Chiaroscuri della Liberazione. Volti di donne e bambini 1943-1948

Il volumetto raccoglie gli interventi di Roger Absalom, Carol Jefferson-Davies e Maria Cristina Giuntella tenuti in occasione dell’inaugurazione della mostra Chiaroscuri della Liberazione. Volti di donne e bambini 1943-1948 (Perugia, 9 dicembre 2005 - 31 gennaio 2006), curata dalla Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation, e della presentazione dell’omonimo catalogo (Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation, Perugia; CRACE, Perugia 2005).
Troppo interessante appariva, infatti, il ragionamento di Absalom sul significato delle fotografie quali fonti per la storia del dopoguerra, e assolutamente nuova, nell’impostazione, si presentava la riflessione di Maria Cristina Giuntella sul rapporto tra bambini e storia.
Gli storici, soprattutto quelli italiani, non prendono ancora abbastanza sul serio il valore documentario delle immagini; quando ricorrono alle fotografie, infatti, tendono ad adoperarle come semplici illustrazioni, inserite nel libro, spesso senza alcun commento. Absalom e Jefferson-Davies cercano di spiegare, invece, che le immagini, proprio come i testi e le testimonianze orali, rappresentano un genere di “prova” storica di grande importanza; esse ci consentono di riflettere sul passato in maniera più vivida, ci mettono “davanti alla storia”. Certamente il ricorso a tali fonti solleva anche una serie di problemi spinosi: le immagini sono testimoni muti, è difficile tradurre in parole il contenuto della loro testimonianza e per utilizzarle, come nel caso di altre fonti, occorre conoscerne i punti deboli, occorre contestualizzarle, non ignorare la possibilità che alla base della loro produzione possa esserci stato un intento propagandistico.
Accanto alle donne, l’altro polo della mostra è quello dei bambini, nella storia della guerra in generale, e in quella della Resistenza e della Liberazione in particolare. Maria Cristina Giuntella si interroga su alcune questioni metodologiche più generali quali la “storicità” dell’infanzia: se cioè il bambino sia solo oggetto o anche soggetto di storia. Il problema non è semplice né banale, perché interrogarsi sulla “storicità” dell’infanzia significa interpellarsi semplicemente sulla “storicità”, dal momento che la storia dei bambini si incontra con le rappresentazioni di sé che ogni società si è data e si dà, con l’immagine che il mondo adulto ha modellato dell’infanzia. Emerge in modo palese dalle pagine di Maria Cristina Giuntella l’invito a rovesciare la prospettiva, lo sforzo di ricostruire il passato dalla parte dei bambini, ponendosi in ascolto delle “storie” dei bambini. Anche la storia dei bambini pone, tuttavia, problemi. Il primo è quello di come dar voce a una fascia d’età che per definizione semantica non ha voce. Solo un uso incrociato delle fonti, in una prospettiva interdisciplinare – sostiene Maria Cristina Giuntella – permette di avvicinarsi a un’immagine dell’infanzia più vicina alla sua realtà. 
 

Ultimo aggiornamento: 11/01/2025