Regione Umbria - Assemblea legislativa


Specialistica ambulatoriale interna nel contesto sanitario regionale. Nuovo Piano sanitario e Convenzione con l'Università di Perugia

In sintesi

Audizioni in Terza commissione con il Sindacato unico medicina ambulatoriale italiana e l’Intersindacale medica dell'Umbria

(Acs) Perugia, 20 giugno 2025 - La Terza commissione dell’Assemblea legislativa dell’Umbria ha ascoltato, nella seduta di ieri, il Sindacato unico medicina ambulatoriale italiana e l'Intersindacale medica dell'Umbria.

La prima audizione si è incentrata su “criticità e proposte riguardanti la specialistica ambulatoriale interna nel contesto sanitario regionale”. I rappresentanti del Sumai hanno manifestato la propria disponibilità a collaborare per la riduzione delle liste di attesa ma nel rispetto della normativa e dell’accordo nazionale. La Dgr 966/2024 - è stato spiegato - prevede le prestazioni di particolare impegno (Ppi), di secondo livello, elencate nella delibera e retribuite al 40% del tariffario orario. Il sindacato ha dato disponibilità ad una intesa che modifichi la Dgr e ampli le Ppi per ridurre le liste di attesa in alcuni ambiti. Servirebbe un fondo regionale dedicato a smaltire le liste di attesa ed andrebbe chiarito quanto tempo ci vuole per fare una visita e se è possibile stabilirlo a priori. Infatti se si riduce il tempo di visita si fanno più visite e si smaltiscono le liste di attesa ma questo va a discapito della qualità della prestazione e della soddisfazione dei pazienti. Esiste peraltro una giurisprudenza che sancisce come non si possa stabilire a priori un tempo massimo per le visite. Preoccupa inoltre la diminuzione della disponibilità degli specialisti a prestare servizio nelle strutture pubbliche. Tutto ciò determina un impoverimento ulteriore del servizio sanitario regionale. 

Nella seconda audizione si è sviluppato un confronto in merito “al nuovo Piano sanitario regionale e alla Convenzione con l'Università degli Studi di Perugia”.  Gli esponenti sindacali che fanno parte della Intersindacale medica hanno evidenziato la necessità di mantenere aperto un confronto costante con gli operatori della sanità. Il nuovo Piano dovrebbe indicare pochi obiettivi realistici e misurabili, tenendo conto della crisi della sanità regionale su scala nazionale. Andrebbe affrontata la riorganizzazione dei servizi, potenziando e finanziando in modo adeguato la prevenzione, ridisegnando gli ambiti territoriali, tenendo conto dell'invecchiamento della popolazione, ripensando l’aziendalizzazione della sanità. 

Sugli ospedali - è stato rilevato - serve una scelta politica. L’apertura di punti nascita o la riapertura di ospedali non possono avvenire senza le condizioni di sicurezza (e la presenza di specifiche professionalità) previste dalla legge. Vanno ridisegnati i ruoli degli ospedali, che stanno inoltre perdendo attrattività per i medici.  La fuga dalle strutture pubbliche è motivata dall'aspetto economico, dai turni e dalla possibilità di lavorare meglio altrove. Il rapporto con l’Università va chiarito e bisogna ricordare che mancano alcune scuole di specializzazione. Le condizioni di lavoro del personale sanitario sono peggiorate, a causa della carenza di organico, dei turni raddoppiati e dell’orario di lavoro molto prolungato. Tutto ciò a discapito della qualità delle cure fornite. Sulle liste di attesa non serve l’overbooking, che crea conflittualità, ma bisogna razionalizzare la domanda di prestazioni, attendendosi alla reali esigenze. Questo può avvenire incrementando l’assistenza sul territorio. Il rapporto con l’università sta diventando una zavorra per il sistema sanitario regionale e non un supporto per essa: la convenzione deve quindi essere adeguata alle esigenze della Regione. MP/


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