In occasione del Giorno della Memoria 2011 l’ISUC ha posto a tema la questione dei diritti negati a un’intera generazione, che allora aveva non più di diciotto anni, dai drammi delle persecuzioni razziali, della guerra, della Shoah.
Uri Orlev, di origine polacca, è testimone di una vicenda personale che si dipana negli anni dell’occupazione tedesca di Varsavia. Suo padre, ufficiale medico dell’esercito, è catturato sul fronte russo dai tedeschi e deportato; quand’egli ha undici anni sua madre viene uccisa dai nazisti; lui e suo fratello si nascondono presso famiglie amiche ma nel 1943 vengono scoperti e condotti a Bergen Belsen. Nel suo testimoniare, le drammatiche vicende familiari restano nello sfondo. Protagonista del racconto è lui, le sue paure, le sue relazioni con un universo semiclandestino dagli apparenti contorni della normalità, le sue strategie messe in atto per sopravvivere in una forzata solitudine dentro un ambiente ostile e denso di pericoli. È lo sguardo, sempre meno innocente, gettato da un adolescente sulla tragedia. Risorsa per la sopravvivenza sono i libri, e nel suo rapporto con la parola scritta sta la chiave del racconto della sua Shoah.