AGRICOLTURA: ACCESSO AI TERRENI PUBBLICI DEI GIOVANI, IMPRENDITORIA SOCIALE, FILIERA CORTA – CONFRONTO IN II° COMMISSIONE SU 3 PROPOSTE D.L.: 2 DI DOTTORINI (IDV), UNA DI STUFARA (PRC), GALANELLO E BARBERINI (PD)

L'incontro consultivo pubblico promosso dalla Seconda Commissione consiliare per un confronto sui contenuti delle tre proposte di legge regionale sull'utilizzo delle terre pubbliche, il loro utilizzo da parte dei giovani agricoltori, l'incentivazione della filiera corta e l'agricoltura sociale, ha offerto l'occasione per una sorta di “stati generali” di associazioni, categorie, soggetti singoli. Quello emerso  è uno spaccato delle problematiche e delle proposte che ci sono in un segmento non marginale  del comparto agricolo regionale.

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07 Nov 2013 00:00

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(Acs) Perugia, 7 novembre 2013 - L'incontro consultivo pubblico promosso dalla Seconda Commissione consiliare, presieduta da Gianfranco Chiacchieroni, per un confronto sui contenuti delle tre proposte di legge regionale sull'utilizzo delle terre pubbliche, il loro utilizzo da parte dei giovani agricoltori, l'incentivazione della filiera corta e l'agricoltura sociale, ha offerto l'occasione per una sorta di “stati generali” di associazioni, categorie, soggetti singoli. Quello emerso  è uno spaccato delle problematiche e delle proposte che ci sono in un segmento non marginale  del comparto agricolo regionale.
Partendo dai contenuti e dagli obiettivi dei tre testi di legge ("Disposizioni per favorire l'accesso dei giovani all'agricoltura e contenere il consumo di suoli agricoli" – di Oliviero Dottorini (Idv);  "Disposizioni per la lavorazione, trasformazione e vendita di limitati quantitativi di prodotti agricoli nell'ambito della filiera corta e della produzione locale", di Damiano Stufara (Prc-Fds), Luca Barberini e Fausto Galanello (Pd); "Norme per favorire l'accesso alla terra e promuovere l'agricoltura sociale e la filiera corta" di Oliviero Dottorini (Idv), sono emersi, in primo luogo, i principali problemi che i giovani incontrano quando  decidono di intraprendere l'attività agricola: la disponibilità di terreni e l'accesso al credito in primo luogo.
È stata poi sottolineata la valenza dell'agricoltura sociale da sviluppare però come fattore economico e occupazionale vero e proprio, e non solo per i giovani, ma anche per i soggetti svantaggiati. Da parte di molti è venuta poi la sollecitazione alla Regione di effettuare un dettagliato censimento delle proprietà agricole pubbliche e di  non alienare in maniera indistinta questo patrimonio pubblico e di farlo, comunque, in stretto rapporto con i Comuni. Si è poi sottolineata  l'importanza dello sviluppo di questo tipo di attività anche ai fini del ripopolamento di territori marginali. Da parte di alcuni la richiesta di riconoscere i diritti di quanti operano da anni in alcune proprietà agrarie pubbliche.  Tra le indicazioni emerse, la necessità di unificare i tre testi di legge, con la previsione di un percorso diverso per ciò che riguarda la trasformazione e vendita diretta di alcuni prodotti agricoli.

Interventi:

MAURIZIO GAGGIOTTI (agricoltore): “Quanto si afferma oggi circa la valorizzazione e la cura del territorio era scritto nello Statuto delle Comunità montane già trenta anni fa. Ma si è riusciti in questo intento soltanto in piccolissima parte. Oggi ci sono troppi troppi ostacoli tra il patrimonio demaniale e lo sviluppo agricolo”.
CLELIA CINI ( Cia – Associazione giovani imprenditori): “Nonostante le politiche comunitarie, l'imprenditoria agricola giovanile si trova difronte a due grandi barriere di ingresso: l'accesso al bene terra e la stretta del credito, situazioni che impediscono un adeguato ricambio generazionale. Affinché i giovani possano diventare agricoltori, sviluppando un loro progetto di vita, è necessario un agile reperimento del bene terra, al giusto valore. Serve un 'Decalogo per la terra', basato sull'istituzione della Banca della Terra a partire dai terreni pubblici; procedere alla privatizzazione dei terreni pubblici; mettere a disposizione dei giovani agricoltori i terreni che non vengono coltivati. In Umbria (Fonte Eurostat) il 4,57 per cento della superficie agricola utilizzata e trasformabile (Sau) è rappresentata da terreni abbandonati. Condivisibile l'obiettivo delle tre proposte legislative, tuttavia riteniamo che l'assegnazione dei terreni pubblici statali o regionali debba essere normata da una legge quadro nazionale, recepita quindi a livello regionale ed attuata attraverso un regolamento. L'agricoltura non deve essere vista come ammortizzatore sociale, ma come un settore produttivo redditizio che può dare luogo a nuovi posti di lavoro. È necessario comunque arrivare ad un testo unico che porti a sintesi i diversi disegni di legge. Dobbiamo guardare con la massima attenzione alla prossima programmazione regionale sui fondi comunitari”.
WALTER TRIVELLIZZI (Cia Umbria): “Sono atti di grande rilevanza che trattano un tema di assoluta attualità basato sull'attenzione per l'ambiente, ma anche sulla sicurezza e  sulla qualità alimentare. Il fenomeno dell'accaparramento della terra si sta ampliando anche in Italia ed in Umbria. Un contesto dove bisogna avere la massima attenzione perché in qualche caso si tratta dio investimenti con denaro illecito. Ed in Umbria non ci possiamo permettere questo, visto che molti giovani stanno tornando al settore primario. I giovani hanno bisogno di terra, ma non hanno sufficienti risorse finanziarie per mettere in atto i loro progetti. Per questo serve mettere in atto politiche a sostegno dell'imprenditoria giovanile. Tutto il patrimonio pubblico va messo in un unico pacchetto di offerta guardando, oltre a nuovi giovani imprenditori, anche  a coloro che hanno gestito i terreni, finora in concessione o affitto, perché hanno salvaguardato l'ambiente, le strutture e reso produttivo il territorio. Dalla Regioni ci aspettiamo atteggiamenti seri e meno burocratici. Unificare le due proposte di legge che riguardano l'uso della terra, perché complementari, estrapolando quella relativa alla vendita diretta dei prodotti, che dovrebbe avere un cammino a se. Bene il coordinamento per il Banco della Terra, con una gestione allargata ai rappresentanti diretti degli agricoltori. È giusto puntare sull'agricoltura perché rappresenta un settore con grandi potenzialità di viluppo economico ed occupazionale”.
FRANCESCO PIOBBICHI (Umbria terra sociale): “Abbiamo lavorato attentamente sul terreno della crisi, attraverso un modello agricolo, sociale e legato ai servizi comuni, ma anche sull'occupazione. Di questo abbiamo discusso con la gente. Bene dare risalto, oltre ai giovani, anche ai lavoratori svantaggiati, una figura particolarmente presente in Umbria. E il testo a firma Stufara delinea quell'agricoltura sociale che racchiude i contenuti del nostro studio. Viene evidenziata l'organicità della difesa della terra come bene comune e l'importanza del banco della Terra e del suo sviluppo. Di grande significato l'utilizzo della terra a scopi sociali. Alcune figure espulse dal ciclo produttivo potranno avere la possibilità di essere reinserite in questo sistema. È giusto prestare particolare attenzione alla possibile presenza di investimenti con capitali illeciti. Nell'assegnazione della terra vanno coinvolti i Comuni. Importante prevede una marcata formazione per chi decide di investire in questo contesto”.
RICCARDO ROSSINI (Confcommercio): “bene il tema della riqualifica dei terreni e dell'agricoltura sociale, prevedendo però l'estensione dell'uso di terre pubbliche anche ad agricoltori  professionali. Dalla discussione generale su questi atti, va cassata la parte che riguarda la vendita diretta sul quale tema vanno attentamente approfondite le caratteristiche proprie di una tale attività”.
ANNE MARJATTA HELUTE (Associazione produttori biologici): “Siamo difronte a proposte concrete utili ad aiutare il nostro comparto agricolo. Serve un regolamento attento del settore ed una approfondita formazione per coloro che intendono operare, in veste imprenditoriale, nell'agricoltura. Servirebbe anche una maggiore semplificazione per quanto riguarda l'accesso ai fondi legati al Psr. È giusto separare la discussione riguardante la vendita diretta dei prodotti”.
ELIA GROPPO (Comitato Caicocci – Terra sociale): “Operiamo in una tenuta di 200 ettari ad Umbertide, in una proprietà della Regione dove sono presenti 13 casolari ristrutturati. Sappiamo che questa proprietà è in vendita, ma siamo convinti che che questa debba restare terra pubblica con finalità sociali. A causa della crisi attuale e delle difficoltà oggettive di accesso al credito, il modello di impresa agricola è destinato a non rappresentare una garanzia di reddito per un giovane che decide di lavorare in questo contesto. Va studiato un modo diverso di imprenditoria agricola che possa prevedere la vendita diretta dei propri prodotti, nell'ambito della filiera corta e nel rapporto con i Gruppi di acquisto solidale. Bene l'istituzione del Banco della Terra. È fondamentale prevede la partecipazione degli operatori nelle scelte strategiche istituzionali”.
MASSIMO MONTINARO (Umbria Equosolidale) “Auspico che dalle tre proposte si arrivo ad un solo testo condiviso. La problematica della vendita diretta dei prodotti alimentari è legata a norme troppo rigide che accomunano piccoli produttori, laboratori e grandi caseifici. Va invece creata una rete sociale di produzione e consumo per salvare la biodiversità e i prodotti caratteristici. La produzione locale non ha bisogno di certificazioni esterne, perché è la comunità che verifica e controlla il rispetto di certe regole”.
FRANCESCO FORNARI (LEGAMBIENTE) “Si tratta di proposte di legge che puntano a proteggere l'ambiente, la biodiversità e il sistema idrogeologico. La terza proposta (Stufara, Galanello, Barberini) ci sembra più completa, dato che tutela il territorio, prevede azioni sociali e anche l'utilizzo di terre private improduttive. Positivo unire l'accesso alla terra e la vendita di prodotti locali.
SERGIO CABRAS (Ex occupanti Monte Peglia): “Anche noi abbiamo stilato un progetto per l'utilizzo delle terre incolte. I casolari del Monte Peglia sono stati occupati negli anni '70 e in seguito altre persone si sono trasferite lì, ripopolando zone marginali. La Regione dovrebbe chiarire cosa intende fare dei terreni che possiede, perché se la scelta è venderli diventa inutile pensare a leggi sull'agricoltura sociale. Il patrimonio pubblico andrebbe mantenuto per agevolare il popolamento del territorio montano. C'è poi il rischio che terreni con ruderi di casali vengano venduti a poco prezzo, acquistati da società che poi sfruttano quelle volumetrie. I casali diroccati potrebbero invece essere assegnati a vita alle famiglie che li ricostruiscono. Oppure venduti, ma solo con massimo due ettari di terra, non a società e non più di un edificio a famiglia. Serve un censimento reale dei beni e dei terreni pubblici e che potrebbero essere assegnati: va poi previsto un termine entro il quale chi chiede l'assegnazione del terreno deve poter avere una risposta. Dobbiamo capire se vogliamo agevolare insediamenti imprenditoriali oppure il ripopolamenti dei territori marginali, con piccoli produttori e agricoltura sostanzialmente di sussistenza. Fondamentale integrare agricoltura sociale e vendita diretta, necessaria per rendere sostenibile la piccola attività agricola. Serve una diversa interpretazione dei regolamenti europei sulla vendita diretta dei prodotti agricoli, in Francia ad esempio la loro applicazione è meno rigida”.
ANGELO GUARDANA (coop San Venanzo) “Queste proposte rappresentano un positivo passo indietro rispetto alla legge del 2007 che prevedeva la vendita dei terreni pubblici. Se verranno approvate ci sarà un ripopolamento di zone marginali come il Monte Peglia, su cui altrimenti rischiano di prevalere interessi speculativi. Da anni chiediamo che ci venga riconosciuto il contratto agrario ma senza successo”.
MARTA LUCARONI
(Coldiretti Umbria) “Apprezziamo la finalità della proposta Dottorini per l'accesso agevolato per i giovani imprenditori ma serve una specifica per capire se questo parametro di può applicare anche alle società. Sulla vendita diretta dei prodotti agricoli esiste già una legge nazionale, che la prevede ed è meno restrittiva. Anche la definizione di agricoltura sociale presenta delle criticità e va chiarita per non escludere alcune attività agricole dalla nuova legge. Eventuali errori terminologici rischierebbero di compromettere la stessa applicazione della legge. Va chiarito che l'imprenditore agricolo è l'attore dell'agricoltura sociale, che si sviluppa attraverso la collaborazione con enti locali, associazioni e Asl. Solo così possono nascere sistemi di agricoltura sociale corretti anche secondo quanto disposto dal codice civile”.
CLAUDIO SANTI (Associazione 'Umbria Migliore): “Abbiamo partecipato attivamente alla discussione sul testo di Dottorini. Bene il rilancio del comparto dell'agricoltura favorendo un ricambio generazionale ed il contrasto del fenomeno dell'abbandono dei terreni, da assegnare a quei giovani imprenditori che presentano serietà e professionalità. Possono sicuramente essere previste figure legate a fasce disagiate, senza però prescindere dalla professionalità. Priorità dovranno essere: equità, sostenibilità ed educazione ambientale. Nutriamo dei dubbi sulla opportunità di fondere la produzione e trasformazione dei prodotti nella filiera corta. Questo deve coinvolgere tutti coloro che operano già nel comparto con difficoltà nella commercializzazione locale. Si tratta di un punto da stralciare da questa discussione”.
SANNI MEZZASOMA (Cea Pantarei): “La discrasia che si manifesta è tra la stessa definizione di agricoltore. L'idea che si può diventare agricoltore solo attraverso percorsi accademici è profondamente sbagliata. Sulla terra pubblica va determinato il modello di agricoltura da praticare. Deve essere la progettualità a determinare l'accesso. Per far crescere il sistema dell'agricoltura è necessario mantenere un accesso aperto che sia comunque basato sul credito e sulla formazione”.
ANTONIO GALLO (Assessore Comune Panicale): “È bene fare sempre molta attenzione sui beni da alienare (ha citato una situazione propria del suo comune. Ndr). I Comuni vanno direttamente coinvolti nelle scelte. Grazie a queste iniziative legislative per il comparto agricolo è possibile prevedere tempi migliori”.
IGOR CRUCIANI (Confagricoltura Umbria): “I giovani non si avvicinano all'agricoltura perché il comparto non garantisce il reddito degli altri settori e su questo la programmazione regionale dovrebbe riflettere. Per una programmazione seria ed aderente alla realtà si dovrebbe continuare nell'azione di distinguere le imprese agricole dalle aziende amatoriali. Lodevole l'intento di rendere disponibili terre pubbliche per i giovani imprenditori, ma le terre demaniali, per superfici ridotte e soprattutto molto marginali,  non avranno un'incidenza significativa sull'insediamento di nuove imprese. È comunque necessario un censimento dei terreni pubblici ed una loro regolarizzazione contrattuale”.
FABRIZIO DIONIGI (Cooperativa sociale – Foligno): “Il nostro è, di fatto, un laboratorio di persone svantaggiate. È importante puntare alla qualità dell'agricoltura, ma anche del welfare. Investire cioè nella riabilitazione sociale attraverso  attività legate all'agricoltura”. AS/MP/TB


 

Ultimo aggiornamento: 07/11/2013