(Acs) Perugia, 25 marzo 2011 – La Commissione speciale per le riforme statutarie, presieduta da Andrea Smacchi (Pd) e composta dai consiglieri Nevi, Goracci, Cirignoni, Buconi, Monacelli, Zaffini, Brutti, Modena e Carpinelli, ha ascoltato in audizione le rappresentanti del Centro per le pari opportunità della Regione Umbria: Daniela Albanesi (presidente), Argia Fernanda Simone (vice) e Annalisa Fabbri (coordinatrice). L’audizione si è resa necessaria alla luce di un riesame della legge regionale “6/2009” concernente l’istituzione del Centro.
La presidente Daniela Albanesi ha ricordato che la legge “definisce le politiche di genere e si serve come supporto del Centro pari opportunità, che è sia soggetto politico istituzionale che erogatore di servizi specialistici, tra i quali “Telefono donna”, contro le violenze sulle donne. Un servizio che necessita di figure professionali quali operatori, psicologhe ed avvocati, e quindi di adeguati finanziamenti per mantenere questo tipo di assistenza , cresciuto notevolmente negli anni: dalle 170 donne che si sono rivolte al servizio nel 2003 alle 433 del 2010, delle quali l’80 per cento sono umbre e il 20 per cento immigrate residenti”.
E’ stato rilevato che il Centro organizza e gestisce la biblioteca e l’archivio storico delle donne, e va istituendo un centro di documentazione sulle politiche di genere, funzioni che l’attuale testo di legge non contempla.
Smacchi ha recepito tali istanze ed ha potuto annunciare che il nuovo Bilancio regionale, che va in Aula martedì prossimo, prevede un finanziamento aggiuntivo di 30mila euro per il Centro, in aggiunta ai 150mila già previsti: “Un segnale importante – ha detto – visto che si è tagliato praticamente ovunque mentre in questo settore la Regione ribadisce la forte volontà di eliminare la discriminazione tra i sessi e di promuovere le politiche di genere”.
Il presidente della Commissione Statuto ha anche approfondito alcuni aspetti della legge “6/2009”, in particolare all’articolo 6, che assegna al Consiglio regionale il potere di approvare il programma triennale di attività del Centro: “E’ emersa la necessità – ha sottolineato – di modificare o integrare la legge per definire chiaramente l’ambito di collocazione del Centro pari opportunità, che resta le sede più appropriata in quanto ad essa si collegano le attività svolte e da essa riceve le risorse necessarie”.
Le responsabili del Centro pari opportunità hanno dichiarato di non aver potuto ottemperare alla programmazione, di cui devono rendere conto, in quanto le loro cariche sono in scadenza. PG/