a cura di Luciana Brunelli
Carlo Sarti, nato a Perugia nel 1920, dopo l’8 settembre 1943 rifiuta di aderire alla RSI, divenendo uno degli oltre 30.000 ufficiali del Regio Esercito internati nei campi nazisti, prima a Leopoli e poi a Wietzendorf. Per tutto il tempo della prigionia ha un particolare e intenso rapporto con la cultura: la musica, il canto corale, il teatro, la pittura, le conferenze e il giornale parlato, ma soprattutto i libri, che legge ogni giorno. L’intensa vita culturale del campo di Wietzendorf è l’anima del diario di Sarti. I suoi “appunti di prigionia”, raccolti in tre agendine, sono brevissime annotazioni giornaliere contrassegnate da una scrittura breve e asciutta, che permettono di cogliere aspetti della vita quotidiana, tipologie di comportamento, motivazioni ideali.