Defr 1 – In Aula il Documento di economia e finanza della Regione Umbria 2026-2028
L’Assemblea legislativa inizia l’esame del Defr con la relazione di maggioranza di Filipponi (Pd) e quella di minoranza di Agabiti (FdI). A seguire il dibattito e il voto sulle proposte di risoluzione che accompagnano il Defr
(Acs) Perugia, 11 dicembre 2025 – L’Assemblea legislativa ha iniziato l’esame del Documento di economia e finanza della Regione Umbria (Defr) 2026-2028 con le relazioni di maggioranza e minoranza di Francesco Filipponi (Pd) e Paola Agabiti (FdI). A seguire il dibattito e il voto sulle proposte di risoluzione che accompagnano il Defr.
SCHEDA
Il Defr è lo strumento fondamentale di programmazione economico-finanziaria che serve ad inquadrare le politiche regionali su un triennio, individuando politiche, obiettivi strategici, priorità, risorse e vincoli di bilancio. La Regione con il Defr stabilisce i contenuti della politica socio-economica e delinea gli interventi di finanza regionale. Il Defr viene utilizzato per orientare le politiche regionali, per delineare le priorità e per assicurare che le risorse siano indirizzate alla realizzazione degli obiettivi individuati. Il Defr 2026-2028, il primo di questa legislatura, è impostato avendo a riferimento obiettivi di crescita e sostenibilità, di inclusione, di attrattività e innovazione del sistema umbro. Il documento è composto da quattro sezioni. La prima analizza il contesto socio economico: la situazione internazionale, nazionale e regionale con i dati su pil, demografia, mercato del lavoro, flussi turistici, export, e lo scenario di riferimento. In particolare è stato elaborato ‘Il termometro dell’economia umbra: lettura tendenziale dei dati più recenti’, uno strumento di controllo con 76 indicatori per individuare con tempestività i trend positivi e negativi e reindirizzare le scelte di policy. La seconda sezione esamina gli strumenti di programmazione europea e nazionale: la politica di coesione, la politica agricola per lo sviluppo rurale, il Pnrr. La terza delinea le politiche regionali definendo, per ogni area tematica, gli obiettivi strategici e le attività prioritarie per il 2026. La quarta sezione è dedicata alla situazione finanziaria regionale e alla manovra di bilancio, tenendo conto dei vincoli di finanza pubblica alla luce delle manovre finanziarie del governo centrale. Nel Defr le politiche regionali sono classificate in cinque aree tematiche secondo le missioni e i programmi del bilancio: area istituzionale, area economica, area culturale, area territoriale e area salute e sociale. Per ogni area tematica sono individuati gli obiettivi strategici, le attività prioritarie per il 2026, gli indicatori fisici e finanziari che a posteriori permetteranno di valutare il risultato raggiunto.
RELATORI
Per il relatore di maggioranza, Francesco Filipponi (Pd), “il Defr traccia in modo chiaro il percorso di rinnovamento che questa maggioranza ha scelto di intraprendere per il futuro dell’Umbria. Con il Defr, in un contesto complesso, l’Umbria sceglie non la prudenza passiva, ma una programmazione coraggiosa, orientata alla crescita, al benessere, all’innovazione e alla sostenibilità. Il documento è costruito in coerenza con le linee del programma di governo della presidente Stefania Proietti, e interpreta concretamente il mandato che gli umbri ci hanno affidato: modernizzare la Regione, rafforzare la coesione sociale e costruire un modello di sviluppo più competitivo e inclusivo. Il Defr fotografa con grande trasparenza i punti di forza e le criticità del nostro territorio: cresce l’occupazione, cresce la partecipazione al mercato del lavoro, cala in modo significativo il numero dei giovani Neet e i flussi turistici registrano nuovi massimi storici come detto. Sono segnali che confermano una regione viva, attrattiva e in movimento. Il documento però non nasconde le difficoltà: un rallentamento del Pil nel 2023; una dinamica demografica che continua a segnare una contrazione e un forte invecchiamento della popolazione; una produttività più bassa rispetto alle regioni più competitive; una dinamica imprenditoriale che richiede un nuovo slancio, soprattutto nei settori tradizionali. Il termometro dell’economia umbra ci mostra che su 76 indicatori: 41 sono positivi, soprattutto il mercato del lavoro e il turismo; 22 sono stabili, soprattutto la demografia; e 13 sono negativi, concentrati su export, imprese e aggregati economici territoriali. Questi elementi non rappresentano ostacoli, ma punti di partenza per costruire politiche più efficaci, mirate e misurabili. Il Defr individua quattro assi fondamentali per la crescita dell’Umbria. La sostenibilità ambientale, economica e sociale, non come un principio astratto, ma una strategia che attraversa tutte le missioni: dal rilancio delle politiche energetiche alla rigenerazione urbana, fino al grande tema della sanità e del welfare. L’innovazione e competitività del sistema produttivo, mettendo al centro l’uso intelligente delle risorse europee, nazionali e del Pnnrr, e una visione orientata alla transizione digitale e alla valorizzazione del capitale umano. L’Umbria deve crescere in produttività, attrarre investimenti, trattenere e riportare competenze qualificate. La centralità delle persone e il ridisegno del welfare, per cui di fronte a un quadro demografico in rapido cambiamento, la Regione assume l’impegno di costruire un welfare moderno, universale, sostenibile. Non solo servizi, ma politiche che accompagnino il ciclo di vita delle persone: dalla natalità al lavoro, dalla formazione continua all’invecchiamento attivo; l’attrattività territoriale e il turismo, per cui i numeri dei flussi turistici mostrano un’Umbria sempre più scelta e riconosciuta. Ora dobbiamo consolidare e qualificare questa crescita: non turismo mordi e fuggi, ma esperienze, cultura, natura, valorizzazione delle comunità e dei borghi. Il Defr presenta il quadro aggiornato degli strumenti di programmazione europea e nazionale che sostengono lo sviluppo dell’Umbria nel triennio 2026-2028. Si tratta di un insieme complesso e coordinato di Fondi strutturali (come il Fesr e il Fse+) che, sommati, superano i 2,7 miliardi di euro, e che rappresentano la principale leva strategica per ridurre i divari territoriali, sostenere l’innovazione e accompagnare la transizione verde, digitale e sociale del nostro territorio. Per l’Umbria, la programmazione 2021-2027 è pienamente avviata e mira a rafforzare un modello di sviluppo innovativo, sostenibile e attrattivo, capace di valorizzare imprese, persone e territori. La Regione Umbria ha mantenuto solidità finanziaria anche nel 2025 e guardando al triennio 2026-2028, emergono alcune sfide cruciali: la salvaguardia degli equilibri di bilancio; il contenimento delle previsioni di spesa corrente rispetto al bilancio assestato 2025; la razionalizzazione dei costi delle agenzie e organismi regionali; l’aumento delle spese per investimenti diretti e indiretti; il finanziamento di azioni e interventi per favorire gli investimenti del sistema delle imprese umbre; l’accelerazione delle spese del ciclo di programmazione 2021-2027; la pianificazione finanziaria efficiente; il consolidamento del finanziamento con risorse regionali del sistema del trasporto pubblico locale. Tutte queste sfide traguardano l’Umbria del prossimo triennio, una regione rinnovata, che guarda al futuro con ottimismo, per rispondere alle esigenze dei cittadini e delle cittadine”.
Per il relatore di minoranza, Paola Agabiti (FdI), “questo Defr è caratterizzato da una nuova vecchia novità: si individuano nuove risorse mediante nuove tasse. Un documento che non ha una visione strategica per la crescita della Regione, non una visione strategica per la coesione sociale della Regione. Un Defr statico, senza innovazione, senza respiro, un documento tecnico che si concentra soprattutto sulla descrizione dell’oggi, un Defr che ripropone azioni e programmi che provengono da scelte avviate nella passata consiliatura, che programma poco o nulla, dove le poche novità che si rintracciano nel documento sono le stesse che hanno portato l’Umbria tra le regioni in transizione. Contrariamente al governo nazionale, quello regionale aumenta la pressione fiscale, disincentiva l’attrazione di nuove imprese e lo sviluppo di nuova imprenditorialità, mortifica le speranze di una occupazione di qualità. Un documento che continua ad usare le tasse come unico strumento di governo per la Regione, generando un clima di incertezza e sfiducia, che incide negativamente sull’atteggiamento delle famiglie che riducono i consumi e su quello delle imprese, che rinviano gli investimenti. Con effetti devastanti per l’Umbria come certifica lo stesso Defr: nel 2024 l’Umbria cresceva oltre la media del Centro e quella nazionale, mentre nel 2025 la crescita prevista si è già dimezzata tornando sotto entrambe le medie. Inoltre nel 2025 le esportazioni regionali segnalano un segno negativo mentre quelle nazionali aumentano. Sui fondi europei, principale leva di sviluppo per l’Umbria, ci saremmo attesi una ulteriore spinta di questa spesa. Invece il Defr ci consegna un inatteso ed inspiegabile immobilismo della nuova Giunta: ad oggi sono stati solo 6 i bandi pubblicati, di cui 5 derivano da atti predisposti nella precedente legislatura per complessivi 20 milioni. Sono segnali che ci preoccupano. Per certi aspetti questo Defr è in continuità con molte politiche e azioni avviate dalla precedente amministrazione. Come il progetto da 15 milioni per il rilancio del Polo Chimico di Terni inserito nell’Accordo per la Coesione 2024, oggi in fase di attuazione, che nel Defr 2026-2028 diventa un modello pilota per la politica regionale di rigenerazione industriale. Grazie del riconoscimento. Bene anche la centralità di alcuni bandi avviati nel corso del 2024 destinati a essere riproposti. Anche in tema di turismo le politiche introdotte nella precedente legislatura trovano tutte conferma nel nuovo Defr: dal turismo lento, esperienziale e sostenibile fino alla valorizzazione del brand Umbria come marca ombrello che si concretizza attraverso la declinazione in altri settori. Sulla stessa linea, la volontà di continuare a perseguire il miglioramento della qualità dell’offerta ricettiva e dei servizi quali elementi fondamentali per destagionalizzare e incrementare la permanenza. Anche in materia di istruzione nel documento si dà atto degli importanti risultati raggiunti nel 2024. Nulla, invece, per quanto riguarda l’edilizia scolastica: né nuove risorse, né un accenno di programmazione, né un progetto e neanche un’idea. Come nulla è previsto quanto a nuovi investimenti sulle residenze universitarie. E ancora nulla sulle politiche abitative e la rigenerazione urbana. Francamente, a fronte degli annunci fatti, ci saremmo aspettati un documento ben diverso. Ci saremmo aspettati una visione – magari non condivisibile – una strategia, un impegno concreto. Invece, ancora una volta, nulla. Addirittura il social housing è solo il titolo di un paragrafo di fatto vuoto: nessuna programmazione, nessun piano, nessuna risorsa. Insomma, un documento inconsistente e imbarazzante. Questo Defr descrive più di quanto programmi, analizza più di quanto orienti, contiene più passato che futuro e non riesce a fornire una visione strategica. Un documento che quando si pone in discontinuità con il passato nella migliore delle ipotesi propone parole, nella peggiore tasse. Nessuna soluzione e tanta ideologia. L’Umbria ha bisogno di programmazione, di coraggio, di scelte e non di lasciare temi cruciali sospesi, immersi nell’ambiguità e nell’utopia. Ha bisogno di rilancio e non di politiche recessive. Ha bisogno soprattutto di visioni e capacità all’altezza della nostra gente per dare prospettive, futuro e sviluppo all’Umbria”. DMB/