Regione Umbria - Assemblea legislativa


SANITÀ: “IN UMBRIA SERVONO MAGGIORI CONTROLLI PER LIMITARE LE TRUFFE SUI TICKET E FAR RISPARMIARE DISOCCUPATI, PRECARI E ANZIANI” - SQUARTA (FDI): “LA SALUTE NON È ROBA DA RICCHI MA UN DIRITTO DI TUTTI”

In sintesi

Il consigliere Marco Squarta (Fratelli d'Italia) commenta il rapporto 'Censis-Rbm salute' sul “crescente numero delle persone che rinunciano alle prestazioni sanitarie”. Per Squarta “aumenta in Umbria il numero degli indigenti che non possono neppure più permettersi di pagare il ticket perché troppo alto”.

(Acs) Perugia, 9 giugno 2016 - “È così che la Regione Umbria intende risolvere il problema delle liste d'attesa? Con le rinunce dei malati alle cure?”. Lo chiede, facendo riferimento al recente rapporto 'Censis-Rbm Salute' sul numero delle persone che rinunciano alle prestazioni sanitarie, il consigliere regionale Marco Squarta (Fratelli d'Italia). 

Squarta evidenzia che anche in Umbria risulta crescere il numero di indigenti che non possono curarsi. “Ci sono molte persone benestanti – spiega - che avendo possibilità  ricorrono alla sanità privata. Ma sono tante, troppe, quelle che a causa della crisi economica non possono neppure più permettersi di pagare il ticket, perché in alcuni casi è troppo alto”. 

Per il consigliere regionale di opposizione “la politica deve riprendere un discorso che interessa trasversalmente l'intera società civile, per evitare che alla fascia debole, oggi sempre più numerosa, rappresentata da disoccupati,e precari e anche da anziani pensionati costretti a sbarcare il lunario con poche centinaia di euro al mese, venga negato il diritto inalienabile alla salute. La sanità è un diritto di tutti – rimarca Squarta - e la povera gente non può essere vittima delle scelte sbagliate della politica, che potrebbe risparmiare milioni di euro tagliando inutili sprechi. La Regione metta in campo una task-force per limitare le truffe: mediante controlli seri, preventivi, si possono recuperare milioni di euro perduti con le false attestazioni e utilizzare gli stessi fondi per chi è in difficoltà. Almeno per quanto riguarda le cure – conclude – non ci devono essere sperequazioni sociali. Insomma, non è giusto che soltanto i ricchi possano curarsi”. MP/


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