(Acs) Perugia, 22 ottobre 2012 – Con le comunicazioni della presidente della Regione Catiuscia Marini è iniziata in Aula la discussione sul Riordino delle Province, un tema sul quale l'Assemblea legislativa dell'Umbria dovrà esprimere una posizione da consegnare a Governo e Parlamento, poiché tali modificazioni istituzionali sono possibili solo con leggi dello Stato, necessariamente dopo il parere degli enti locali.
Mantenimento di due province, i cui assetti dovranno essere modificati nel rispetto dei requisiti di popolazione (almeno 350mila abitanti) e di estensione territoriale (almeno 2500 chilometri quadrati), secondo quanto prevede la Legge 135, ma anche un riordino politico-territoriale che abbia una corrispondenza con gli ambiti configurati nel nuovo ordinamento dal processo di semplificazione istituzionale già avviato e dalla riforma del sistema sanitario regionale in discussione: questi i temi introdotti da Catiuscia Marini nelle comunicazioni al Consiglio regionale.
PRESIDENTE CATIUSCIA MARINI: “Seppur l’intento iniziale del Governo fosse volto ad arrivare a una semplificazione dei livelli amministrativi e istituzionali del Paese, di fatto – ha spiegato Marini - le Province vengono mantenute e non vengono modificate in maniera sostanziale né le funzioni amministrative né i compiti, non vengono trasferite le competenze ad altri livelli istituzionali, ad oggi non viene affrontato il tema delle loro dotazioni organiche né tanto meno le modalità di finanziamento dello stesso e della sua sostenibilità finanziaria. Si inserisce esclusivamente, nell’ambito dei provvedimenti di revisione della spesa pubblica, un percorso istituzionale che, a mio avviso, anziché andare nella direzione di una concreta semplificazione, scaricherà principalmente sulle Regioni e sui Comuni il tema del corretto funzionamento di questo ente, della sorte finanziaria dello stesso e anche della sua produttività. La legge 135, infatti, non riassegna i compiti e le funzioni delle Province né alle Regioni né ai Comuni, non ne modifica i contenuti gestionali amministrativi e finanziari, ma provvede unicamente a una possibile riduzione del numero, procedendo a un semplice accorpamento, anche delle dotazioni organiche, di quelle che rimangono in essere. Ritengo perciò sia in questa sede importante sostenere la posizione assunta dal Consiglio delle autonomie locali, intanto per l’autorevolezza di quell’organo, essendo espressione diretta dei Comuni di questa regione, sia per le posizioni assunte dagli stessi Consigli comunali. Io vorrei comunicare anche a quest’Aula che, dal momento in cui il Consiglio delle autonomie locali, il 3 ottobre scorso, ha assunto il suo parere, si sono pronunciati 27 Consigli comunali dell’Umbria a favore e a sostegno della posizione del CAL. Accanto alla posizione espressa dai sindaci o dagli assessori o dai consiglieri comunali all’interno del CAL, si sono espressi infatti 27 Consigli comunali dell’Umbria, 9 di questi dei Comuni sopra i 15mila abitanti, quindi di fatto rappresentativi di oltre il 70 per cento della popolazione regionale, essendo coinvolti 9 dei più grandi Comuni della regione per dimensione demografica (Terni, Città di Castello, Foligno, Perugia, Todi Orvieto, Assisi, Gubbio e Narni), e credo che il Consiglio regionale debba tenere in conto sia la posizione del CAL sia l’espressione concreta arrivata dai Consigli comunali degli stessi Comuni umbri. Inoltre, il percorso legislativo, che si concluderà con l’adozione del disegno di legge da parte del Governo e della sua approvazione da parte del Parlamento, in nessun modo può interferire con l’autonomia e la volontà stessa dei Comuni, ai sensi dell’articolo 133 della Costituzione, che disciplina in maniera esplicita la possibilità sia delle modifiche delle Circoscrizioni provinciali sia della costituzione di nuove Province, su iniziativa dei Comuni e su parere della stessa Regione. Motivo per il quale credo abbia fatto bene il CAL non solo a individuare un possibile ambito delle due nuove realtà provinciali, ma anche a evidenziare e sottolineare che l’autonoma iniziativa prevista dall'articolo 133 non possa essere in nessun modo limitata né dal Consiglio regionale stesso, ovviamente, ma né tanto meno dal Parlamento e dal Governo, che sono chiamati a trasferire il nostro parere anche nella loro autonoma proposta legislativa.
Concludo anche con un riferimento perché la proposta dei due ambiti provinciali deve tenere conto del ruolo e della funzione delle città all’interno della Regione. Io credo che il Consiglio regionale dovrà avere anche la responsabilità e la consapevolezza che i percorsi sono sempre frutto anche della contingenza storica, sociale, economica e politica in cui si inseriscono. Il tema non è tanto e soltanto la Provincia, ma anche il ruolo e la funzione di una città come Terni, che sta attraversando dinamiche, le più complesse di questa regione, a causa degli effetti della crisi economica, della trasformazione industriale, della presenza dei soggetti multinazionali concentrati principalmente in quella città, delle dinamiche anche sul ruolo e la funzione di quel policentrismo che non poteva che basarsi su alcuni dei grandi e medi Comuni di questa Regione. E credo sia responsabilità collettiva di questo Consiglio regionale, nell’esprimere il parere che noi diamo rispetto alla proposta del Consiglio delle Autonomie Locali, il compito, la responsabilità di avere una visione unitaria e che tenga unita l’Umbria, anche rispetto alle contingenze di questo momento”. PG/pg