(Acs) Perugia, 6 giugno 2012 – Dopo l'intervento della presidente della Regione, Catiuscia Marini, la seduta del Consiglio regionale, interamente dedicata al tema delle riforme è proseguita con gli interventi dei consiglieri. I lavori sono stati interrotti alle ore 14.
OLIVIERO DOTTORINI (IdV): “NON ESISTONO RIFORME A COSTO ZERO. NON LASCIARSI IRRETIRE DALLE FORZE DELLA CONSERVAZIONE - Non esistono riforme a costo zero, occorre assumere consapevolezza e non lasciarsi irretire dalle forze della conservazione. E' evidente il rischio di una discussione infarcita al massimo di buone intenzioni, senza altro esito che quello di fornire un pretesto alle forze di opposizione per rientrare dai propri errori aventiniani. Anche per questo crediamo che la maggioranza di centrosinistra debba imboccare con decisione la strada delle scelte per evitare la tentazione gattopardesca di cambiare tutto sulla carta per poi accontentare tutti nella difesa dell'esistente. A proposito della razionalizzazione del quadro delle agenzie regionali, molte delle quali già assorbite in Sviluppumbria, il processo è già avviato e in prima commissione si sta già affrontando il tema della soppressione di Apt. Con la legge sulla semplificazione amministrativa si è delineata una cornice per un'Umbria più moderna e democratica, ma è necessario mettere in campo provvedimenti che diano concreta applicazione a quanto previsto dalla questa legge. Un altro importante passo è la cosiddetta riforma endoregionale, ma è necessario dare seguito alle previsioni positive introdotte dalla riforma. Bene l'ipotesi di realizzare un provider pubblico che dovrebbe accorpare tutte le agenzie ed enti che si occupano di informatica e nuove tecnologie. Ci piacciono anche le previsioni sull'individuazione di strumenti e modelli innovativi per il nostro sistema di welfare regionale. Ma il punto centrale è rappresentato dalla riorganizzazione della sanità regionale, razionalizzandone i costi senza intaccare l'universalità e la qualità dei servizi. Servirà forza e coraggio per mettere in discussione rendite di posizione, sacche di privilegio e inefficienza, zavorre organizzative. La riduzione del numero delle aziende sanitarie è solo un tassello, e neanche il più importante, della riforma. La strategia di riforma del Sistema sanitario umbro deve affrontare in modo integrato la costruzione di un nuovo modello di servizi territoriali ed una diversa configurazione delle funzioni ospedaliere, che sappia superare da un lato l’inadeguatezza dei servizi territoriali rispetto ai nuovi bisogni di salute e, dall’altro, una rete ospedaliera troppo estesa perché troppo uguale in ogni nodo della stessa rete. L'avvio della sperimentazione delle Case della salute appare quanto mai opportuno. Serve una sanità più territoriale, orientata alla prevenzione, alla continuità assistenziale e alla presa in carico del paziente. Importante è attivare meccanismi di monitoraggio e valutazione che consentano di verificare qualità, l'appropriatezza dei servizi e i risultati raggiunti dalle sfere dirigenziali”.
RAFFAELE NEVI (PdL): “COMPETENZE PUBBLICHE E PIÙ PROTAGONISMO PRIVATO. SERVE PIÙ COMPETIZIONE. - Ci preoccupa l'instabilità politica che ha investito questo Consiglio regionale bloccando di fatto il processo riformatore che dovrebbe invece procedere in modo più spedito. Noi, come abbiamo già dimostrato, non andiamo dietro alle poltrone, ma ci preoccupiamo di mettere l'Umbria in sicurezza, di renderla più competitiva sia nel mercato nazionale che europeo. Oggi non è più permesso a nessuno di recitare nelle Aule in cui si decide il futuro dei cittadini, serve invece un sano e positivo protagonismo delle forze politiche. Come PdL abbiamo l'intenzione di cercare un dialogo costruttivo nel merito delle questioni. Sentiamo la responsabilità di un ruolo propositivo e di spinta per il bene degli umbri. Dobbiamo guardare attentamente e mettere in atto riforme strutturali che possano portare a maggiore liberalizzazione, siamo chiamati a guardare all'Europa puntando sulla diminuzione della spesa pubblica, senza mettere a rischio la qualità dei servizi, anzi accrescendone la quantità. Il documento che ci ha illustrato la presidente Marini è abbastanza innovativo e realista. Il tema della sanità viene affrontato con un'analisi vicina alla nostra. Il fatto che il nostro sistema sanitario è tra i migliori a livello nazionale, è un motivo per riformarlo in modo radicale affinché possa raggiungere i primi posti anche a livello europeo. Per noi diventa fondamentale mettere al centro la sussidiarietà orizzontale. Il cambiamento non può essere soltanto quello di passare da 4 Asl a 2. Si devono prevedere meno competenze pubbliche e più protagonismo privato. Serve più competizione. Ben vengano le gare per la gestione dei servizi sociali. Serve discontinuità nelle selezione del personale. Sono fondamentali manager preparati che diano risposte concrete. Innestare nella pubblica amministrazione criteri meritocratici che spingano verso una sana competizione e quindi verso una maggiore efficienza. Nel documento manca comunque la questione relativa ai rifiuti e alla zootecnia, ma questi sono argomenti che creano problemi interni alla maggioranza. Ma rappresentano questioni di primaria importanza per gli umbri. Come pure è necessario dare vita al piano dei trasporti”.
SANDRA MONACELLI (UDC): “INDISPENSABILE RAGIONARE SULLA SOSTENIBILITA' ECONOMICA MA ANCHE ASSICURARE SERVIZI DI QUALITA' - Riconosciamo che c'è un approccio diverso rispetto al solito assunto della Sanità con i conti in ordine. Sono state riconosciute le criticità, cosa non ha funzionato. Nel documento viene non solo messa in discussione l'esistenza dell'Agenzia Umbria Sanità ma anche il suo operato, finito sotto inchiesta giudiziaria. Per quanto riguarda il riordino della rete ospedaliera, che è il problema centrale e non tanto per la questione tecnica del passaggio dal 6+1 a 2 ospedali e 2 aziende ospedaliere, quanto perché assorbendo la Sanità umbra oltre il 75 per cento del bilancio regionale dobbiamo per forza cominciare da qui, salvaguardando però i servizi ai cittadini. Per troppo tempo la parola sanità è stata sinonimo di ospedale, e le strutture sanitarie sono proliferate. Abbiamo 74 chirurgie e 63 reparti di Medicina generale, per cui la cura dimagrante va ripensata. A costo di farmi dei nemici, affermo che l'ospedale di Umbertide è un ospedale fantasma, non rientrava nei piani regionali ma è sopravvissuto a tutto, primari compresi, forse per la vecchia logica dei territori politicamente amici. Ma come lo spieghiamo a quelli che vengono chiusi? E' stato da poco nominato un nuovo primario di ostetricia-ginecologia a Spoleto, per un ospedale che dista pochi chilometri da Foligno e si attesta sui 300 parti l'anno. Dobbiamo guardare anche oltre la questione dei punti nascita, al di là della salvaguardia di questo e quell'altro. Ciò che conta è dare la migliore assistenza possibile a mamme e nascituri. Perciò su questo dobbiamo ragionare: sostenibilità economica ma anche miglioramento della qualità”.
ALFREDO DE SIO (PDL): “NECESSARIE RIFORME CHE ABBIANO UN VALORE RIVOLUZIONARIO, CON L'APPORTO DI MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE - Si chiude una fase e se ne apre un'altra dove ci sono delle cose da fare insieme: dobbiamo confrontarci sulla possibilità di contenere la crisi e riuscire a dare sviluppo, salvaguardando le tante eccellenze che ci sono. Occorrerà riformare il regionalismo, come è scritto nella relazione, per avere la capacità di non rimanere spiazzati rispetto a meccanismi che possono essere calati dall'alto. Una sinergia tra aree limitrofe potrebbe essere un modo di anticipare richieste che potrebbero arrivare. Pensiamo che se nell'ottica della 'spending review' dovessero essere attuati bacini di utenza da 1 milione di abitanti, tutto il nostro dibattito sarebbe inutile. Quindi sulla Sanità no a lotte di campanile e alla conservazione di tutto l'esistente. Nelle riforme debbono essere introdotti altri elementi quali la sussidiarietà, la reciprocità, l'efficienza, la meritocrazia. Serve un dibattito sobrio, senza scorciatoie sulle sedi né artifizi per mettere insieme le mele con le pere. Si sente parlare di salvare la Provincia di Terni con la soluzione delle due aziende non legate alla conformità provinciale, ma occorre una distribuzione diversa che non sia a scapito di un territorio che ha bisogno di servizi. In Commissione dunque ci sarà un confronto serrato e l'apporto sia della maggioranza che dell'opposizione, per arrivare a delle riforme che abbiano davvero un valore rivoluzionario”.
ORFEO GORACCI (Comunista umbro): “LA COMUNICAZIONE DELLA PRESIDENTE, PUR APPREZZABILE, CONTIENE NEI CONFRONTI DEL GOVERNO MONTI UNA VALUTAZIONE DI ‘TIEPIDEZZA CALDISSIMA’ PER PROVVEDIMENTI CHE DANNEGGIANO MILIONI DI CITTADINI. Bene il confronto sulle riforme e, anche se per cultura politica non ho mai considerato il riformismo come massimo strumento, alla luce della situazione italiana di questo ultimo quindicennio rimpiango quelle riforme che hanno caratterizzato quegli anni in cui lo scontro tra destra e sinistra era più forte di ora. La comunicazione della presidente, pur apprezzabile, contiene nei confronti del Governo Monti una valutazione di ‘tiepidezza caldissima’ per i provvedimenti da esso adottati che danneggiano milioni di cittadini ed hanno ripercussioni pesanti anche nella vita della nostra regione. A Nevi che fa battute, anche facili, sui comunisti ricordo che quando questi erano più forti le categorie più deboli vivevano meglio a differenza di ora dove invece le teorie liberiste colpiscono proprio quelle categorie. Colgo un atteggiamento diverso nei confronti della presidente da parte dei colleghi Monacelli e Nevi, anche se quest’ultimo fa dei distinguo sulla questioni rifiuti e zootecnìa, non so quali saranno le scelte della presidente in relazione a ciò, ma sono io che ho eventualmente difficoltà a sostenere determinate cose perché qui vedo il Governo Monti e siccome io credo che di danni ne stia facendo abbastanza, non voglio trovarmi a sostenerlo in quest’Aula in forme diverse. Va criticato l’atteggiamento centralista del Governo che vorrebbe avocare a se scelte su aspetti strategici e cruciali, come sulle politiche energetiche (rigassificatori e gasdotti), con scelte che vanno all’opposto della discussione pubblica ‘federalista e condivisa’ che sarebbe invece necessaria. E qui voglio ricordare la questione del Gasdotto Snam che interessa per ben 32 chilometri la nostra regione. Considerata l’alta qualità della nostra sanità pubblica, non lasciamoci ingabbiare in scelte indotte solo dalla necessità di tagliare con criteri ragionieristici che incidono sui bisogni primari, come ad esempio quello della non autosufficienza. Su questo tema condivido pienamente le finalità della manifestazione di domani a Roma ‘Presidio per il ripristino del fondo per la non autosufficienza”. L’Università ha un peso eccessivo nella nostra regione, soprattutto nella sanità; non vedo quindi perché debbano esserci due aziende ospedaliere in Umbria visto che tra esse non c’è una concorrenzialità virtuosa, ma forme di appiattimento per cui i più bravi professionisti scappano. Occorre prestare attenzione ai reali bisogni dei cittadini che ogni giorno si confrontano con i tempi e le liste di attesa per i servizi diagnostici o specialistici. Come pure dobbiamo farci carico delle esigenze di quei lavoratori del trasporto sanitario che da giorni pongono l’esigenza di una regolamentazione uniforme e di garanzie di lavoro. Occorre che il Consiglio sia messo periodicamente in condizione di verificare l’attuazione e l’efficacia delle politiche sanitarie”.
MASSIMO MANTOVANI (PDL) “VOLONTÀ E CORAGGIO PER ATTUARE LE RIFORME. IL CENTRODESTRA NON VUOLE FARE INCIUCI. CI METTEREMO ALLA PROVA, MA LA MAGGIORANZA DOVRÀ FARLO IN MANIERA PIÙ DECISA PERCHÉ LE DIVISIONI AL SUO INTERNO NON PREGIUDICHINO ATTI IMPORTANTI. Quello delle riforme è un tema che da sempre è al centro della discussione dell’istituzione regionale e rispetto al quale si coglie anche in questo primo scorcio di dibattito tutta la difficoltà del tema. Ci troviamo ad esempio, dopo diciassette anni da quando l’allora presidente Bracalente lanciò lo slogan della ‘Regione leggera’, con uno squilibro tra l’efficienza, l’efficacia e l’economicità, determinata soprattutto dalle difficoltà economiche. Forse, se ci sarà la volontà politica, potremo avere delle riforme vere, una razionalizzazione di ciò che è possibile, mantenendo la qualità dei servizi. D’altra parte, c’è una ragione politica perché le riforme fino adesso non sono state fatte: avrebbero intaccato le ‘rendite di posizione’ politico-istituzionali della regione, in Umbria, ad esempio abbiamo sindaci che provengono dalla sanità, e che grazie al loro lavoro riescono ad avere il massimo delle preferenze. La stessa ipertrofia della macchina pubblica umbra è funzionale al sistema di potere consolidato, ed è stato utilizzato come elemento compensativo della debolezza della struttura economica regionale. Comunque bene questa discussione, bene la proposta della presidente, di un Consiglio dedicato alle questioni della futura programmazione comunitaria. Nel dibattito ci sono i contenuti, ma manca il titolo: quale modello per lo sviluppo sostenibile dell’Umbria? E un modello di sviluppo necessita di scelte strutturali, ma assolutamente necessarie. Ci dobbiamo porre il problema se la sprovincializzazione infrastrutturale ed economica dell’Umbria possa passare si attui meglio potenziando l’Aeroporto di Sant’Egidio e altri sistemi di comunicazione, anche quelli immateriali, piuttosto che mantenere dei servizi, che costano tre volte di più rispetto ad altri, e quindi fare delle scelte che consentano di avere della massa critica di investimenti necessaria. La riforma di Sviluppumbria riveste un aspetto centrale, concordo sulla necessità di avere uno strumento efficace che promuova l’Umbria in maniera globale e integrata, e non come nel passato in cui era costretta ad intervenire per ‘rianimare’ aziende decotte. Sull’intero pacchetto di riforme da approvare o attuare valuteremo atto per atto, chiedendo i dati di partenza e verificando in corso d’opera i risultati. La polemica sul numero delle aziende è secondaria, ma è certo che se avessimo operato prima le necessarie razionalizzazioni avremmo risparmiato risorse che avremmo potuto impiegare per abbattere le liste d’attesa e per interventi più efficaci a favore degli anziani. Per attuare le riforme occorre volontà e coraggio, il centrodestra non chiede nulla, non vogliamo fare inciuci, ci metteremo alla prova anche noi, ma la maggioranza dovrà farlo in maniera più decisa e conseguente perché le divisioni al suo interno non pregiudichino atti importanti per la nostra regione, come è avvenuto ad esempio sui rifiuti e sulla zootecnìa”. AS/PG/TB