“Violenza di genere, l’Umbria punta sulla prevenzione”
Maria Grazia Proietti (Pd) esprime soddisfazione per il via libera alla sua mozione sull’educazione affettiva e sessuale
(Acs) Perugia, 28 novembre 2025 – “Sono molto soddisfatta per l’approvazione della mia mozione sull’educazione affettiva e sessuale, sostenuta da tutti i colleghi e le colleghe di maggioranza. Oggi l’Umbria fa una scelta forte e coraggiosa, decidendo di investire sulla prevenzione culturale come strumento fondamentale per contrastare la violenza di genere e di mettere al centro le nostre ragazze e i nostri ragazzi, il loro diritto a crescere in un contesto educativo capace di insegnare rispetto, relazioni sane e consapevolezza”. È quanto dichiara la consigliera regionale del Partito democratico, Maria Grazia Proietti, commentando l’approvazione ieri in Assemblea legislativa dell’atto di cui è prima firmataria (https://tinyurl.com/yenrtbm3), che chiede alla Regione “di costruire un percorso stabile e strutturato di educazione affettiva e sessuale nelle scuole umbre, coinvolgendo istituzioni, consultori, università e centri antiviolenza”.
“La repressione – spiega Proietti - da sola non basta. È indispensabile agire sulle radici della violenza, che sono culturali. Parlare di prevenzione significa parlare di scuola, del primo spazio pubblico in cui si impara a costruire relazioni sane basate su reciprocità, consenso, rispetto. Negli ultimi mesi il dibattito nazionale sull’educazione affettiva e sessuale si è riacceso, a partire dalla discussione sul disegno di legge del Ministro Valditara. Il testo originario prevedeva un divieto dei percorsi di educazione sessuale nelle scuole medie; dopo critiche diffuse e il lavoro delle opposizioni quel divieto è stato eliminato, ma è rimasto l’obbligo di un consenso scritto per qualsiasi iniziativa legata alla sessualità. Una scelta che continua a sollevare interrogativi, perché rischia di limitare l’autonomia scolastica e la diffusione effettiva dei percorsi educativi”.
“Il voto di ieri – continua Proietti – è anche un segnale forte che l’Umbria vuole dare in un contesto nazionale che definirei confuso. In Parlamento, dopo l’approvazione bipartisan del ddl sul femminicidio alla Camera, la maggioranza di destra al Senato ha scelto di fermarne il ddl sulla violenza sessuale, che introduce il consenso informato, rinviando la discussione a data da destinarsi. Proprio martedì 25 novembre, mentre il Paese celebrava la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, è arrivato un nuovo passo indietro su un provvedimento che avrebbe dato più tutele alle vittime e definito con chiarezza il principio del consenso. È un segnale grave. Il comportamento della maggioranza in Parlamento ha lasciato molte persone sgomente perché ha reso evidente che quando c’è da trasformare le parole in atti concreti, improvvisamente si alzano muri procedurali, si invocano audizioni aggiuntive, si tirano i freni. Sono gesti che mostrano la distanza evidente tra le dichiarazioni pubbliche contro la violenza e le scelte legislative effettive. Anche nel nostro Consiglio regionale la destra ha dato lo stesso segnale, lasciando l’aula durante la presentazione di questa mozione che è stata approvata con i voti della maggioranza”.
“In questo quadro, l’Umbria – continua Maria Grazia Proietti - sceglie una strada diversa. Davanti ai passi indietro del Governo, sentiamo la responsabilità di dimostrare che per fermare la violenza contro le donne non servono slogan, ma politiche coraggiose, stabili e misurabili. Con questa mozione diciamo che la prevenzione è una priorità e che la formazione delle nuove generazioni è il terreno su cui si gioca il futuro di una società più libera dalla violenza. Ogni donna uccisa è una sconfitta collettiva e non si può dire, come ha detto qualcuno, che ogni donna che non viene uccisa è un fatto positivo. La libertà e la dignità delle donne non possono essere misurate sulla base del fatto che non vengano ammazzate. La violenza non è solo l’atto estremo dell’omicidio, è tutto ciò che lo precede. È controllo, è possesso, è annientamento psicologico, è paura, è isolamento. Se la politica arriva a dire che ‘è positivo’ quando una donna non viene uccisa, significa che ha già abbassato l’asticella a un livello inaccettabile”.
“La politica - conclude Proietti - deve invece prendersi la responsabilità di fare la sua parte, non solo irrigidendo le pene, ma costruendo percorsi educativi che impediscano alla violenza di germogliare. L’Umbria ha scelto di farlo, con responsabilità e visione. È un segnale che dobbiamo continuare a dare, con coerenza e determinazione”. RED/dmb