a cura di Anna Giorgini, Prefazione di Angelo Bitti
«Mario Giorgini ci narra [...] una storia che appare simile a quella di tanti altri giovani italiani che hanno avuto la “fortuna” di essere nati negli anni venti [...]: le difficoltà di crescere in condizioni economiche modeste in un quartiere operaio di una città industriale; la consapevolezza del valore dell’amicizia e della famiglia; [...] il rapporto con il fascismo, con l’orrore della guerra, con i volti diversi dell’antifascismo, con le piccole e grandi meschinità, furberie, sopraffazioni che non di rado si celano dietro la politica, anche quando significa democrazia e partecipazione.
Se le vicende che pagina dopo pagina scorrono sotto gli occhi del lettore possono risultare analoghe a quelle vissute da tanti altri giovani, fuori dal comune è invece il protagonista. Quest’ultimo si presenta sorretto non soltanto da un alto senso morale, ma anche da uno spirito ribelle che lo spinge a rifiutare ogni coercizione quando essa è considerata ingiusta, non coerente con i propri valori, che avvenga all’interno della famiglia o sia imposta da un superiore, al lavoro come in guerra. Tale sentimento d’insofferenza all’ingiustizia, più volte orgogliosamente rivendicato, appare forse, in un certo senso, ingenuamente apolitico, tanto che, ad esempio, fascisti e comunisti vengono rappresentati sostanzialmente allo stesso modo quando commettono violenze e prevaricazioni.
[...] In un simile approccio è possibile intravedere quella trama, per molti aspetti anarchica e libertaria che, come è stato significativamente evidenziato, affonda le radici nella complessità delle vicende storiche che hanno contrassegnato la formazione dell’identità ternana. È forse questo che spinge il ragazzo di Sant’Agnese a rivendicare con orgoglio, nel concludere le sue memorie, che la sua esperienza di vita lo ha fatto “diventare un autentico antimilitarista, ma anche autentico anti tutto quello che vuol dire coercizione, sopraffazione, imposizione”». (dalla Prefazione di Angelo Bitti)