COMITATO DI CONTROLLO: “CHIUDERE IL VIVAIO DI GUBBIO E MODIFICARE LA NATURA GIURIDICA PER RILANCIARE UMBRAFLOR PUNTANDO SULLE ECCELLENZE” - A PALAZZO CESARONI AUDIZIONE SUL VIVAIO REGIONALE
19 Feb 2013 00:00
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(Acs) Perugia, 19 febbraio 2013 – I componenti del Consiglio di amministrazione e il direttore di Umbraflor sono stati ricevuti questa mattina dal Comitato di vigilanza e controllo del Consiglio regionale per fare il punto sul processo di riforma, sulle attività e sulla situazione finanziaria della azienda vivaistica regionale. Durante l'incontro sono state messe in evidenza le criticità e i punti di forza di una società considerata all'avanguardia in alcune produzioni specifiche ma che avrebbe bisogno di vedere modificata la propria natura giuridica e di chiudere la sede di Gubbio per poter rimanere competitiva sui mercati e produrre utili. Per fare ulteriore chiarezza sulle difficoltà incontrate da Umbraflor e sui ritardi nella riforma il Comitato ha deciso di convocare in audizione l'assessore regionale all'agricoltura.
Il presidente e il direttore di Umbraflor, Claudio Bazzarri e Moreno Moraldi, hanno così delineato l'attuale situazione della società: “la crisi ha portato alla chiusura di molte aziende vivaistiche, dato che il giro di affari del settore si è ridotto del 30 per cento. I finanziamenti europei per i risanamenti ambientali non sono stati rinnovati e non ci sono più progetti di risanamento e di forestazione. La Umbraflor dispone di 230 ettari con 37 dipendenti e un fatturato importante. Il 70 per cento della produzione è per il mercato privato mentre il 15 per cento del nostro bilancio si riferisce all'esportazione. Siamo molto forti su nicchie di mercato come le piante tartuficole. Per la prima volta abbiamo chiuso un bilancio, quello del 2011, con 20 mila euro di deficit. Ed avremo difficoltà anche per il 2102. Il cda di 4 persone costa all'azienda meno di duemila euro al mese, non ci sono telefoni se non quelli privati e non abbiamo nessun debito con le banche. Il piano di risanamento e rilancio dell'azienda è stato trasmesso alla Giunta regionale, con possibilità di superamento del deficit attraverso l'accelerazione dei piani rurali e la riduzione del personale regionale, compresa la chiusura del vivaio di Gubbio, che ci avrebbe permesso di non trovarci oggi in difficoltà. Gli operai di Gubbio avrebbero dovuto spostarsi a Spello, con un importante risparmio aziendale. Il vivaio di Gubbio è stato acquisito dallo Stato nel 2001, quando aveva un forte debito. È stato poi risanato e portato ad avere un utile. Quell'impianto però non ha le condizioni strutturali per rimanere in attività, se non con un sostegno pubblico. Il terreno di Gubbio è argilloso e inadatto, non c'è acqua dato che i pozzi furono scavati su un terreno non della Regione. Il clima è pessimo e serve il riscaldamento che però rappresenta un costo aggiuntivo. La struttura di Gubbio ci costa 150 mila euro l'anno, sarebbe dunque meglio realizzarci uno spazio utile per l'istituto agrario, mentre i capannoni potrebbero essere usati dall'Agenzia regionale per la forestazione. Si tratta di processi lunghi ma porterebbe alla valorizzazione delle strutture interne alla tenuta”.
Su questo punto non è però concorde Fabrizio Cerbella, consigliere di amministrazione di Umbraflor, che non condivide l'ipotesi di chiusura del vivaio di Gubbio, ritenendo sbagliato disperdere i 30 anni di storia e di esperienza di quel sito: “dobbiamo cercare di salvaguardare una azienda e un territorio, tenendo presente che molti di quei dipendenti sono a part time”.
“Il grosso della produzione – ha spiegato il presidente - è già concentrata a Spello anche se ci sono strutture obsolete, che potrebbero essere valorizzate e se più funzionali. Esiste un patrimonio edilizio rilevante che potrebbe essere valorizzato spostando gli uffici e i ricoveri per gli attrezzi. Spetterà alla nuova azienda misurasi con queste sfide ma la Regione deve individuare le sue priorità, evitando di far precipitare la situazione. L'attuale cda è in regime di proroga da ormai 5 anni. C'è una situazione di instabilità che crea difficoltà anche con i concorrenti. Se vogliamo rimanere sul mercato non possiamo restare nelle condizioni attuali. Umbraflor oggi deve sottostare alle regole per le aziende pubbliche, con grandi incertezze e ostacoli burocratici. E per questo motivo non riusciremo probabilmente ad aderire al conto energia per il fotovoltaico. In passato avevamo come clienti grossi vivaisti, oggi non vengono più perché per ogni acquisto noi dobbiamo fare le gare, che portano via molto tempo. Quindi se resta pubblica Umbraflor deve ricevere finanziamenti pubblici oppure si deve pensare ad operare liberamente sul mercato”. MP/