Progetto di ricerca-azione in collaborazione con la Scuola secondaria di primo grado “G. Alessi” di Assisi.
In occasione dello scoppio della Grande Guerra, sono maturi i tempi per una approfondita riflessione con gli studenti sulla memoria di quei tragici eventi. Una lapide apposta su un muro di contenimento del convento Le Celle di Assisi offre l'occasione per portare a tema ciò.
Si tratta di una lapide particolare, che ricorda i nomi di prigionieri di guerra moravi, montenegrini, ungheresi, boemi, rumeni impegnati in un campo di lavoro alle pendici del Subasio, impegnati in una dura opera di rimboschimento.
Fatto significativo, ad apporre la lapide fu il Comune di Assisi il 14 settembre 1989 come segno di gratitudine per il lavoro svolto da quei sudditi dell'Impero Austro-ungarico che erano stati nemici.
Nell'ottica della buona pratica del laboratorio di Storia, gli studenti hanno articolato una serie di tematizzazioni interne alla questione: Grande guerra e prigionieri Austro-ungarici che la lapide suggeriva; per ciascun tema, una serie di domande. La classe si è quindi organizzata in gruppi, a ciascun gruppo è stato assegnato un tema.
Tracciando un esile sentiero su cui far correre la ricerca, gli studenti sono stati quindi guidati ad una ricognizione presso la Sezione dell'Archivio di Stato di Assisi. Pochi documenti, e padroneggiabili dalle competenze dei ragazzi. Alle fonti scritte si è ritenuto opportuno affiancare una esplorazione del web: è importante che questa generazione digitale venga resa consapevole delle sconfinate risorse che Internet mette a disposizione per la ricerca storica.
Il racconto storico che è stato proposto segue le fasi del lavoro: domande alle fonti, loro selezione e lettura, interrogazione ed interpretazione, comunicazione delle risposte che la documentazione ha plausibilmente dato agli interrogativi dei gruppi.
Se il tema centrale era la memoria, qui è stata posta a tema una memoria particolare: la memoria degli altri, di quelle persone cioè che in un tempo ormai lontano chiamavamo nemici. Questo per scoprire insieme che ogni popolo coltiva la propria memoria, mai condivisa; eppure pacificata se si aspira ad una convivenza i cui valori sono accettati da tutti. E nella città di San Francesco, oggi tale affermazione appare più che mai attuale.