Fra il 1942 e il 1943 l’Umbria fu terreno strategico per il sistema concentrazionario fascista, a seguito dei rastrellamenti in Slovenia, Croazia e Montenegro dopo l’occupazione militare del 1941. Tale sistema si articolava in più di cento campi sparsi nella Penisola. Campi destinati a internati civili montenegrini funzionarono a Colfiorito e a Pissignano; altri, riservati per lo più a sloveni, sorsero nella linea delle miniere di lignite a Pietrafitta, Ruscio, Bastardo, Morgnano. L’indagine storica su questi luoghi contribuisce alla composizione di un mosaico dai contorni ancora sfumati, la sua declinazione didattica a riattribuire memoria collettiva a un aspetto della storia del Novecento, creando le condizioni per riflettere sulle guerre e sulle paci, sui diritti e le loro negazioni, sui meccanismi di esproprio della dignità individuale e collettiva. Tramite il quaderno si viene introdotti alla vita quotidiana del campo PG 77 di Pissignano e alla comprensione della scala gerarchica dei rapporti, perché il vero luogo di memoria non è fisico, ma è il luogo mentale in cui ciascun frequentatore attribuisce senso a ciò che vede, sente, conosce, scopre e per i giudizi che esprime e condivide.