All’alba del 22 giugno 1944 a Gubbio quaranta civili vengono fucilati per rappresaglia da un plotone d’esecuzione della CXIV Jäger Division. Vano è anche l’intervento del vescovo presso il comando tedesco per impedire la strage. La comunità cittadina rimane sconvolta e subito si divide nell’attribuzione della responsabilità della “strage dei Quaranta Martiri”. Sono accusati sia il movimento partigiano eugubino, sia qualche fascista ritenuto responsabile di delazione. Negli anni del dopoguerra, sia il Tribunale Supremo Militare di Londra per i crimini di guerra che la Procura di Stoccarda decretano l’archiviazione del processo. L’ultima archiviazione del procedimento avviene nell’ottobre 2001 a opera della Procura Militare di Roma, con la motivazione che tutti i presunti imputati per la strage sono ormai deceduti. Il volume, oltre a ripercorrere le vicende locali dopo l’8 settembre 1943, per delineare il contesto in cui maturarono i fatti del giugno 1944, racconta come è avvenuta l’elaborazione della memoria e le polemiche che hanno lacerato la comunità cittadina.

