(Acs) Perugia, 9 giugno 2011 - “La notizia del rigetto da parte del Supremo tribunale federale del Brasile della richiesta del nostro Governo di vedere annullata la precedente decisione dell’ex presidente Lula che rifiutava l’estradizione del terrorista rosso Cesare Battisti, non giunge purtroppo inaspettata, ma resta in ogni caso un grave atto contro la giustizia”. Così il consigliere regionale Andrea Lignani Marchesani (Pdl), secondo il quale esprimere indignazione per questa decisione è ancora poco, “poiché – spiega - si sta parlando di un personaggio che ha vigliaccamente ucciso e che si è nascosto per oltre venti anni in Francia, prima di trovare un ulteriore rifugio nel paese sudamericano, potendo contare sempre su una sorta di ‘soccorso rosso’”.
L’esponente del Pdl ricorda che Cesare Battisti “non si è mai - volutamente - sottoposto a processo, risultando condannato in contumacia proprio per le prove evidenti della sua colpevolezza. La decisione di non estradare il terrorista – aggiunge – rappresenta, quindi, un vero e proprio schiaffo non solo al Governo ma a tutti gli italiani, ed è per questo che chiediamo alla presidente Marini (in rappresentanza di tutta l’Istituzione regionale) di esprimere in modo chiaro ed inequivocabile la contrarietà di tutti gli umbri a quanto deciso dal Supremo tribunale federale brasiliano”. Lignani Marchesani ricorda, inoltre, che la Regione Umbria ha stipulato un “Accordo di collaborazione” con la Repubblica Federativa del Brasile sin dal luglio del 2004.
“Un accordo – sottolinea - che prevede stanziamenti per la promozione del turismo e della cultura e di cui, alcuni mesi fa, il sottoscritto aveva chiesto l’annullamento proprio come atto simbolico contro la decisione di Lula. La Giunta regionale – osserva Lignani Marchesani - rispose all’epoca che non poteva fare quel passo in quanto correlato direttamente ad accordi tra i due governi (italiano e brasiliano). È certo – aggiunge - che, al riguardo, il centrodestra farà pressioni sul livello esecutivo nazionale per chiedere di bloccare questo tipo di collaborazione con un paese che vìola elementari norme di giustizia, ma sarebbe auspicabile che anche la Regione Umbria, attraverso la Giunta, facesse altrettanto. Nei fatti – conclude Lignani Marchesani - si certificherebbe l’indignazione che ogni italiano (a prescindere dalle sue idee politiche) prova nel vedere un assassino restare libero solo perché ha ammantato di comunismo i suoi misfatti”. Red/as