ARRESTI IN PROVINCIA: “NEL PAESE DI BERLUSCONI NON È TROPPO L’ARRESTO PER DEGLI ASSENTEISTI?” - VINTI (PRC -SE) SUI PROVVEDIMENTI RESTRITTIVI PER I DIPENDENTI DELLA PROVINCIA DI PERUGIA

Il consigliere regionale di Rifondazione comunista Stefano Vinti interviene sull'arresto dei dipendenti della Provincia di Perugia, definendo gli arresti domiciliari “una misura da società in armi, frutto di un clima da guerra fredda nella pubblica amministrazione creata dal ministro Brunetta”. Per Vinti “chi ha sbagliato deve pagare, deve risarcire lo Stato e perdere il posto di lavoro pubblico, ma finire agli arresti domiciliari o in galera è forse il frutto amaro di una società malata e orientata ad un profondo imbarbarimento”.

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21 Gen 2010 00:00

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(Acs) Perugia, 21 gennaio 2010 - Stefano Vinti, capogruppo regionale di Rifondazione comunista, esprime il proprio dissenso rispetto all'arresto dei dipendenti della Provincia di Perugia accusati di assenteismo. Secondo il consigliere regionale “chi ha sbagliato deve pagare, deve risarcire lo Stato e perdere il posto di lavoro pubblico, ma finire agli arresti domiciliari o in galera è forse il frutto amaro di una società malata e orientata ad un profondo imbarbarimento”.

Per Vinti sulla vicenda degli assenteisti in Provincia è giusto che “la magistratura accerti tutti gli illeciti, processi i dipendenti che hanno commesso reati e ci auguriamo che vengano comminate le giuste sanzioni a chi ha truffato, se lo ha fatto, la pubblica amministrazione. Però francamente gli arresti domiciliari ci sembrano una misura da società in armi, frutto di un clima da guerra fredda nella pubblica amministrazione creata dal ministro Brunetta con la sua crociata (molto spesso demagogica) contro i presunti fannulloni, o contro gli impiegati tristi e poco gentili. Forse Brunetta dimentica che fa parte di un Consiglio dei ministri il cui presidente da anni si sottrae alla giustizia e ancora oggi è impegnato in una riforma dei processi che gli consentirà di non presentarsi (dopo la bocciatura del lodo Schifani, anni fa, e quella recente del lodo Alfano, provvedimenti finalizzati a garantirgli l’immunità) davanti alla corte di giustizia per essere processato, come qualsiasi cittadino, quando venga sospettato di aver commesso un reato. Per Berlusconi – aggiunge Vinti - le giurie dei tribunali sono 'plotoni di esecuzione', la magistratura è un covo di comunisti, e chiunque gli dica che forse dovrebbe affrontare i processi (dai quali, ricordiamo, può uscire assolto se non ha commesso alcun reato) è uno che vuole pugnalarlo alle spalle”. Per il capogruppo di Rifondazione comunista a Palazzo Cesaroni “ci sembra che ci sia un accanimento eccessivo nei confronti della pubblica amministrazione, in un Paese così, dove il premier non è un cittadino uguale agli altri davanti alla legge, dove si muore in carcere con estrema facilità, dove si può investire e uccidere qualcuno ebbri alla guida di un’auto e non si finisce in galera, dove migliaia di falsi invalidi truffano per anni l’Inps e poi giustamente sono obbligati a risarcire l’ente, ma non finiscono in galera”. RED/mp

Ultimo aggiornamento: 21/01/2010