COMUNICAREinUMBRIA (2): “ANCORA DIFFICILE RICONOSCERE E RAPPRESENTARE LA ‘RICCA NORMALITA’ DELLA DONNA NELLA SOCIETA” - TAVOLA ROTONDA “LE DONNE, LA CITTA’”
03 Dic 2011 00:00
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(Acs) Perugia, 3 dicembre 2011 – Una strada lunga e difficile quella dell’affermazione piena dei diritti e del ruolo della donna nel contesto sociale. Nella professione, nella politica e nelle istituzioni, nel mondo produttivo non si realizzano ancora le condizioni che consentano un pieno dispiegarsi della ‘ricca normalità’ della donna. E nel sistema dei media vengono ancora proposti inaccettabili stereotipi. Queste alcune delle considerazioni che sono emerse nella tavola rotonda sul tema “Le donne e la città” che ha preceduto la cerimonia di premiazione del concorso “COMUNICAREinUMBRIA” (promosso dal Corecom-Umbria) svoltasi oggi pomeriggio a Perugia nella Sala Partecipazione di Palazzo Cesaroni.
Sono intervenute, portando le proprie esperienze e considerazioni, Giuseppina Bonerba (docente di Comunicazione pubblicitaria – Università di Perugia), Maria Pia Caruso (dirigente Ufficio di Gabinetto Agcom), Chiara Damiani (Associazione stampa umbra), Patrizia Romani (direttore Rai Sede regionale per l’Umbria).
Ha coordinato Simona Maggi, vicepresidente Ordine dei giornalisti dell’Umbria.
Per Giuseppina Bonerba la questione donne-città “ha una sua specifica problematicità, ma non riguarda solo le donne: la città, come dice Bauman, è ormai vissuta come luogo di insicurezza, da luogo di difesa a luogo di incertezza, di paura e inoltre nella città ormai si riflette ciò avviene a livello globale dove le elitè non sono più nei luoghi, ma sono in rete e nei luoghi si riversano solo gli squilibri della globalizzazione. E’ questo lo scenario in cui va inquadrato il contesto sociale delle città. C’è bisogno quindi di politiche urbanistiche che abbiano come obiettivo il miglioramento della qualità della vita. E rispetto al ruolo delle donne nella società, anche la comunicazione ha un ruolo centrale, come indicato in uno dei 12 punti della “Carta europea della città e le donne in cui si sottolinea il ruolo dei media, come pure la funzione delle reti. Reti di luoghi nella città che favoriscano partecipazione, integrazione interculturale migliore qualità della vita. Alle reti astratte della globalizzazione occorre costruire la formazione di reti di luoghi nelle città”.
Chiara Damiani: “In Umbria le donne stanno cominciando a conquistarsi uno spazio e a cimentarsi in ruoli di responsabilità. Dalla visione dei filmati del concorso, l’immagine della donna che ancora viene offerta nell’informazione, in quella televisiva in particolare che è il tema di oggi, ma anche in quella della carta stampata ci rappresenta un quadro che è ancora lontano dalla realtà, sia per ciò che riguarda l’informazione positiva che quella ‘negativa’ relativa agli aspetti più drammatici relativi alla violenza e alla negazione dei suoi diritti. Occorre recuperare quindi nell’informazione una consapevolezza più profonda di quello che è la realtà e le problematiche della vita ‘reale’ delle donne”.
Margherita Vagaggini: “Siamo impegnati come Corecom in una ricerca con l’Università di Perugia sull’immagine della donna attraverso i media. Abbiamo scelto questo tema perché dagli ultimi studi, anche dell’Osservatorio di Pavia, si segnala una triplice rappresentazione della donna nella comunicazione soprattutto televisiva: donna ‘oggetto’; donna ‘specialista’, spesso declinata al maschile; donna ‘vittima’, che alimenta un immaginario morboso. Ecco, rispetto a tutto ciò dobbiamo operare per far uscire allo scoperto quella ‘ricca normalità’ di cui è composta la vita reale della donna, impegnata nelle varie istanze professionali, sociali, istituzionali e familiari a costruire, con qualità, la vita quotidiana. E l’obiettivo del concorso era proprio questo”.
Patrizia Romani: “Qualcosa è sicuramente cambiato in meglio nella società italiana, ed io ne sono una piccola testimonianza: sono il primo direttore di sede regionale nominato dalla Rai, il nostro direttore generale inoltre è anche lei una donna. Ma sicuramente è ancora molta la strada da fare, ci sono sì dei segnali positivi ma quella che abbiamo davanti è una strada faticosa, perché le donne hanno problemi maggiori ad affermare il proprio ruolo, a cominciare dal territorio che, spesso, è ostile e questo costringe la donna a ‘mettersi in sicurezza’, a fare delle scelte riduttive. C’è un problema inoltre di carenza di servizi che certo non aiuta. Sul fronte della comunicazione si registra in questi ultimi tempi una regressione nella rappresentazione della donna. Nei vari media si è fatto un passo indietro con una riproposizione di stereotipi inaccettabili che vanno rimossi”.
Maria Pia Caruso: “Mi occupo da anni dal coinvolgente tema della rappresentatività di genere. Esiste una Carta europea delle donne nella città in cui viene evidenziata in maniera chiara e netta l’esigenza nei vari aspetti della vita sociale di costruire le condizioni per far sì che il ruolo della donna possa affermarsi in pieno. Il cammino delle conquiste sociali della donna è stato lento e faticoso, e ancora oggi la donna viene rappresentata nei media nel contesto di spettacoli, nella moda, o come vittima di violenze, quasi mai per la partecipazione alla vita civile, politica, o alla formazione culturale e civile del Paese”. RED/tb/as
FOTO: http://www.flickr.com/photos/acsonline/6447409965/in/photostream
