(Acs) Perugia, 25 luglio 2011 – Con 16 voti contrari e 11 favorevoli il Consiglio regionale ha respinto la mozione presentata dalle forze di minoranza (Pdl, Lega, Udc e Costituente popolare) sulla riduzione del numero delle Asl.
Propone di “avviare un serio processo di riduzione degli apparati burocratici della Regione per consegnare alle future generazioni una P.a. efficiente, snella ed economicamente sostenibile”. Rileva che “in Umbria ci sono 4 Asl, 2 Aziende Ospedaliere e un' Azienda Unica per gli acquisti su un totale di poco meno di 900mila abitanti”. Impegna dunque la Giunta regionale “a presentare entro due mesi una proposta di riduzione delle Asl della Regione ad un massimo di 2 unità rispetto alle 4 attuali. Ciò valutando al meglio la funzionalità, valutando anche la modifica dei confini provinciali, al fine di evitare che tale riduzione comporti un impoverimento di territori marginali e di confine. L'obiettivo fondamentale da cogliere dovrà essere quello di abbattere i costi di funzionamento e in prospettiva del personale aumentando le risorse per la qualità dei servizi”.
IL DIBATTITO.
RAFFAELE NEVI (PDL - relatore): “Il comparto sanità va tenuto in considerazione non solo per esaltare i conti in ordine, ma anche per discutere la riduzione dei costi, degli apparati, della burocrazia, soprattutto in un momento di crisi quale quello attuale, in cui c’è necessità di dare un segnale forte, mentre vediamo segnali brutti, di segno contrario, come quello dell’incarico dirigenziale alla Santoni. Altro che qualità dei servizi, siamo alla lottizzazione politica. Ecco perché vogliamo un cambiamento, che non può prescindere dalla riduzione delle aziende sanitarie ad un massimo di due, o anche una sola. Questo è un segnale di serietà, di rigore e di accortezza, ma questa Giunta ci sembra ancora troppo agganciata alla conservazione, piuttosto che all’innovazione”.
RENATO LOCCHI (PD): “Quella sulla riduzione del 50 per cento delle aziende sanitarie regionali è una discussione che può andare bene se fatta in un mercato rionale, ma qui siamo a un livello più elevato. Il partito democratico invita la presidente Marini a discutere proposte sull’argomento, ma con dei paletti: una nuova impostazione deve mantenere al suo interno un quadro di democrazia. Si può eccepire sulle 4 asl, ma allora dico che sono troppe anche due Aziende per 900mila abitanti. Il PD non ha una posizione ‘conservativa’, ma non buttiamo via il 50 per cento tout court. Il partito democratico si confronterà senza concessioni demagogiche all’anti-politica”
SANDRA MONACELLI (UDC): Il modello sanitario umbro ha bisogno di una sfida preventiva prima che alcune storture possano prendere il sopravvento, come quella di una fuga di pazienti eccessivamente alta, tale da non giustificare più appieno la stessa funzionalità e credibilità del sistema, o le inchieste giudiziarie esplose internamente alla partita regionale. Il segnale dato con l’approvazione di una legge regionale per le nomine dei direttori generali e dei primari è stato chiaro: basta con la lottizzazione nella sanità, dove non devono essere le tessere di partito o le appartenenze a promuovere o a bocciare le professionalità. Basta anche con i burocrati, servono gli infermieri nelle corsie, i professionisti, i medici, gli operatori. Non dico che due Asl sono meglio di sette, non è un problema numerico, ma la convinzione che una mission del sistema umbro è finita e bisogna affrontarne un’altra. La sfida che abbiamo di fronte ci impone di avere una visione più coordinata e razionale di una sanità che va gestita e programmata e non più parcellizzata”.
MASSIMO BUCONI (PSI): “Diamo un giudizio sostanzialmente positivo su quanto fatto negli anni passati come del resto fanno indicatori oggettivi riconosciuti a livello nazionale. E se i dati sono positivi, significa che questo sistema funziona, quindi attenzione a smontarlo. Si può anche innovare e sperimentare, ma con prudenza e intelligenza. Tra le criticità possiamo annoverare la mobilità interregionale e quella fuori regione, per questo bisogna individuare la causa e lavorare sulla migliore soluzione. Un'altra criticità riguarda la farmaceutica ospedaliera dove la spesa è consistente ed ha bisogno di approfondimenti per trovare forme e metodologie diverse. Quindi riteniamo che sia giusto ragionare sulla riorganizzazione del sistema cercando di razionalizzare al massimo la spesa, senza però intaccare la qualità della nostra sanità. Per questo è anche giusto approfondire il ruolo dell'Agenzia Umbria sanità. Voteremo contro questa mozione”.
DAMIANO STUFARA (PRC): “Già più di un anno fa riproponemmo il tema di una ridefinizione degli assetti del sistema sanitario. La riduzione delle Asl potrebbe liberare risorse che però dovranno essere impiegate al meglio nell’offerta dei servizi al cittadino. La discussione riguarda l’efficienza e la qualità del nostro sistema sanitario, che ha una spesa sotto controllo, come riconosciuto da tutti visto che l’Umbria è additata quale esempio da seguire, ma alcuni comparti hanno sofferto, non hanno potuto offrire risposte più intense ai cittadini. Possiamo discutere anche di 2 sole Asl senza le Aziende ospedaliere, che rendono più macchinoso il meccanismo. Auspichiamo, da parte della Giunta, che arrivino proposte da discutere, perché chiudere questa partita con un voto sulla mozione presentata, che nel nostro caso sarebbe contrario, impedirebbe di proseguire nella discussione. Siamo per il rinvio in Commissione”.
MASSIMO MANTOVANI (PDL): “Il dibattito sulle Asl è antico, si sviluppa dal 1992 ma sempre con dei condizionamenti. I decreti del ’92 indicavano 1 sola Asl per provincia, quindi il numero di 2 Asl, proposto dal centrodestra, non è una posizione demagogica. Le voleva l’allora assessore socialista alla sanità Luciano Moretti di Orvieto, ma Foligno, che auspicava la terza provincia, chiese la terza, il nord della regione chiese la quarta e Moretti di Orvieto, a quel punto volle la quinta, abolita con referendum del ’98. Le 5 Asl e le 2 Aziende sanitarie furono un compromesso, si prendevano per buone le istanze dei territori, con la seconda Azienda che rappresentò la concessione al territorio ternano, con il ternano Carnieri che era allora presidente. Ma oggi, con la razionalizzazione degli ospedali, questo condizionamento non c’è più, si può discutere più serenamente, e colgo con piacere segnali di disponibilità dell’Aula”.
PAOLO BRUTTI (IDV): “La maggior parte dei problemi che colpiscono la nostra popolazione riguardano un declino della salute, prima di giungere alle condizioni che chiedono l’intervento dell’alta o dell’altissima specializzazione. Dobbiamo passare da una fase caratterizzata dalla prevalenza dell’elemento curativo e magari di quello di media e alta specializzazione a una fase nella quale invece c’è l’elemento riabilitativo di lungo degenza, con l’elemento di assistenza come l’elemento centrale caratterizzante l’intervento sanitario. Non c’è nessuno nella nostra regione che non pensi che 4 Asl, 2 aziende e 1 AUS sono troppe. E quindi intervenire su una cosa che appare a tutti essere pletorica, e questo va fatto, sarà un segnale. Penso che risparmiare due o tre direttori generali e i costi che hanno loro non è che risolva il problema ma insomma, probabilmente, trasformi il ticket in mini ticket. Penso che il problema debba essere affrontato con coraggio, con determinazione”.
FIAMMETTA MODENA (PORTAVOCE PDL – LEGA): “La questione della riduzione delle Asl è un nostro vecchio cavallo di battaglia, al punto che noi facemmo la raccolta delle firme per un referendum e per evitarlo venne anche tolta la Asl di Orvieto, proprio per evitare gli effetti di quel referendum. Questa partita è un punto nodale delle politiche regionali e quindi discutiamo dell’Azienda integrata, discutiamo di quella che è la riduzione delle Asl almeno a 2, cioè una per Provincia, però comprendiamo che questo è il vero snodo della discussione che deve coinvolgere le forze politiche entro il prossimo anno. È una vita che diciamo che la Aus potrebbe essere tranquillamente chiusa. ll ragionamento sulla riorganizzazione va fatto, va fatto adesso proprio per la questione Università aperta e perché è il momento e va fatto in modo serio, tenendo presente però anche della parte successiva che è quella applicativa”.
GIANLUCA CIRIGNONI (LEGA): “Come sottoscrittore di questa mozione mi oppongo fermamente al fatto che questa venga poi non discussa qui non votata ma venga trasferita in Commissione. Noi abbiamo 4 Asl, 2 Aziende ospedaliere e un’Agenzia AUS, la quale ci ha già fatto vedere nel poco tempo della sua vita quanto sia stata inutile. Non so se potremo risparmiare portando al massimo di 2 Aziende sanitarie, eliminando l’Aus: anche se risparmiassimo un decimo e potessimo investire quei soldi dalla gestione ai servizi che vanno ai cittadini, sarebbe comunque un atto importante e credo che ne valga la pena. Questa mozione deve essere votata in questo momento perché chi la vota si deve assumere la propria responsabilità politica. Con l'occasione invito la Giunta a verificare nel prossimo futuro l’operato della dottoressa Rosignoli e procedere al commissariamento dell’Asl 3 di Foligno, che sfora i 7 milioni di euro di spesa farmaceutica”.
GIANFRANCO CHIACCHIERONI (PD): “Il tema centrale è la questione del rapporto Azienda – Asl: spesso c’è una questione di massa critica e di casistica nel rapporto con l’attività professionale, perché spesso ci sono delle rigidità delle strutture o troppo piccole perché il processo di aggiornamento e di formazione continua è diverso tra azienda e unità sanitaria locale perché le specialità richieste oggi sono poche rispetto a quelle che invece una moderna assistenza richiederebbe nel rapporto fra azienda e unità sanitaria locale.
La separazione fra Asl e Aziende non aiuta perché non mette a leva tutte le grandi potenzialità che i nostri professionisti hanno oggi. Questo è il nodo che ha la sanità umbra. E su questo dobbiamo confrontarci”.
CATIUSCIA MARINI (PRESIDENTE E ASSESSORE SANITÀ): “Per quanto riguarda
RAFFAELE NEVI (PDL, replica conclusiva): “La presidente difende lo status quo, asserisce che il sistema va bene. Noi la pensiamo diversamente: ci sono ampi margini di miglioramento. Il discorso non è preso per la coda: abbiamo l’obiettivo strategico di avere più servizi di qualità attraverso la riduzione dei costi. Il sistema ha bisogno di essere riorganizzato, anche per quanto attiene al ruolo dell’Università e delle associazioni”. PG/MP/AS
