CHE LA VITA E' UN DONO DA NON GETTARE VIA”
08 Ago 2012 01:00
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(Acs) Perugia, 8 agosto 2012 – “Non è proprio l'ideale presentare la relazione 2012 del Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri in questi giorni di agosto, anche perché i dati che contiene devono indurci a fare qualcosa per produrre un'inversione del trend negativo che vede l'Umbria non solo in testa alla classifica del consumo di eroina e delle morti per overdose, ma anche nel numero di quindicenni che vengono ricoverati in ospedale per gli eccessi, ben 17 ogni centomila abitanti. Per la nostra regione questa è la certificazione del fallimento delle politiche portate avanti da tutte le istituzioni, che fino a poco tempo fa coincidevano con la 'politica dello struzzo', ovvero nascondere la testa sotto la sabbia per non vedere il problema. Ora è il momento di fare qualcosa di diverso, andando al di là del limite fatidico del 'non ci sono i soldi', che lascia presagire da subito un'impossibilità ad intervenire”. Inizia così il commento di Maria Rosi (Pdl) alla presentazione della relazione del Governo in materia di politiche antidroga.
“Poniamoci veramente la domanda 'cosa possiamo fare?' – spiega Rosi - anche senza poter contare su chissà quali finanziamenti, in un momento economicamente drammatico come quello attuale. Coinvolgiamo le associazioni, il volontariato, la scuola in un percorso di educazione alla vita come un dono, nell'ottica del bene comune, contrapponendola alla cultura imperante dello sballo, che porta ai risultati evidenziati dalla relazione del Governo. Mettiamola veramente in moto la decantata, ma mai troppo attuata, sussidiarietà. La scuola riconquisti la sua autorevolezza, non facendo i test antidroga come qualcuno suggerisce, ma imponendo, ad esempio, il divieto di fumare, smettendo di consentire ai giovani certe libertà fasulle solo perché hanno compiuto diciotto anni”.
“I genitori – continua Rosi – devono riappropriarsi del loro ruolo e non devono farlo da soli quando si presenta in casa il problema della droga. Il medico di famiglia torni a fare il primo sostegno sanitario più che il dispensatore di ricette, e intervenga, lui sì, anche consigliando di fare il test antidroga, che non compete certo ai presidi. Piuttosto, a scuola dovremmo reinserire lo psicologo, un supporto in più per i ragazzi”.
“Infine, la politica – conclude – tenga conto di queste tragiche statistiche quando si stilano i piani sanitari. La riforma del sistema sanitario che verrà varata dal Consiglio regionale non potrà non considerare il quadro generale di una regione composta da una parte di anziani con le loro necessità e dall'altra da una gioventù che appare sempre più 'bruciata' da alcol e droghe. Anche perché queste criticità aumenteranno, se si continuerà a minimizzare il problema droga, e incideranno con diverse patologie sui conti del sistema sanitario”. RED/pg
