SOCIALE: “TEMPISTICHE PREVISTE PER SBLOCCARE IL FINANZIAMENTO PER I CENTRI ANTIVIOLENZA DI PERUGIA E DI TERNI” - CASCIARI (PD) ANNUNCIA INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
(Acs) Perugia, 27 luglio 2019 – La consigliera regionale del Partito democratico Carla Casciari annuncia un’interrogazione a risposta scritta alla Giunta per “conoscere quali sono gli impedimenti subentrati e in quali tempi potrà essere completata l’erogazione dei finanziamenti ai Centri antiviolenza di Perugia e di Terni previsti per il 2019”.
“I centri di Perugia e Terni – spiega Casciari - si trovano certamente ad oggi in una situazione molto più emergenziale del solito e tali realtà, che ospitano donne e minori in diverse strutture, rischiano di dover chiudere, perché non solo ancora non sono stati sottoscritti gli accordi e le convenzioni per il biennio 2019-2020, ma non è stato neanche elargito il finanziamento previsto per il 2019. La situazione è molto grave ed il rischio è anche di arrivare allo sfratto, oltre al fatto che non ci sono le risorse sufficienti per pagare gli stipendi alle operatrici da molti mesi, professioniste impegnate che dedicano la loro vita alla sopravvivenza dei Centri. La situazione appare perciò insostenibile. Nonostante esista una progettualità e nonostante la sottoscrizione del protocollo, ad oggi non risultano ancora firmate le convenzioni necessarie per l’erogazione delle risorse. Il pericolo di una chiusura imminente è reale e a fronte di ciò molte donne e minori si ritroverebbero senza una tutela e senza una struttura in grado di proteggerli”.
“La violenza nei confronti delle donne – continua Casciari - è in netto e preoccupante aumento suscitando grave allarme ed insicurezza collettiva e rappresenta, ad oggi, una reale emergenza sociale. La violenza contro le donne deve essere riconosciuta perché possa essere svelata e affrontata, anche attraverso la costruzione di reti di relazioni e di servizi in grado di sostenere concretamente le donne nei loro percorsi di uscita dalla violenza. Le donne hanno difficoltà a svelare la propria situazione di vittime di abusi e maltrattamenti perché hanno paura di mettere a rischio la propria sicurezza e quella dei figli, in alcune situazioni provano vergogna e temono di subire umiliazioni di fronte ad atteggiamenti giudicanti e spesso si credono responsabili della violenza subita e di non meritare aiuto e frequentemente sono dipendenti economicamente dal partner. In un contesto così complesso i servizi offerti dai centri regionali svolgono un ruolo fondamentale e la loro presenza di supporto e di aiuto rappresentano punti di riferimento importanti per le vittime di violenza e per i loro bambini”.
"La Regione Umbria - prosegue - si è dotata di una normativa ad hoc, la L.R. n.14 del 2016 che disciplina le politiche di genere e ed una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini; in particolare l’art. 31 della medesima prevede l’istituzione del Sistema regionale dei servizi di contrasto della violenza di genere attraverso il sostegno alla Rete di prevenzione e contrasto alla violenza degli uomini contro le donne quale forma integrata di percorsi di accoglienza e di uscita dalla violenza. Alla luce di tale normativa la Regione Umbria ha sottoscritto un Protocollo Unico Regionale tra i soggetti della Rete, dalle Forze dell’Ordine, al personale dei Pronto Soccorso fino ad arrivare ai Centri Antiviolenza presenti nel territorio. Nel territorio regionale sono stati realizzati diversi CAV (centri antiviolenza). Due di questi garantiscono anche la residenzialità: il Centro Antiviolenza “Catia Doriana Bellini” a Perugia ed il centro “Libere tutte” di Terni. Tutte realtà importantissime di contrasto al fenomeno della violenza di genere, perché offrono un servizio che ha la finalità di restituire dignità e consapevolezza di sé alla persona maltrattata e vittima di violenza e agli eventuali figli e di costruire ed affermare una cultura di contrasto alla violenza perpetrata contro le donne. L’obiettivo è quello di garantire non solo risposte immediate di sostegno legale, sociale, alloggiativo, sanitario, o formativo, secondo le necessità, ma soprattutto sviluppare l’empowerment della donna accolta, inteso come rafforzamento della sua assertività, fondamentale per autodeterminarsi, ripercorrendo il vissuto emotivo correlato al senso di impotenza e fragilità. I servizi offerti sono molteplici e diversificati e vanno dall’ascolto telefonico 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno, alla residenzialità nelle situazioni a maggiore rischio per donne sole o con figli, dalla consulenza legale, sociale, psicologica all’avvio di procedure con i servizi territoriali (scuole, ospedali, consultori, ecc.) e con le istituzioni (Comune, Provincia, Regione, Tribunale per i Minorenni, Tribunale Civile e Penale) ecc… E’ evidente che l’effettuazione di tutti questi servizi necessitano di risorse umane e soprattutto di coperture economiche”. RED/pg