“Contrarietà al Piano strategico per le Aree interne 2021-27”

Mozione di Fabrizio Ricci (Avs) rinviata in Commissione per approfondire

Data:

11 Set 2025 17:33

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(Acs) Perugia, 11 settembre 2025 - L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha deciso di approfondire nella sede della competente Commissione consiliare la mozione presentata oggi in Aula dal consigliere Fabrizio Ricci (Avs) che esprimeva “contrarietà al Piano strategico per le Aree interne 2021-27” e chiede alla Giunta di Palazzo Donini di “rappresentare presso il Governo italiano, il Parlamento, la presidenza dell’Anci, ed ogni opportuna sede istituzionale il giudizio fortemente negativo sul ‘Piano strategico nazionale per le aree interne (Psnai) ciclo di programmazione 2021-27’. Di chiedere una sua urgente riformulazione da realizzare tramite la promozione di una vasta campagna di ascolto delle rappresentanze istituzionali e delle realtà coinvolte. Di affermare che l’Italia, nel rispetto dell'articolo 3 della Costituzione che impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, deve farsi promotrice di politiche di supporto ai cittadini e alle cittadine delle aree interne e mettere tutte le aree interne nella condizione non solo di garantire i servizi essenziali ai propri cittadini, in primis scuola, sanità, trasporto, ma di poter far fronte al potente processo di migrazione verticale che si sta già definendo”. 

L’atto di indirizzo affermava poi “la necessità che si promuovano iniziative mirate al contrasto allo spopolamento, come: la sperimentazione del pagamento dei servizi ecosistemici; l’esigenza di una fiscalità di vantaggio per l’acquisto e la ristrutturazione della prima casa, tariffe agevolate per energia e servizi essenziali (servizi scolastici come mense e bus, prestazioni sanitarie), trattenute inferiori su pensioni e buste paga, agevolazioni per insediamento di attività economiche e produttive; l’opportunità del potenziamento del servizio di accoglienza e integrazione che rappresenta un’opportunità per l’attivazione di processi di sviluppo locale e per l’occupazione di giovani professionisti”.

Prima del voto, Ricci ha evidenziato che “tutte le aree interne umbre custodiscono un patrimonio di borghi, cultura diffusa, agricoltura sostenibile e turismo lento, ancora largamente inespresso a causa dell’insufficienza infrastrutturale e digitale. Proprio le politiche di austerità e i tagli ai servizi negli ultimi vent’anni hanno comportato un accentuarsi delle criticità che rendono meno attrattivi e vivibili questi territori. Il cambiamento climatico sta già portando, e porterà sempre di più e rapidamente, ad una migrazione verticale per fuggire da città infuocate e salvaguardare la salute di tutti, a partire dalle persone più fragili. Le città umbre, come Perugia, Terni e Foligno, hanno già registrato negli ultimi cinque anni un aumento sensibile delle isoterme estive, con ondate di calore frequenti e prolungate. In questo contesto, le aree interne collinari e montane dell’Umbria potrebbero diventare luoghi privilegiati per il neo popolamento climatico, a condizione di un serio investimento in servizi pubblici, infrastrutture e attrattività economica. Si è aperta, quindi, una nuova prospettiva per il neo popolamento delle aree interne il che rende il ritrarsi dello Stato e della spesa sociale anacronistici e cinici”.

INTERVENTI

Andrea Romizi (FI): “Ringrazio il consigliere Ricci per aver portato all’attenzione dell’Aula il tema delle aree interne, sia pure in una modalità intempestiva perché l’atto che andiamo a discutere è un atto che è stato superato dall’apposita cabina di regia istituita dal Ministero in cui, nello scorso mese di luglio, sono state fatte modifiche al Piano nazionale per le aree interne. È stato chiarito che quanto evidenziato da Ricci non attiene alle strategie di governo di questo Paese ma è un documento del Cnel proposto alla cabina di regia, dove peraltro vi sono presidenti di Regione, sindaci e altri amministratori. Piano approvato dunque non dal governo ma dalla cabina di regia con Regioni, Province, ecc. Il governo ha accelerato sulle azioni da mettere in campo per le aree interne, che infatti sono state aumentate da 72 a 123 interessate al piano. Da 1060 comuni si è passati a 1800 interessati. Le risorse sono state incrementate in maniera significativa. Nella nuova edizione del piano ci sono innovazioni importanti, tra cui la partecipazione. Piano che è stato dunque preceduto da consultazione pubblica. Sono arrivate numerosissime osservazioni, circa 4mila, tanti i soggetti che sono intervenuti. Interessante anche il potenziamento del ruolo delle Regioni. Fra le novità la previsione di un’autorità nuova, responsabile delle aree interne, designata dalle regioni stesse, e anche un comitato tecnico. Le Regioni devono avere un ruolo più importante perché conoscono bene i territori e possono intercettare altre risorse. Su questi elementi dovremmo fare un serio approfondimento, in commissione e con i soggetti pubblici coinvolti”.

Matteo Giambartolomei (FDI): “Ricci ha ragione quando parla della necessità di strategie adeguate per il ripopolamento delle aree interne, peccato che non sia il primo ad esporre questi concetti, infatti si trovano in tutti i documenti aggiornati della cabina di regia per le aree interne. Nessun esponente del governo ha mai parlato di spopolamento come un fatto irreversibile. C’è stato un ampio processo di partecipazione condiviso con sindaci e amministratori pubblici. Da 72 le aree interne sono diventate 123. Si parla di rigenerazione, potenziamento dei servizi come scuole, trasporti e salute, di mantenere punti di primo intervento per la salute, di un servizio sanitario che deve essere centrale per la comunità. Il nuovo piano ha gli strumenti per un cambio di passo, per superare gli ostacoli burocratici. L’attuale piano consta di 1 miliardo e 200 milioni di euro”.

Fabrizio Ricci (Avs): “L’aggiornamento del piano non cambia la sostanza delle cose. Le amministrazioni locali sono recentemente intervenute sulla revisione fatta a luglio, come anche i vescovi, perché è un piano che sancisce un abbandono delle aree interne. Le autonomie locali fanno critiche pesantissime, parlano di revisione fatta in modo unilaterale, quindi non con le autonomie locali, perciò siamo davanti a una strategia svuotata e trasformata in mero esercizio tecnico. Studiosi delle aree interne hanno stroncato questa strategia e le risorse per le aree interne non ci sono, il fondo per gli investimenti per i piccoli comuni è stata azzerato. Accolgo comunque con disponibilità il tono dell’intervento del consigliere Romizi e sono disponibile ad approfondire la questione in commissione”.

Simona Meloni (assessore regionale): “Dobbiamo interrogarci su cosa vogliamo fare in Umbria, dove la gran parte dei comuni è da considerarsi area interna. Vero che sono state chieste osservazioni alle Regioni ma non c’è una partecipazione attiva delle Regioni, decide la cabina di regia. Noi abbiamo messo 61 milioni di euro fra fondi europei e regionali, concretamente già su Orvietano e Valnerina, stiamo lavorando su Trasimeno, Tuderte e Eugubino, con progetti condivisi con i territori, scegliendo tematiche che uniscono generazioni e a tutela dei servizi in questi territori. Temi come i giovani e il lavoro o lo spopolamento riguardano tutti, non sono problemi solo umbri. Vero che c’è stata una minima partecipazione ma di fatto la Valnerina viene ritenuta non più recuperabile, noi invece pensiamo che bisogna investire su questi territori”. PG

Ultimo aggiornamento: 16/09/2025