“Sostegno alle rivendicazioni dei lavoratori precari del Cnr dell’Umbria”
Via libera dall’Aula alla mozione promossa dalla consigliera Michelini (Pd)
(Acs) Perugia, 11 dicembre 2025 – L’Aula di Palazzo Cesaroni ha approvato all’unanimità dei presenti la mozione promossa dalla consigliera Letizia Michelini che impegna la Giunta regionale a sostenere le rivendicazioni dei lavoratori precari del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) dell’Umbria, riconoscendo il valore fondamentale del loro contributo scientifico e civile sia a livello locale che nazionale.
Nello specifico, all’Esecutivo viene chiesto di “farsi portavoce presso il Governo, il Ministero dell’Università e della Ricerca e il Parlamento italiano affinché: siano stanziati ulteriori finanziamenti nella prossima legge di bilancio, per garantire l’applicazione integrale della Legge Madia a beneficio di tutto il personale attualmente precario in possesso dei requisiti per la stabilizzazione; sia periodicamente fatta scorrere la finestra temporale valevole per il raggiungimento dei requisiti di anzianità necessari per la stabilizzazione prevista dalla suddetta legge; a richiedere la destinazione di fondi strutturali e ordinari, nell’ambito della programmazione nazionale, che garantiscano un finanziamento adeguato della ricerca scientifica, il reclutamento stabile e la continuità occupazionale nel settore della ricerca pubblica prevenendo così il riprodursi di condizioni di precarietà cronica; a promuovere azioni coordinate con le altre Regioni, nell’ambito delle proprie competenze, anche all’interno della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, al fine di valorizzare la ricerca pubblica e la stabilizzazione del personale precario”.
Illustrando il suo atto di indirizzo in Aula, Michelini ha ricordato che “il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è il più grande ente pubblico di ricerca italiano, con oltre 12.000 addetti distribuiti su 88 istituti in tutto il territorio nazionale e detiene un ruolo fondamentale nella promozione della ricerca scientifica, dell’innovazione tecnologica e del trasferimento delle conoscenze al sistema produttivo e alla società. Il CNR collabora stabilmente con le istituzioni locali attraverso convenzioni e progetti in numerosi ambiti, tra cui: collaborazioni con università, enti di ricerca pubblici e privati, servizi fitosanitari regionali e aziende agricole del territorio, associazioni di categoria e consorzi; monitoraggio ambientale, iniziative a favore della transizione ecologica; educazione scolastica, formazione superiore di studenti tirocinanti, tesisti e dottorandi; divulgazione scientifica. Attualmente, oltre il 30% del personale impiegato dal CNR a livello nazionale presta servizio con contratti a tempo determinato o forme di collaborazione precarie, di cui una parte è finanziata attraverso fondi PNRR con scadenza a inizio 2026; ciò aumenta il rischio di perdita del posto di lavoro per un considerevole numero di ricercatrici e ricercatori altamente qualificati e formati grazie a queste risorse. La recente riforma delle forme contrattuali, molte delle quali sono ancora in fase di inquadramento presso gli istituti di ricerca che le devono applicare, ha inoltre introdotto ulteriore incertezza riguardo alle opportunità di accesso, continuità e stabilizzazione all’interno degli enti di ricerca. Tale condizione di precarietà prolungata, spesso per figure altamente qualificate, compromette la continuità delle attività di ricerca, la capacità di innovazione e la vita personale e familiare delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti, che in molti casi operano da anni senza prospettive di stabilizzazione. La Legge di Bilancio 2025 ha stanziato una somma pari a circa 10,5 milioni di euro a regime; cifra tuttavia sufficiente alla stabilizzazione di appena 180 lavoratori precari, meno del 5% del totale, lasciando irrisolte le istanze della grande maggioranza del personale precario. In ragione di tale situazione alcuni Consigli comunali e Consigli regionali hanno approvato mozioni e ordini del giorno volti a sollecitare il Governo e gli enti competenti a promuovere percorsi di stabilizzazione per le lavoratrici ed i lavoratori precari del CNR e degli istituti universitari, chiedendo stanziamenti adeguati e interventi strutturali per il settore. La stabilizzazione del personale precario del CNR è una condizione essenziale non solo per la dignità e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche per la qualità e la continuità della ricerca pubblica e per il futuro del sistema scientifico e produttivo del Paese e del territorio umbro. L’assenza di procedure stabili e periodiche di reclutamento ed assunzione, produce un precariato strutturale che mina la capacità dell’Italia e dell’Umbria di trattenere competenze e talenti e di contribuire allo sviluppo scientifico e tecnologico regionale, nazionale ed europeo. Il CNR rappresenta per l’Umbria un patrimonio di conoscenza, innovazione e cooperazione territoriale, che merita di essere sostenuto con politiche stabili di investimento nella ricerca pubblica e nel lavoro qualificato, anche in considerazione della profonda interazione con le istituzioni e aziende del territorio. In Umbria sono attivi sei istituti del CNR, l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse (IBBR), l’Istituto officina dei materiali (IOM), l’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri (IRET), l’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI), l’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (ISAFOM) e l’Istituto di Scienze e Tecnologie Chimiche (SCITEC), che svolgono attività scientifica in diversi ambiti e collaborano con istituzioni, enti e aziende del territorio, nazionali e internazionali. Nei suddetti istituti lavorano attualmente circa 50 precari, di cui molti in scadenza entro la fine del 2025, e almeno una decina di unità già scadute nel corso dell’anno con una conseguente perdita di personale altamente qualificato per il territorio regionale. Nelle linee programmatiche della Presidente della Regione Stefania Proietti si indica la volontà di ‘attrarre, trattenere e valorizzare persone con elevate specializzazioni’.
Interventi
Laura Pernazza (FI): “Condividiamo il testo e voteremo l’atto. La storia del Cnr in Umbria e dell’interesse del Governo per il Cnr lo racconta la storia del Cnr di Porano, dove a Villa Paolina c’è l’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri. La stabilizzazione e il rilancio di questa sede è frutto di un’iniziativa politica della Provincia di Terni sotto la mia presidenza. Un anno fa abbiamo avuto ospite il ministro Bernini e abbiamo conseguito un risultato straordinario trovando un importante finanziamento. Abbiamo concesso l’uso gratuito per 35 anni dell’immobile e in cambio Villa Paolina verrà ristrutturata con 3 milioni di euro. Da interlocuzioni avute con il Ministero delle ricerca, sembra che si voglia investire sul patrimonio di competenze dei ricercatori precari. La volontà è di non disperdere questo capitale di conoscenze ma continuare a intervenire per rendere strutturali gli investimenti degli ultimi anni. Il ministero intende promuovere percorsi di stabilizzazione senza prescindere dalla qualità. Dimostrazione tangibile dell’impegno del ministero è il bilancio 2026 in discussione in Parlamento, che introdurrà misure per il rafforzamento del sistema della ricerca, con procedure concorsuali, per offrire ai ricercatori prospettive serie”.
Fabrizio Ricci (AVS)): “Voteremo l’atto. Come AVS abbiamo presentato emendamenti al bilancio per assumere un migliaio di precari all’anno. Alla luce di questo emendamento il ministero è corso ai ripari cercando risorse per assumere circa 180 precari, che è una cifra minima rispetto al precariato che c’è nel Cnr. Bisogna capire se si vuole investire nella ricerca oppure no”. DMB/