“Attività svolta e risultati ottenuti nel 2024 dal Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale”
L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha preso atto della relazione
25 Set 2025 19:00
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(Acs) Perugia, 25 settembre 2025 – L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha preso atto della relazione su “Attività svolta e risultati ottenuti nel 2024 dal Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale”.
Prima di illustrare il documento, Fabrizio Ricci (Avs) ha rimarcato che: “Nei giorni scorsi c’è stato l'ennesimo evento drammatico nelle nostre carceri con il suicidio di una giovane donna di appena trent'anni che si è tolta la vita nel carcere di Capanne. La presidente Proietti e l'assessore Barcaioli sono intervenuti giustamente per rimarcare la gravità di quanto avvenuto e credo che sia giusto anche da quest'Aula fare uscire un messaggio di forte cordoglio e di indignazione, ribadendo la ferma volontà di intervenire per garantire protezione e dignità alle persone che si trovano recluse”.
LA RELAZIONE. Il sistema penitenziario regionale evidenzia una situazione di forte sovraffollamento. A marzo 2025 i detenuti erano 1.593 a fronte di una capienza regolamentare di 1.324, con un'incidenza significativa di stranieri, circa il 40%, e di condannati definitivi. Circa due terzi della popolazione carceraria umbra proviene da altre regioni. In proporzione alla popolazione residente l'Umbria ospita quindi circa il 50% di detenuti in più rispetto alla media nazionale, un dato che contribuisce a spiegare le gravi difficoltà del sistema carcerario regionale. La nostra regione si caratterizza poi per l'alta percentuale di pene lunghe ed ergastoli, che sono il 9,6%, cioè il doppio della media nazionale, concentrati soprattutto nel carcere di Spoleto. Non manca una quota consistente di detenuti con pene residue inferiori a tre anni, potenzialmente idonei a percorsi alternativi alla detenzione.
Nella casa circondariale Capanne (Perugia), al 31 marzo 2025, i detenuti erano 437 a fronte di una capienza di 363. Ad oggi siamo ormai prossimi al numero di 500 detenuti, una situazione assolutamente critica per detenuti e personale. Mentre si prevede l'apertura di un nuovo plesso a capanne che accoglierà circa 160 ulteriori detenuti senza però che siano stati annunciati incrementi di personale di polizia o assistenziale.
La casa circondariale di Terni a fine marzo ospitava 597 detenuti, oggi scesi leggermente a 557 contro una capienza di 422. I contenuti sono distribuiti in quindici sezioni che coprono tutti i circuiti penitenziari, incluso il 41 bis. La struttura è complessivamente in buone condizioni ma presenta criticità nella sezione dell'alta sicurezza. La sanità interna risente della carenza di specialisti e di personale, con ritardi e discontinuità nelle cure. Anche qui è forte la sofferenza per il sovraffollamento e il grave sottodimensionamento del personale. E questo è concausa di episodi critici come aggressioni, atti di autolesionismo e suicidi.
La casa di reclusione di Spoleto accoglieva, il 31 marzo 2025, 471 detenuti a fronte di 456 posti previsti: in prevalenza detenuti definitivi appartenenti al circuito dell'alta sicurezza. Il personale ammontava a 242 unità, anche qui nettamente al di sotto della pianta organica.
La casa di reclusione di Orvieto è stata trasformata nel 2014 in istituto a custodia attenuata e accoglie detenuti a bassa pericolosità, con pene residui medio-brevi. Al 31 marzo 2025 ospitava 127 persone a fronte di 98 posti regolamentari, in gran parte stranieri e con sentenza definitiva.
Nel 2024 il Garante ha preso in carico 78 persone ristrette, con un'ampia mole di segnalazioni, soprattutto legate al diritto alla salute (liste d'attesa per esami e visite specialistiche, inadeguatezza nella gestione di patologie gravi), carenze nelle condizioni detentive, igiene, vitto, riscaldamento, regolamenti interni non chiari, limitazioni sugli oggetti personali. Ulteriori problematiche riguardano le richieste di trasferimento, spesso legate alla distanza dalle famiglie e quindi al mancato diritto ai rapporti familiari in una regione dove la maggior parte dei detenuti non è residente. Particolarmente problematici i casi degli stranieri per via delle barriere linguistiche, della difficoltà a mantenere contatti familiari e del frequente spostamento tra istituti che ostacola il percorso trattamentale e la continuità con la magistratura di sorveglianza. La sanità penitenziaria resta un nodo centrale. Persistono ritardi nelle visite specialistiche, difficoltà di accesso ai medicinali, e discontinuità terapeutica, aggravate dai trasferimenti e dalla mancata piena operatività della cartella clinica informatizzata. Particolarmente critica la salute mentale con un elevato numero di detenuti con disagio psichiatrico. Gli eventi critici, tra cui i suicidi e gli atti di autolesionismo, richiedono interventi urgenti sia per i detenuti che per il personale penitenziario. Viene inoltre sollecitata l'implementazione di infrastrutture e servizi, l'integrazione col territorio e la creazione di poli universitari penitenziari e di residenze per l'esecuzione delle misure alternative di sicurezza, al fine di garantire percorsi di reinserimento e cura realmente efficaci”. MP/