CONSIGLIO REGIONALE (6): UNA SOLA AZIENDA REGIONALE PER L'EDILIZIA RESIDENZIALE, CON NUOVE FUNZIONI E SEDE A TERNI – APPROVATA LA PROPOSTA DI RIFORMA DELL'ESECUTIVO, VOTO CONTRARIO DI PDL E LEGA, ASTENSIONE UDC
30 Lug 2010 01:00
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(Acs) Perugia, 30 luglio 2010 - Semplificare, ridurre i costi e gli apparati, attribuire alla nuova Azienda unica regionale funzioni innovative, valorizzare il personale e i dipendenti agendo sul versante dell'individuazione dei fabbisogni, delle categorie di intervento più idonee a soddisfare i fabbisogni espressi, dell'accertamento dei requisiti soggettivi dei beneficiari. Valorizzare il patrimonio immobiliare regionale da utilizzare per incrementare il patrimonio di edilizia residenziale disponibile e partecipare a fondi immobiliari destinati alla realizzazione di alloggi ed alla riqualificazione urbana. Sono queste le linee principali della riforma dell'Azienda territoriale di edilizia residenziale, approvata oggi dal Consiglio regionale con 17 voti favorevoli, 9 contrari (Pdl e Lega) e l'astensione dell'Udc. L'Aula ha invece bocciato con 17 voti contrari il maxi emendamento presentato da Pdl e Lega e mirato a cancellare la proposta della Giunta disegnando un progetto completamente alternativo.
IL DIBATTITO
DAMIANO STUFARA (PRC): “IL DISAGIO ABITATIVO COLPISCE SEMPRE PIÙ CITTADINI E FAMIGLIE RAPPRESENTANDO UN VERO E PROPRIO DRAMMA SOCIALE - “Si tratta di una buona riforma che fa crescere anche la consapevolezza del contesto sociale nel quale operiamo e rispetto al quale c’è una sottovalutazione del disagio abitativo che colpisce sempre più cittadini e famiglie rappresentando un vero e proprio dramma sociale. In Italia ci sono tre milioni e mezzo di cittadini che vivono il disagio abitativo. Nel corso del 2009 sono state eseguite 70mila procedure di sfratto, il doppio rispetto a dieci anni fa, con la particolarità che allora quasi mai si veniva sfrattati per morosità, mentre oggi è la motivazione preponderante. I costi per l’alloggio, negli ultimi 5/6 anni sono cresciuti in maniera esponenziale. Nel periodo di un quinquennio, secondo l’Istat, i costi sono aumentati del 100 per cento. Tutto ciò è soprattutto frutto di scelte politiche nazionali maturate nell’ultimo decennio e che oggi vengono riproposte con eccessiva leggerezza. La manovra economica del Governo prevede l’azzeramento del fondo nazionale per il sostentamento all’affitto. La Regione Umbria, negli ultimi 5 anni, grazie al buonissimo lavoro delle due Ater provinciali ha raggiunto risultati importantissimi. Sono stati finanziati 3mila500 alloggi con un investimento di 150 milioni di euro. Si è trattato di interventi di recupero e di nuove costruzioni. E’ stata soprattutto scelta la qualità e quindi la riqualificazione urbana e dei centri storici, che sono, per la nostra regione, un motore economico importantissimo. Sono state portate avanti politiche abitative con canone concordato e in questo caso le due Ater sono state strumento essenziale, grazie soprattutto alla lungimiranza degli amministratori, dei tecnici, delle maestranze. C’è sempre stata una positiva interlocuzione con le amministrazioni comunali. Le due Ater sono state delle eccellenze all’interno dell’eccellenza generale, cioè le politiche abitative messe in atto dalla Regione. I tagli alle politiche abitative messe in atto oggi dal Governo, avvengono proprio nel momento in cui cresce il bisogno. La nuova struttura unica ha l’obiettivo di: consolidare il buon lavoro svolto dalle Ater; ridurre i costi per liberare le risorse necessarie per compensare, in parte, quelle azzerate dal Governo; mettere in campo un modello che accresca il livello degli strumenti a disposizione. L’Iter di questa legge ha visto partecipazione e approfondimento e alla fine, grazie anche ai miglioramenti apportati dalla Commissione, è una risposta alla riduzione dei costi della politica e al contenimento di quelli della struttura. Vorrei anche ringraziare per quanto ha fatto, l’assessore Vinti e l’intero Esecutivo. Per quanto riguarda il maxiemendamento presentato dal Pdl e Lega aveva l’unico obiettivo di aprire la strada alla speculazione edilizia e favorire i soliti noti”.
OLIVIERO DOTTORINI (IDV): “RIUSCITO L’ INTENTO DI SEMPLIFICARE, RIDURRE I COSTI E GLI APPARATI E ALLO STESSO TEMPO INDIVIDUARE FUNZIONI INNOVATIVE - E’ il primo atto di una lunga serie di interventi che questa maggioranza metterà in cantiere per rendere più leggera ed efficiente la nostra Regione. A questo primo intervento dovranno seguirne altri, in grado di rendere meno intricata la selva di agenzie, enti intermedi e partecipate. Ma soprattutto dovremo essere in grado di tagli e riforme ben più incisive, a iniziare da Ati, Asl, Gal e Comunità montane. Occorre eliminare sovrapposizioni e duplicazioni e conservare, razionalizzandoli, gli enti che invece svolgono funzioni utili per i cittadini. Non deve trarre in inganno il fatto che si inizi proprio dalle Ater. Si tratta infatti di Enti che, tra i tanti, non hanno demeritato per risultati conseguiti e per funzionamento. Si tratta di una riforma che razionalizza e riduce i costi di gestione, ma che allo stesso tempo garantisce la prosecuzione di un’efficace azione pubblica nelle politiche mirate ai bisogni abitativi dei cittadini meno abbienti o appartenenti a specifiche categorie sociali. In Umbria la manovra governativa prevede un taglio pari a quasi 11 milioni di euro per il 2011 e a 9 milioni per il 2012. Il buon risultato della gestione delle due Ater è che oggi l’Umbria dispone di un patrimonio di oltre 7mila alloggi ai quali vanno sommati quelli realizzati in seguito al sisma del 1997 o grazie ai finanziamenti derivanti dai piani triennali. Tuttavia, la riforma non è esattamente quella che avevamo in mente noi. L’Italia dei Valori ha ritenuto sin dal primo momento che occorresse il coraggio politico di portare fino in fondo l’intento riformatore da cui muove l’atto in discussione, prevedendo ad esempio l’amministratore unico come risposta alla necessità di contenimento delle spese. Comunque si è riusciti nell’ intento di semplificare, ridurre i costi e gli apparati e allo stesso tempo individuare funzioni innovative, sfruttare al meglio il patrimonio immobiliare regionale e valorizzare il personale e i dipendenti delle due Ater provinciali. E’ importante che siano stati accolti, in Commissione, i nostri emendamenti per la riduzione dei costi della gestione dell'ente e certi i compensi dei consiglieri d'amministrazione e del direttore generale. Un dimezzamento effettivo dei costi della politica e un risparmio che, solo per i ruoli apicali, sarà di oltre 200mila euro annui, ma che andrà a investire anche altre economie di scala. Bene lo sforzo della Giunta che ha accolto nella sostanza le nostre proposte finalizzate a rendere trasparente, efficace ed improntata al massimo contenimento delle spese la riforma. La nuova Ater dovrà avere tutte le caratteristiche per raggiungere l’obiettivo di operare in un ambito di intervento più vasto di quello attuale, nel quale, accanto al tema dell’edilizia residenziale pubblica, ci sia quello dell’aumento degli alloggi a canone più basso rispetto a quello di mercato, di incrementare e riqualificare il patrimonio pubblico, di promuovere interventi sperimentali di bioarchitettura e risparmio energetico.
SANDRA MONACELLI (UDC): UNA RIFORMA CHE NON PORTA REALI RISPARMI - La presidente Marini ha mantenuto la parola, avviando una stagione di tagli, risparmi e razionalizzazione. Ma questo non comporta un giudizio positivo su quest'atto, che crea un'azienda regionale con una serie notevoli di funzioni al posto delle due provinciali esistenti. Si dichiara di ottenere una riduzione dei cosiddetti costi della politica: con questo provvedimento però non ci sarà un risparmio. Ci sarà un direttore generale in più, anche se verranno ridotti i presidenti e i consigli di amministrazione. Servono riforme serie e non alchimie, serve un cammino virtuoso che i troppi soldi sprecati hanno tagliato in 3 parti. Serviva scelte più coraggiose mentre invece manca coraggio nella politica: andava abolito il consiglio di amministrazione, evitando di utilizzare le agenzie e le aziende regionali come parcheggio per i politici non riconfermati. Molto meglio scegliere funzionari regionali o comunali, già comunque retribuiti, che possono svolgere questo lavoro. Inoltre i costi del personale non diminuiscono, dato che si tratta di dipendenti che rimangono in servizio nelle due strutture comunali. Non esiste alcun risparmio in questo provvedimento, che non razionalizza davvero ma anzi impone costi informatici per uniformare le due strutture. Questo atto è il risultato di una intesa mediata e meditata, col risultato di aumentare le spese invece di ridurle. Avrei voluto condividere questo provvedimento, ma nella sostanza il documento non convince: si risparmia solo sul coraggio, che è l'elemento fondamentale della politica. Voterò contro la proposta della Giunta”.
MASSIMO BUCONI (SOCIALISTI): UN DISEGNO DI LEGGE CHE GUARDA AVANTI, CHIAMA A NUOVE SFIDE E CHE PERMETTE ALL'ATER DI STARE PIÙ SUL MERCATO GLI ATER HANNO OPERATO BENE IN QUESTI ANNI. Non si tratta di enti in crisi che hanno generato debito, ma di enti che raccolgono consensi per il loro operato e producono risorse. Nella griglia delle priorità tra le razionalizzazioni forse non c'era l'Ater in testa, ma la loro unificazione avviene oggi e questo è un fatto positivo. Il processo di razionalizzazione delle strutture regionali non sono solo legate al periodo di crisi ma alla ricerca di efficienza che deve essere sempre perseguita. Altri saranno i problemi e le preoccupazioni da affrontare quando si metterà mano ad altri accorpamenti. Non si tratta di un disegno che va contro i lavoratori della struttura e la denuncia del relatore di minoranza è stata fatta seguire da una proposta dell'opposizione che avrebbe sparpagliato lo stesso personale tra numerosi enti collocati in zone diverse della regione, con altri modelli organizzativi, altre procedure per le progressioni, altre responsabilità. Vengono riconosciute nuove competenze alle Ater su tutto il patrimonio regionale destinabile alla residenzialità: un disegno di legge che guarda avanti, chiama a nuove sfide e che permette all'Ater di stare più sul mercato. I risparmi ci saranno, dato che oggi le strutture delle due Ater prevede 6 figure dirigenziali, mentre nella nuova struttura ce ne saranno al 2 o al massimo 3: non c'è molto da opinare sui numeri dunque”.
GIANLUCA CIRIGNONI (Lega nord) “LA PROPOSTA DI PDL E LEGA E RISPONDE ALLA NECESSITÀ DI MODERNIZZAZIONE E ALLEGGERIRE IL SISTEMA REGIONALE, IN LINEA CON I CONTENUTI E GLI OBIETTIVI DEL FEDERALISMO - Il progetto di riforma dell’Ater di Lega e Pdl è positivo perché inserito in un quadro legislativo nazionale e regionale coerente, e perché agisce in maniera più incisiva sui costi, ridando ruolo primario agli enti locali, rispondendo appieno alle esigenze primarie dei cittadini. A Stufara che plaude alla scelta di Terni quale sede dell’Ater regionale, e auspica per il futuro il trasferimento in questa città di sedi centrali di altre agenzie o enti regionali, vorrei ricordare che è necessario per noi tutti non svilire il ruolo di Perugia come capoluogo di regione, considerando che il territorio provinciale rappresenta i due terzi del territorio regionale. Quella dell’organizzazione amministrativa della Regione è una riforma necessaria di cui la maggioranza ha tutta la responsabilità, portando il testimone delle passate maggioranze che con le loro politiche hanno contribuito ad ‘amministrativizzare’ la regione. Perché in Umbria dai dati forniti dalla Corte dei Conti e da Copaff, il peso della pubblica amministrazione ha un’incidenza più alta rispetto alle regioni contermini con relativi costi della politica più elevati. La proposta di riforma di Lega e Pdl risponde pienamente a quanto stabilito dalla costituzione e dalla normativa regionale e costituisce una risposta efficace alla necessità di modernizzazione e alleggerimento dell’intero sistema amministrativo regionale, intervenendo in linea con i contenuti e gli obiettivi della grande riforma federalista”.
ANDREA SMACCHI (PD) “IL DISEGNO DI LEGGE RISPONDE ALLE ASPETTATIVE DEI CITTADINI PER I TEMPI E PER IL CONTENUTO. I DIPENDENTI NON DEVONO TEMERE NULLA PERCHÉ LA RIFORMA VA NEL SENSO DELLA QUALIFICAZIONE ULTERIORE E DELLA MAGGIORE TUTELA DEL LORO LAVORO - Il consigliere Monacelli dice che la proposta in discussione manca di coraggio, ma a mio giudizio i tempi e le modalità dell’elaborazione, e il livello di partecipazione che vi si è prodotto dimostrano il contrario.. La Giunta regionale e la maggioranza mettono in gioco la propria faccia per razionalizzare a fondo uno strumento che svolge un ruolo essenziale nel campo dell’edilizia sociale. Voglio ringraziare i dipendenti degli Ater umbri che in questi anni hanno svolto un lavoro efficace, dimostrando anche in questa fase un alto senso di appartenenza alla struttura in cui operano. Voglio rassicurarli perché la riforma in discussione va nel senso della qualificazione ulteriore e della maggiore tutela del loro lavoro. Sicuramente oggi non è in discussione il ruolo storico degli Ater che sono stati stati le ‘sentinelle pubbliche dell’edilizia sociale’, riuscendo a trasformare il vecchio concetto negativo di ‘casa popolare’, segno di basso livello sociale a quello della prospettiva auspicabile un alloggio moderno e funzionale a costi accessibili. Stiamo cercando di modernizzare una struttura che si occupa di politiche abitative in un contesto reso drammatico dalla crisi, stiamo parlando di una ‘Azienda’ che produce utili da reinvestire in nuovi interventi, e che, per questo, necessitano di procedure e modalità di gestione più razionali, per dare risposte più efficaci ai cittadini”.
FIAMMETTA MODENA: “NO ALLE ACCUSE DI FAVORIRE L’EDILIZIA SPECULATIVA O DI VOLER SMANTELLARE IL DIRITTO ALLA CASA - L’ex assessore Stufara continua, come un anno fa, a parlare dei tagli di Tremonti. La realtà è che questa maggioranza non vuole parlare di come la macchina regionale e le sue costellazioni sono state costruite fino ad oggi e se reggono o non reggono i tempi in cui viviamo. Gli Ater avevano il costo di gestione minore, rispetto alle altre Agenzie, (Terni 41,37 per cento – Perugia 77,63 per cento). Se oggi in Consiglio discutiamo dell’accorpamento delle Ater, che avete riconosciuto come due gioiellini di questa amministrazione regionale, evidentemente viene effettuato non per le funzioni che devono svolgere, ma per un segnale di riferimento. E se noi diciamo che, forse, c’è un’altra strada, è per dire che la vostra strada, con questa esigenza, non c’entra nulla. Vogliamo parlare dello snellimento? Secondo noi se si affrontano i costi di gestione, la Regione deve avere un ruolo principale di programmazione, mentre le funzioni vanno trasferite ai Comuni e, in piccola parte, alle Province. I lavori devono essere eseguiti, però, sotto il controllo della Regione, dai privati. Potete non accettare queste proposte, ma non potete accusarci di volere le privatizzazioni selvagge, di favorire l’edilizia speculativa o di voler smantellare il diritto alla casa. Per quanto riguarda il personale dipendente della Ater, non parliamo per fortuna di centinaia di dipendenti, ma di circa 40 a Perugia e 24 a Terni che, in un quadro di riorganizzazione complessiva, possono tranquillamente trovare lavoro e collocazione. Il centrosinistra ha solo una preoccupazione: quella di non far trapelare all’esterno il segnale fumoso della prima riforma, la ‘grande’ riforma: da due a una Ater. Ma è in realtà uno specchietto per le allodole. Le riforme necessarie per questa regione sono quelle che devono partire da un quadro diverso, che abbia come base sostanziale i Comuni e gli Enti locali. Questa del resto è la strada che ha indicato il Governo e il parlamento nell’ultima finanziaria, nella manovra approvata, nel decreto Calderoli. Invece questa Regione, se non capisce che il mondo sta cambiando, fa soltanto danni ai suoi cittadini. Questa maggioranza si preoccupa soltanto di quella che è la lettura all’esterno e la discussione odierna lo sta a dimostrare. A voi non importa nulla di andare verso una riorganizzazione complessiva, ma avere una medaglietta, dire di aver risparmiato 200 mila euro senza affrontare fino in fondo i problemi reali. Gli Enti locali, invece di chiamarli per sottoscrivere documenti contro il Governo, chiamateli per vedere come, mettendo in rete una Regione che è particolarmente piccola, attraverso le funzioni, i mezzi e le possibilità, può reggere questo sistema che sta e deve necessariamente cambiare. Non è poi possibile che , se arriva l’allarme di Confindustria o altri su una grande azienda che va a occupare lo spazio che dovrebbero esercitare i privati, gli prestate attenzione, se invece il centrodestra pone la questione e la norma in una proposta diventa la lunga mano della speculazione edilizia. Questo è inaccettabile. E’ necessario che il pubblico faccia un passo indietro. E’ necessario regolamentare in modo diverso le attività che il privato può svolgere”.
STEFANO VINTI (ASSESSORE): “UNA LEGGE CHE INCREMENTA LE POTENZIALITÀ DI INTERVENTO DELLA REGIONE E RIDUCE I COSTI - La presidente Marini si è assunta un impegno quando ha esposto il suo programma in quest'Aula. E oggi siamo qui a dimostrare che intendiamo rispettarlo. C'è una forbice molto ampia tra la domanda di abitazioni e l'offerta disponibile, a causa dei tagli nei trasferimenti diminuiranno notevolmente le possibilità per Regioni e Comuni di fornire una risposta alla domanda di abitazioni a prezzo accessibile. C'è un bisogno crescente di case mentre l'edilizia pubblica è in forte difficoltà. Il sistema pubblico si deve assumere la responsabilità di fornire una soluzione a quella domanda. Non servono risposte ideologiche che non tengano conto della segmentazione del mercato e della domanda crescente di alcuni che non sono in grado di assicurarsi una abitazione sul libero mercato. Questa legge incrementa le potenzialità di intervento della Regione e riduce i costi, in un momento reso complicato dall'azzeramento delle risorse e dalla messa in campo di una strumentazione nuova come i fondi immobiliari destinati agli alloggi sociali e alla riqualificazione urbana. Uno strumento complesso, al quale le Regioni partecipano insieme ai privati, con l'esigenza di mettere a sintesi gli interessi del privato che mira al profitto e dell'ente pubblico che mira a garantire una casa a chi ha un basso reddito. La frantumazione del patrimonio immobiliare degli Ater, come previsto nella proposta del Pdl, renderebbe impossibile accedere ai fondi immobiliari, a cui i singoli Comuni non potrebbero partecipare. Fondi a cui l'Ater regionale potrà partecipare grazie ai 5.408 alloggi e immobili non residenziali posseduti dall'Ater di Perugia e ai 4.222 posseduti dall'Ater di Terni, che permettono a famiglie disagiate e settori sociali colpiti dalla crisi di pagare un canone che si attesta intorno ai 100 euro mensili. Nella foga dell'abbassamento dei costi della politica va chiarito che l'Arpa può avere un amministratore unico, mentre l'Ater deve avere un rapporto forte con i territori, con i rappresentanti dei Comuni. Ci immaginiamo una gestione tecnica ma soprattutto sociale, che comprenda i bisogni delle famiglie, che non siano manager tecnocrati che badano solo ai conti, pur positivi. Abbiamo ancora l'ambizione di rappresentare anche gli interessi del mondo del lavoro ed infatti nella legge c'è scritto che nessun dipendente dovrà avere un trattamento peggiore di quello su cui può contare ora. Non sono previsti esuberi per il personale in servizio mentre anzi ci saranno nuove funzioni da svolgere. Le Ater sostengono ora un costo di 171.902 euro l'anno per i due consigli di amministrazione. Con la riforma ci sarà una riduzione a 85 mila. La spesa per il Collegio sindacale passerà da 35 mila euro a 17 mila euro. I costi per la retribuzione dei due direttori ammontano a 333 mila euro, con la riforma si spenderanno 98 mila euro per l'unico direttore. Per quanto riguarda i dirigenti: oggi le piante organiche prevedono 4 posti, non tutti ricoperti e nel 2009 si sono spesi per essi 282 mila euro che diventeranno 172 mila. La riforma prevede 2 soli dirigenti, di cui 1 potrebbe svolgere la funzione di direttore. Un risparmio complessivo di 500 mila euro all'anno”. AS/MP/TB