“Atto di programmazione in materia di sicurezza urbana 2025-2026”

L’Aula approva a maggioranza il provvedimento della Giunta

Data:

06 Nov 2025 13:59

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(Acs) Perugia, 6 novembre 2025 – L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha approvato a maggioranza, con 12 voti a favore (Pd, M5s, AVS e Ud-Pp) e con 7 astensioni (FdI, Lega, FI, TP-UC), l’Atto di programmazione in materia di sicurezza urbana 2025-2026, presentato da Palazzo Donini. 

SCHEDA

Il provvedimento fa riferimento alla legge regionale ‘13/2008’ “Disposizioni relative alla promozione del sistema integrato di sicurezza urbana e alle politiche per garantire il diritto alla sicurezza dei cittadini”, che stabilisce che l’Esecutivo regionale indichi gli interventi da fare. L’atto prevede uno stanziamento di 165mila euro per il 2025 e 165mila euro per il 2026. In particolare si dà continuità agli impegni assunti con i Patti per la sicurezza di Perugia e Terni, con un contributo annuale di 35mila e 25mila euro. Inoltre prevede di destinare 30mila euro per l’assistenza e l’aiuto a favore delle vittime dei fatti criminosi. Dal 2026 10mila euro sono destinati ad attivare una convenzione triennale con l’Università degli Studi di Perugia. 90mila euro per il 2025 e 80mila euro per il 2026 saranno impiegate per finanziare progetti presentati dai comuni dell’Umbria, singolarmente o in forma associata, con un bando destinato a migliorare la sicurezza delle comunità locali.

RELATORI

Il relatore di maggioranza, Francesco Filipponi (Pd), ha spiegato che “l’Atto di programmazione si riferisce alla legge ‘13/2008’ che costituisce lo strumento fondamentale con il quale la Regione concorre, in sinergia con gli enti locali, alla costruzione di un modello integrato di sicurezza, intesa non solo come ordine pubblico, ma come condizione di benessere complessivo delle comunità, fondata sulla prevenzione, sull’inclusione sociale e sulla collaborazione interistituzionale. L’Atto di programmazione 2025-2026 si inserisce in un percorso di continuità amministrativa, successivo al precedente biennio 2023-2024, confermando l’impegno della Regione a promuovere un approccio integrato e partecipato alla sicurezza dei cittadini umbri. Rispetto al bando dedicato alle amministrazioni locali, il contributo regionale coprirà il 75% del costo del progetto per i comuni singoli e l’85% per i progetti in forma associata. Sono inoltre fissati limiti massimi al contributo: 30mila euro per comuni con oltre 90mila abitanti; 20mila euro per comuni fra 30mila e 90mila abitanti; 15mila per comuni sotto i 30mila abitanti. Le azioni finanziabili riguardano principalmente il potenziamento delle dotazioni tecniche e tecnologiche delle Polizie Locali; la rigenerazione di aree urbane degradate e la valorizzazione di spazi pubblici; interventi di illuminazione e riqualificazione per la sicurezza pedonale e ciclabile; progetti di videosorveglianza, telesoccorso e gestione della movida; iniziative sociali e culturali per la coesione e la resilienza urbana. L’Atto di programmazione 2025-2026 conferma la continuità e la coerenza dell’azione regionale con gli indirizzi normativi e con gli obiettivi strategici. La Regione Umbria ribadisce un approccio integrato e multilivello alla sicurezza, intesa come bene pubblico da tutelare attraverso politiche coordinate fra Regione, Comuni, Forze dell’Ordine, Università e società civile. L’emendamento approvato in Prima commissione, andando incontro alle richieste del Cal, intende rendere più equo e sostenibile l’accesso ai finanziamenti regionali, con particolare riguardo ai piccoli Comuni, spesso penalizzati dalla limitata capacità di cofinanziamento. Le principali modifiche introdotte riguardano: la riduzione della quota di cofinanziamento per i Comuni con popolazione inferiore ai 30mila abitanti, dal 25% al 15%, e fino al 5% per i progetti presentati in forma associata; la conseguente rimodulazione del contributo regionale massimo, fissato al 75% per i Comuni medio-grandi, all’85% per i piccoli Comuni e al 95% per i progetti associati; la possibilità di riaprire il bando qualora, a seguito di nuove disponibilità finanziarie, residuino risorse da assegnare, garantendo così ulteriori opportunità di partecipazione ai Comuni non ammessi nella prima fase. L'emendamento rafforza la coerenza dell’Atto con i principi di equità territoriale e inclusione istituzionale, assicurando una più ampia partecipazione dei soggetti locali al sistema integrato di sicurezza urbana. Su questo tema si è fatto un buon lavoro al quale credo sia giusto andare a collegare quello fatto in sottocommissione sulla revisione della legge in materia di polizia locale, che a breve affronteremo in commissione”. 

La relatrice di minoranza, Laura Pernazza (FI), ha detto che “esprimiamo un giudizio complessivamente critico ma costruttivo sull’atto. La sicurezza urbana integrata deve tornare al centro delle politiche regionali, con particolare attenzione ai piccoli comuni e alle aree rurali, spesso più esposte al rischio di marginalità. Solo così potremo passare da una misura simbolica ad un vero strumento di programmazione territoriale e di prevenzione sociale. La dotazione finanziaria per questo atto, 170mila euro in 2 anni, è assolutamente esigua rispetto alle esigenze dei territori e alle aspettative degli enti locali. Non è fattibile pensare di finanziare interventi di rigenerazione urbana con questi fondi. Abbiamo chiesto che questa dotazione venga significativamente aumentate. In queste condizioni non si può parlare di politiche di sicurezza urbana. La sicurezza è un tema complesso, che va affrontato in modo integrato: da un lato con interventi materiali, infrastrutturali e tecnologici, dall'altro con azioni educative e sociali che rafforzino il senso di comunità e la coesione sociale. Ma tutto questo richiede risorse adeguate, che oggi purtroppo non ci sono. Prendiamo atto che è stata ridotta la quota di cofinanziamento per i comuni sotto i 30mila abitanti, escludendone solo 6 su 92. Questo vanifica di fatto la volontà di aiutare i piccoli comuni. Se si vuole realmente avvantaggiare i territori minori, sarebbe più opportuno prevedere una soglia più realistica, tipo fino a 5mila abitanti o al massimo fino a 15mila. Questa sarebbe una scelta che va nell'ottica di aiutare e agevolare i comuni più piccoli. Il punteggio che incentiva le aree con maggiore delittuosità porta a interventi sempre sugli stessi territori. che magari beneficiano di altri finanziamenti e a privilegiare le grandi città. Potremmo dare priorità di finanziamento ai comuni che non hanno ricevuto risorse con i precedenti bandi, per creare un sistema che vada veramente ad incentivare i piccoli, veramente chi non ha potuto utilizzare altre forme di finanziamento. Vista l'esiguità delle risorse avevamo proposto di finanziare sistemi mirati e diffusi su tutto il territorio, come ad esempio sistemi di monitoraggio e letture targhe omogenei, prevedendo un coordinamento fra di loro. La sicurezza dei cittadini non può essere lasciata alla capacità dei singoli comuni di fare rete o trovare fondi propri, ma deve essere una priorità strategica regionale sostenuta da investimenti certi, continui e commisurati alle reali necessità dei territori. È positiva la possibilità di scorrimento della graduatoria, anche con la riapertura dei termini nel caso di ulteriori risorse. Ma auspico che questo non resti un principio astratto e che la Giunta si impegni concretamente a reperire nuovi stanziamenti già nella prossima legge di bilancio”. 

INTERVENTI

L’assessore Francesco De Rebotti ha detto di voler “continuare ad affinare questa legge, nel cercare di indirizzare anche la rigenerazione urbana su elementi che qualificano. C’è la volontà di aggiungere risorse finalizzate a progetti urbani e territoriali sulla sicurezza. Questo è l'obiettivo che voglio condividere anche con la Commissione, sapendo che lì posso trovare un supporto indispensabile a questo tipo di politica. Lo considero uno strumento indispensabile per costruire le scelte nelle mie deleghe. Rimangono intatti gli impegni presi, a partire dal poter andare in variazione anche nel 2026 per l’aspetto economico. Non considero chiusa oggi questa partita. Anche l’emendamento lo dimostra. Questa vicenda va vissuta in maniera evolutiva. Oggi stiamo ribadendo un elemento che si è consolidato nel tempo, non solo nella quantità di risorse ma anche nell'impostazione.  Stiamo portando avanti un lavoro che era già presente nell'amministrazione regionale, che rispetto, ma che oggi ha bisogno di due impulsi. Il primo impulso è quello di carattere economico, per cercare di aumentare gli investimenti. Il secondo è quello di affinare gli strumenti e anche le parole d'ordine. È impossibile pensare di fare rigenerazione urbana con queste risorse. Serve dargli un valore aggiunto, anche con fondi diversi. Penso al fondo Fsc, che ha un capitolo specifico sulla riqualificazione urbana. Dobbiamo utilizzare questi strumenti per declinarli nei bandi che usciranno a disposizione dei comuni, anche con una strumentazione ulteriore che può essere a supporto del tema della sicurezza. La Commissione deve aiutare la Giunta ad affinare alcuni strumenti dove c'è il grosso dei finanziamenti che possono avere i comuni in progetti, in maniera che le risorse che utilizziamo per la sicurezza urbana siano indirizzate su azioni che possano consentire di dar vita a strumenti originali e più innovativi. Serve una sorta di accompagnamento ai comuni, in modo che siano azioni generalizzate che mettano insieme il più possibile strumenti omogenei nei territori. Più che un piano di sicurezza urbana, io lo chiamerei un piano di sicurezza territoriale. Dobbiamo guidare i comuni a progetti che trasformino la sicurezza in tema territoriale. Il lavoro comune in commissione serve anche per affinare aspetti tecnici, come il tetto per i comuni. Oggettivamente 30mila abitanti è un tetto molto alto che include tanti comuni e che quindi rende più difficile la vita dei piccoli comuni che però possono trovare dei progetti aggregati che li premiano. C'è assoluta disponibilità a riprogrammare anche questo aspetto oltre che a quello economico perché credo che possa essere utile. Dobbiamo accompagnare i comuni in una progettazione più puntuale su azioni che possono avere un'effettiva ricaduta sul territorio”. 

Laura Pernazza (FI) ha accolto “favorevolmente la disponibilità dell’assessore De Rebotti a inserire ulteriori risorse. Comunque noi ci asterremo perché non ci convince il discorso della soglia dei piccoli comuni. Se si vuole aprire un tavolo di confronto, suggerisco la possibilità di ottimizzare anche grazie al contributo dei singoli cittadini, di singoli comitati. Dei patti di collaborazione con i quali incentivare anche il reperimento di fondi dei singoli cittadini”. DMB/

Ultimo aggiornamento: 11/11/2025