In sintesi
“Serve una maggiore fluidità nella presa in carico dei malati di Sla e una maggiore unificazione del percorso con le aziende territoriali”: lo hanno detto i dirigenti della sanità umbra e dell'azienda ospedaliera di Perugia, Gianni Giovannini e Diamante Pacchiarini, nell'audizione richiesta dal consigliere regionale Marco Squarta (FDI) che si è svolta ieri pomeriggio in Terza commissione.
(Acs) Perugia, 17 marzo 2016 – Si è tenuta ieri pomeriggio nella Commissione regionale sanità e sociale un'audizione avente per oggetto il Centro di riferimento regionale per la Sla, richiesta dal consigliere Marco Squarta (FDI) per avere informazioni dai direttori della sanità umbra e dell'Azienda ospedaliera di Perugia sull'assistenza fornita dal servizio sanitario regionale ai malati di Sla. In ruolo dei convocati hanno preso parte alla seduta Gianni Giovannini e Diamante Pacchiarini.
Squarta ha ricordato che “dal 2011, su deliberazione della Giunta regionale, è stato istituito presso l'ospedale 'S. Maria della Misericordia' di Perugia un apposito Centro di riferimento per la Sla, dotato di personale formato e in collegamento con le reti delle cure primarie e riabilitative, che si avvale di uno stanziamento di 50mila euro l'anno e con la funzione di erogare ai malati assegni dagli 800 ai 1200 euro al mese per l'assistenza domiciliare. Nonostante questo – ha rilevato Squarta – apprendiamo da notizie di stampa e da segnalazioni dei cittadini che vi sarebbero ritardi e disservizi, al punto che alcuni malati sono stati costretti a ricorrere a strutture private o fuori regione”.
I dirigenti della sanità umbra e dell'azienda ospedaliera hanno spiegato che “il budget a disposizione per la Sla, composto da risorse nazionali e da quelle del Fondo regionale per la non autosufficienza, ammonta a 10 milioni di euro l'anno, cifra che riguarda tutti i pazienti in condizione di non autosufficienza. In base al Prina (Piano regionale integrato per la non autosufficienza) i malati di Sla devono avere la priorità, quindi almeno il 40 per cento deve essere riservato a disabilità gravi o gravissime. Tali risorse vengono ripartite fra tutti i distretti sanitari dell'Umbria, che decidono come utilizzarle, anche con progetti personalizzati per i disabili e non soltanto di carattere sanitario ma anche sociale e, in alcuni casi, di erogazione di denaro. Le risorse non sono sufficienti a coprire tutte le necessità – hanno detto – ma nemmeno scarse: i 10 milioni del budget per la Sla servono sia per il mantenimento dei servizi che a sostenere economicamente i pazienti. Nel primo semestre del 2015 sono stati erogati per i malati di sla assegni di sollievo per 278mila euro e 391.728 euro sono stati impiegati per i malati gravissimi. Esiste una classificazione in tre stadi sulla base della gravità della malattia”.
“Per quanto riguarda il contributo annuale di 50mila euro della Regione – hanno spiegato Giovannini e Pacchiarini – viene impiegato per il funzionamento del Centro, che si avvale di assistenza sociale e sanitaria. Ovviamente, trattandosi di un ospedale, l'assistente sociale serve anche gli altri pazienti. Un terzo dei 50mila euro servono per i medici, poi c'è l'assistenza a domicilio. La fisioterapia è delegata al territorio perché nell'azienda ospedaliera non c'è Fisiatria, mentre le Asl hanno ottimi centri dedicati, come a Passignano e a Ponte San Giovanni. Il Centro serve per la diagnosi di malattie rare, quale è la Sla, e ha quindi funzioni di certificazione e presa in carico del paziente. In Umbria ve ne sono 51 presso l'Azienda ospedaliera di Perugia, 23 a Terni, 6 a Foligno e 6 a Città di Castello. In una regione come la nostra, che non ha i centri 'Nemo' come nei grandi ospedali di Milano e Roma, che sono però gestiti a carico delle onlus che si sostituiscono al pubblico, quello che serve – hanno concluso – è maggiore fluidità nella presa in carico, un maggiore raccordo e unificazione del percorso con le aziende territoriali. Stiamo lavorando su questo”. PG/