Regione Umbria - Assemblea legislativa


PIANO SOCIALE: ANCHE “WELFARE DI QUARTIERE” - PROSEGUE LA FASE ISTRUTTORIA DELLA TERZA COMMISSIONE

In sintesi

Nuova seduta della Terza commissione dedicata al Piano sociale e al recepimento di alcune delle indicazioni pervenute in audizione: il presidente Attilio Solinas ha presentato un emendamento che include il progetto relativo alla figura di un “operatore di quartiere”, la cui azione “si estende dalla cura delle città in termini di qualità dello spazio fisico e dei luoghi pubblici, alla cura delle persone, in termini di valorizzazione dei servizi alla persona”.

(Acs) Perugia, 12 gennaio 2017 - “Dobbiamo giungere il più rapidamente possibile all'approvazione del nuovo Piano sociale regionale che è molto atteso da tanti cittadini e tante famiglie umbre”: lo ha detto il presidente della Terza commissione consiliare, Attilio Solinas, nella seduta di ieri ancora una volta dedicata al nuovo Piano sociale, su cui la Commissione si esprimerà prima della fine del mese in corso, dovendo essere calendarizzato in Aula per martedì 31 gennaio.

Le questioni che si stanno ancora valutando rimangono legate al dispositivo che dovrebbe concedere libertà di scelta alle famiglie delle persone non autosufficienti se far assistere i propri cari dai servizi già esistenti o se optare per la libera scelta dell'assistenza incassando direttamente le risorse economiche necessarie. Richieste in questo senso erano emerse durante l'audizione sul Piano sociale e i consiglieri regionali ne stanno tenendo conto.

Il quadro generale si è poi arricchito di un ulteriore tassello, anch'esso proveniente dalle audizioni, e segnatamente dal contributo portato in quella sede dal Cesvol (Centro servizi volontariato), riguardante il progetto “operatore di quartiere”, raccolto dallo stesso presidente Solinas in un emendamento aggiuntivo a sua firma presentato ieri ai commissari. Si tratta dell'introduzione, all'interno dei laboratori di comunità, della figura dell'operatore di quartiere, la cui azione “si estende dalla cura delle città in termini di qualità dello spazio fisico e dei luoghi pubblici, alla cura delle persone, in termini di valorizzazione dei servizi alla persona. Un operatore che agevoli le persone più deboli ad accedere ai servizi di cui hanno bisogno, in coordinamento con i soggetti che già operano nel  territorio, e svolga attività di ascolto nell'ambito della comunità, favorendo anche l'attivazione delle reti sociali, allo scopo di definire specifici progetti condivisi ed economicamente sostenibili”.

La fase istruttoria del documento è stata illustrata da Simonetta Silvestri, dirigente del Servizio Studi, valutazione delle politiche e organizzazione dell'Assemblea legislativa: “Il welfare locale – ha detto – viene coperto da risorse nazionali e locali, anche se negli ultimi anni ci sono stati diversi tagli dei trasferimenti nazionali. La Regione ha dovuto bilanciare la contrazione di risorse per mantenere i Livelli essenziali di assistenza. La spesa sociale dei Comuni umbri è cresciuta relativamente, il valore pro capite di 89 euro si avvicina a quelli delle regioni del centro Sud del Paese. Nel nuovo Piano sociale regionale ci sono risorse aggiuntive collegate alla programmazione delle risorse europee, specialmente per quanto riguarda occupazione, inclusione sociale e lotta alla povertà, che si avvalgono di risorse per un totale di 55milioni di euro, di cui 41 destinati a inclusione attiva per promuovere le pari opportunità e incrementare l'occupabilità, con riguardo alle persone vulnerabili, e 14 per incrementare le strutture e migliorare l'accesso ai servizi. Fra le innovazioni si prevede di realizzare un sistema informativo sociale a integrazione del sistema sanitario; azioni di monitoraggio per individuare criteri di premialità per le zone sociali che raggiungeranno gli obiettivi previsti nei piani sociali di zona; inseriti i laboratori di comunità, strumenti di partecipazione che attuano la sussidiarietà circolare mettendo in campo diversi attori sociali. Per la non autosufficienza viene assunto come modello di riferimento il PRINA (Piano regionale integrato per la non autosufficienza). Le azioni sperimentali che vengono introdotte sono il progetto di 'vita indipendente' e quello per favorire la domiciliarietà degli ultra65enni non autosufficienti, con estensione verso altre persone anche non anziane legate ad altre aree, come quella della psichiatria”. PG


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