QUESTION TIME (5) “ANOMALIE ACCESSO PRESTAZIONI SERVIZIO SANITARIO REGIONALE ITALIANI RESIDENTI ALL'ESTERO E STRANIERI IN ITALIA – A DE VINCENZI (RP) RISPONDE ASSESSORE BARBERINI “SALDO POSITIVO MOBILITÀ UE”
(Acs) Perugia, 12 luglio 2016 – Il consigliere regionale Sergio De Vincenzi (Ricci presidente) ha chiesto alla Giunta regionale chiarimenti sulle “condizioni di accesso alle prestazioni del Servizio sanitario regionale per gli italiani residenti all'estero e gli stranieri presenti sul territorio nazionale nelle diverse condizioni (privi di permesso di soggiorno, ecc.); quanti casi si sono verificati nel periodo gennaio 2015–giugno 2016 di ricorsi ai servizi del Ssr con pagamento totale delle prestazioni, per quale importo complessivo, la nazionalità dei pazienti (italiani, stranieri UE, extracomunitari) e la tipologia delle prestazioni erogate; ed infine se l'amministrazione regionale ha provveduto a pubblicizzare, e in quali modi, le condizioni economiche di accesso alle prestazioni sanitarie del Servizio sanitario regionale per le diverse tipologie di pazienti”.
De Vincenzi ha evidenziato di aver preso “spunto da un fatto di cronaca, cioè una famiglia di nazionalità italiana, ma residente in uno dei Paesi dell’Unione europea, dovendo ricorrere alle cure presso l’ospedale di Perugia, si è vista poi recapitare una richiesta di pagamento di diverse migliaia di euro. Tutto questo a fronte, magari, di persone prive di residenza in Italia, immigrati o comunque senza fissa dimora, che possono invece accedere senza oneri particolari al servizio sanitario regionale”.
Nella risposta, l'assessore regionale alla Sanità, Luca Barberini ha spiegato che “tutte le prestazioni a favore di cittadini italiani residenti all’estero e di cittadini di paesi stranieri che soggiornano in Italia sono regolamentate da precise norme nazionali. Per i cittadini italiani residenti all’estero, in paesi dove non ci sono accordi bilaterali, e che si trovano in temporaneo soggiorno in Italia, viene applicato apposito decreto ministeriale ('1 febbraio 96'). Altre fattispecie normative, distinte tra cittadini comunitari e cittadini extracomunitari, riguardano gli stranieri presenti sul territorio nazionale. Per quanto riguarda i cittadini comunitari, la Regione Umbria ha un saldo positivo di mobilità. Per i cittadini extracomunitari, privi di permesso di soggiorno, in base alle disposizioni nazionali, assicuriamo le prestazioni cosiddette urgenti. Vengono date prestazioni di cura anche attraverso medici di medicina generale, una scelta che riduce l’accesso ai pronto soccorso e ai presidi ospedalieri. Per questi soggetti le spese vengono sostanzialmente pagate da fondi nazionali. Nel 2014 è stato predisposto un fondo nazionale di oltre 30milioni, all’Umbria è stato assegnato il 4,3 per cento con un meccanismo di rilevazione abbastanza statistico (1milione 341mila euro), ed anche qui in questa situazione le risorse assegnate dal Governo nazionale sono state superiori ai costi che il servizio sanitario regionale ha sostenuto. Nell'anno 2015 il Servizio sanitario regionale ha preso in carico nelle strutture ospedaliere 116 cittadini italiani residenti all’estero, di questi 20 hanno pagato in proprio o erano assicurati, 96 sono definiti 'non paganti' (prestazioni rimborsate da altri Paesi). Per quanto riguarda invece i cittadini stranieri residenti all’estero che hanno usufruito di cure all’interno dei presidi ospedalieri umbri, abbiamo avuto 1.091 casi, di cui 779 non paganti, paganti in proprio o assicurati 302. All’interno dei 779, 216 vengono rimborsati con fondi aggiuntivi dal Ministero dell’Interno, 85 sono invece stranieri senza permesso di soggiorno, le cui spese per gli interventi sono rimaste a carico del servizio sanitario regionale, 46 sono finanziati da progetti umanitari”.
Nella replica, De Vincenzi, apprezzando le “puntualizzazioni particolareggiate”, ha lamentato la mancanza di delucidazioni circa la “pubblicizzazione delle varie situazioni per i residenti all’estero. Passaggio importante per evitare che questi cittadini tornando in Italia si trovino poi scoperti e comunque a dover pagare complessivamente il trattamento”. AS/