150 ANNI UNITÀ D'ITALIA: “I VALORI SOCIALISTI SONO STATI TRA I COLLANTI PIÙ FORTI PER LA NASCITA DI UN COMUNE SENTIRSI 'POPOLO ITALIANO'” - BUCONI (SOCIALISTI E RIFORMISTI) RIPERCORRE LE TAPPE DEL RISORGIMENTO
15 Mar 2011 00:00
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(Acs) Perugia, 15 marzo 2011 – Il capogruppo dei Socialisti e Riformisti, Massimo Buconi interviene sul significato del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Parla del ruolo storico svolto dai socialisti nel processo di costruzione dell'unità nazionale e sottolinea “i valori dell'Unità del Paese contro i tentativi di chi vuole fare carta straccia della Costituzione”.
“Il grande condottiero Giuseppe Garibaldi, liberatore e socialista, è tra i padri fondatori di un sogno inseguito per secoli e mai raggiunto che si chiamava e si chiama anche ora: Italia. Con i suoi 'mille in camicia rossa' insegnò ai futuri italiani del nord, del centro e del sud che 'l’unità portava in dote a tutti la libertà' dagli stranieri, dai tiranni imposti da altre potenze che avevano fatto del territorio italiano un gioco di spartizione e spogliazione di beni artistici di immenso valore che ora giacciono nei musei più importanti dell’Europa. Con Garibaldi per la prima volta gli italiani scoprirono di avere radici comuni, sogni comuni e la voglia di un riscatto comune. Ma questo era solo l’inizio di un grande sogno nazionale che ha incontrato e incontra grandi resistenze.
Sotto la dittatura fascista, uno statista perbene, Giacomo Matteotti, riuscì prima da vivo – con il suo impegnativo lavoro politico da parlamentare – e poi con il massimo sacrificio, ovvero la morte, a dimostrate a tutto il Paese che il sogno di libertà nell’unità era stato soffocato, manganellato e sequestrato dalla devianza fascista che aveva sostituito la libertà con la violenza, il popolo con le oligarchie di potere, l’unità con la proprietà privata ad uso e consumo del regime. Il sacrifico di Matteotti costrinse il tiranno a mostrarsi per quello che era agli occhi di tutti. Fu l’inizio del regime, ma paradossalmente fu anche l’inizio della fine del fascismo.
Vent’anni dopo la libertà fu conquistata grazie al valore di un nuovo movimento di uomini, donne, lavoratori, intellettuali, politici italiani. Il loro nome fu quello di partigiani in difesa dell’Italia contro i tiranni del nazifascismo e contro il tradimento del Re. La loro causa fu quella “della Resistenza” che ancora oggi, 66 anni dopo, vigila sull’Unità e sulla Libertà degli italiani. Molti partigiani furono socialisti. Molti socialisti furono costretti ancora una volta ad imbracciare i fucili e combattere sul suolo nazionale, come i mille di Garibaldi. Quegli italiani tornati liberi non si accontentarono soltanto dell’Unità, della Libertà ma vollero inserire un nuovo tassello a tutela del popolo italiano: quello della Democrazia, Libertà, Unità, Democrazia sono alla base della costituzione italiana – ancora forte seppur messa in discussione da nuove mode politiche - che fu forgiata dall’Assemblea costituente dal 1946 al 1948. Una costituzione che nel nome dell’Unità di Italia seppe unire il Partito Liberale al Partito Comunista Italiano. Fu il capolavoro di tanti grandi socialisti: come Pietro Nenni e Giuseppe Saragat e tanti altri ancora.
Il senso di Unità del popolo italiano, anche dopo la raggiunta democrazia e i grandi diritti sociali conquistati dai lavoratori, dal dopo guerra fino agli anni 80 è stato a lungo annacquato e peggio ancora archiviato in qualche soffitta dal terrorismo, dai nuovi totalitarismi europei e dal qualunquismo di un capitalismo diventato individualismo o meglio ancora “yuppismo”. Per ritornare a sentirsi italiani, sconfiggendo la cappa, ci vollero allora un grande presidente della Repubblica: Sandro Pertini che in due momenti precisi riunificò il Paese: gridando 'Viva L’Italia, Viva L’Italia' a Spagna 82 quando diventammo campioni del mondo, e durante il terribile terremoto del 23 novembre che colpì l’Irpinia e la Basilicata quando la sua presenza rese quei dialetti degli sfollati identici ai nostri. Toccò poi ad un altro grande socialista: il presidente Bettino Craxi facendo un atto di forza a Sigonella contro gli alleati Americani a portare in dote un nuovo significato al popolo italiano: Patria che si unì ai valori di Unità, Libertà, Democrazia.
Anche ai giorni nostri, mentre si compiono i 150 anni dell’Unità d’Italia, il sentirsi italiani è messo a rischio: non tanto dall’ipotesi di un moderno stato federale – eventuale evoluzione politica di un paese – ma dagli egoismi di chi vuole guadagnare di più pagando meno i lavoratori, da chi divide ancora il Paese in guelfi e ghibellini, da chi mette l’interesse personale prima di quello pubblico rivestendo cariche istituzionali, da chi pretende più investimenti su un territorio piuttosto che su un altro più bisognoso. Da chi vuole fare carta straccia della Costituzione dei Padri. Rischi reali e non è un caso che ancora una volta sono i socialisti l’unico partito che nei giorni scorsi ha organizzato una tre giorni di politica, storia e cultura per tutelare l’Unità di un Paese chiamato Italia. Ancora una volta custodi di un popolo, solidali e vicini ai più deboli”. RED/as
