Regione Umbria - Assemblea legislativa


LAVORI D'AULA (3) SANITÀ: “VERIFICA E AGGIORNAMENTO TARIFFARI PER ACQUISTO DISPOSITIVI PROTESICI” - LA MOZIONE DI DOTTORINI (IDV) VERRÀ POSTA AI VOTI NELLA PROSSIMA RIUNIONE DELL'ASSEMBLEA LEGISLATIVA

In sintesi

L'Assemblea legislativa dell'Umbria ha rimandato alla prossima riunione il voto su una mozione di Dottorini (Idv) che chiedeva alla Giunta regionale di intervenire sul Ministero della Salute per un aggiornamento al ribasso e secondo costi standard di mercato delle tariffe nazionali dei dispositivi protesici, attualmente ferme al 1999. Ma anche di verificare la presenza di casi di doppia tariffazione nelle Aziende sanitarie e Ospedaliere dell'Umbria, attraverso un'indagine dell'assessorato trasmessa all'Assemblea. Anche la presidente Marini ha evidenziato l'importanza che il Governo riveda il nomenclatore tariffario nazionale, assicurando però il corretto comportamento da parte delle Asl.

 

(Acs) Perugia, 9 dicembre 2014 - “La Giunta regionale si faccia portatrice della necessità, in tutte le sedi competenti, che il Ministero della Salute, inspiegabilmente inadempiente, assuma i dovuti provvedimenti per addivenire a un aggiornamento al ribasso e secondo costi standard di mercato delle tariffe del nomenclatore nazionale, attualmente ferme al 1999; si adoperi affinché vengano aggiornati i tariffari relativi ai prodotti protesici da parte delle Aziende sanitarie e Ospedaliere dell'Umbria attraverso l'invio al Ministero dei provvedimenti di determinazione delle tariffe dei prezzi di acquisto dei dispositivi protesici, fissando il livello massimo delle tariffe da corrispondere nel proprio territorio ai soggetti erogatori; verifichi se sono presenti casi analoghi nelle Asl e Aziende Ospedaliere dell'Umbria, attraverso un'indagine conoscitiva da parte dell'assessorato regionale”. È questo il dispositivo di una mozione firmata da Oliviero Dottorini (Idv) ed illustrata dallo stesso consigliere regionale all'Aula. Il documento di indirizzo, per il quale è stato rinviato, con decisione unanime, il voto alla prossima seduta dell'Assemblea legislativa, prende spunto, come evidenziato da Dottorini, “dal gesto civico e disinteressato di un cittadino che ha portato alla luce un vero e proprio caso di malagestione sanitaria che trae innanzitutto origine dalla colpevole inadempienza del governo nazionale: la doppia tariffazione dei dispositivi protesici, in questo particolare caso dei normalissimi plantari per bambino”. La decisione unanime del rinvio del voto, ha preso corpo dopo l'intervento della presidente della Giunta regionale, Catiuscia Marini che ha assicurato  come la Asl in questione (n. 1) si sia “comportata correttamente perché ha addirittura applicato il nomenclatore nel margine di autonomia rimasto di una riduzione del 20 per cento”, mentre l'auspicio è che “a livello nazionale il Ministero della Salute aggiorni il nomenclatore rispetto al 1999, ne tolga tutta una serie di contenuti, ausili non più convenzionati ed inutili, molti superati e per i quali ci sono migliori condizioni di mercato”.

OLIVIERO DOTTORINI (Idv – unico firmatario mozione): “La mozione prende spunto dal gesto civico e disinteressato di un cittadino che ha portato alla luce un vero e proprio caso di malagestione sanitaria che trae origine innanzitutto dalla colpevole inadempienza del governo nazionale. Si tratta della doppia tariffazione dei dispositivi protesici, in questo particolare caso dei normalissimi plantari per bambino. Questo cittadino, recatosi in una sanitaria regionale per acquistare dei plantari correttivi per il figlio, pagandoli 69,12 euro è stato al contempo informato che quel tipo di presidio sanitario poteva essere acquisito attraverso il servizio sanitario regionale. Tre mesi dopo, al momento di rinnovare i plantari, lo stesso soggetto si è recato presso la Asl e ha verificato che l’iter suggeritogli era possibile. Ha ottenuto quindi una certificazione da consegnare al negozio fornitore, ottenendo i plantari senza alcun esborso di tasca propria, ma si è accorto che in questo documento era riportata la cifra che la Asl avrebbe corrisposto alla sanitaria: 172,952 euro. In pratica, gli stessi plantari se acquistati da un privato cittadino hanno un costo, mentre se acquistati tramite l'Azienda sanitaria locale, in questo caso la Asl 1, costano quasi il triplo. Da qui la comunicazione del cittadino alla Regione, attraverso Posta elettronica certificata. Il 9 settembre scorso quindi sono stati portati a conoscenza della questione, con ampia e esaustiva documentazione, la Regione Umbria, il Ministero della Salute e l'Azienda sanitaria locale n.1. Ma dopo una prima telefonata da parte della struttura della Asl 1 in cui si annunciava la presa in carico del problema anche attraverso la predisposizione di un relazione, nessun’altra comunicazione è avvenuta e il cittadino si è rivolto direttamente agli organi di informazione. In particolare al quotidiano nazionale “La Repubblica” che ha pubblicato la lettera suscitando l’interesse della trasmissione “Le Iene” intitolata “Paga la Asl? Costa il triplo” a cura di Giulio Golia andato in onda il 15 ottobre scorso. Se pensiamo che già sui 70 euro la sanitaria in questione ha applicato un congruo ricarico, possiamo avere l’idea di quali possano essere i margini di guadagno quando si passa a 172 euro. Il problema è di chi deve tutelare le prerogative pubbliche, quindi anche nostro in quanto amministratori della cosa pubblica. Questa vicenda mette a nudo sprechi e malagestione di cui, a quanto pare, deve rispondere soprattutto il governo nazionale, ma che interpella anche il servizio sanitario regionale. Risulta paradossale che possa esistere una doppia tariffazione su prodotti identici e che nessuno fino ad oggi si sia reso conto di questa situazione. È probabile che casi come quello denunciato si verifichino anche per altre categorie di forniture sanitarie. Altro che spending review, razionalizzazioni, costi standard: qui siamo sull’orlo di una voragine di sprechi che con tutta probabilità si sono accumulati negli anni e che verosimilmente conducono a responsabilità che vanno oltre quella regionale, anche se non la escludono. L'implicazione più evidente è da rintracciare nella lentezza e nella indisponibilità del Governo nazionale ad aggiornare il nomenclatore tariffario nazionale, cioè lo strumento di riferimento nazionale per l’individuazione dei costi dei singoli presidi o protesi. Questa sorta di preziario, tutt'ora in vigore, è del 1999. Il governo nazionale si rifiuta di aggiornarlo creando una voragine di sprechi legalizzati. Chi può intervenire per tentare di sanare, o quanto meno ridurre, il danno rispetto a questa situazione è la Regione. Il Direttore regionale del Servizio sanità della Regione Umbria nel corso di una recente audizione presso la Terza Commissione consiliare ha detto che  'le Regioni fissano il livello massimo delle tariffe da corrispondere nel proprio territorio ai soggetti erogatori. Al fine di consentire l'acquisizione delle informazioni necessarie alla programmazione sanitaria nazionale ed al monitoraggio della spesa relativa all'assistenza-protesica, le Regioni e le Province autonome provvedono ad inviare al Ministero della Sanità i provvedimenti regionali e provinciali di determinazione delle tariffe e dei prezzi di acquisto dei dispositivi protesici di cui, rispettivamente, agli elenchi 1 e 2 e 3 del nomenclatore allegato', aggiungendo anche che 'si sta organizzando un confronto con le organizzazioni sindacali delle sanitarie allo scopo di concordare un prezzo scontato rispetto al nomenclatore tariffario'. Crediamo che occorra agire con urgenza per rimediare ad una stortura che sta generando costi esorbitanti a danno delle casse delle Aziende sanitarie locali con ripercussioni sulla credibilità nei confronti dei semplici cittadini e sulle tenuta delle finanze regionali. Non è possibile ammettere che il Servizio sanitario, quindi la collettività, spenda un euro in più rispetto al privato. Caso mai dovrebbe essere l’inverso, e il Servizio sanitario, essendo sicuramente il maggiore fornitore di utenza, dovrebbe essere in grado di spuntare prezzi migliori. Per questo chiediamo che la Giunta regionale si faccia portatrice della necessità, in tutte le sedi competenti, che il Ministero della Salute, inspiegabilmente inadempiente, assuma i dovuti provvedimenti per addivenire a un aggiornamento al ribasso e secondo costi standard di mercato delle tariffe del nomenclatore nazionale, attualmente ferme al 1999. Oltre a ciò chiediamo all'Esecutivo di verificare la presenza di casi analoghi nelle Aziende sanitarie e Ospedaliere dell'Umbria, attraverso un'indagine conoscitiva svolta dall'Assessorato competente e trasmessa all'Assemblea legislativa”.

Interventi:
GIANLUCA CIRIGNONI (Up-Ncd): “MOZIONE DELLA MAGGIORANZA COME AUTOASSOLUZIONE VERSO UN COMPORTAMENTO DELLA GIUNTA REGIONALE DI SCARSA TRASPARENZA - D'accordo sul contenuto della mozione. D’altronde quando l’Amministrazione pubblica paga il doppio per un presidio sanitario rispetto a quello che si può trovare nel privato, suscita dubbi e sdegno da parte del cittadino che ascolta. Nello specifico, il cittadino ha segnalato la questione attraverso una PEC certificata senza ottenere risposte. Ma del resto la Giunta regionale, come ho già segnalato altre volte, non risponde neanche alle legittime interrogazioni dei consiglieri regionali, o comunque lascia passare molto tempo. Questo significa mancanza di democrazia, di rispetto verso i cittadini e verso la funzione degli stessi consiglieri regionali. Questa mozione della maggioranza è comunque una sorta di autoassoluzione verso un comportamento tenuto dalla Giunta di scarsa trasparenza. Si tratta di un sostanziale cortocircuito perché risulta strano che a fronte di una comunicazione certificata da parte di un cittadino si aspetti ad intervenire solo dopo un servizio televisivo de 'Le Iene'”.

CATIUSCIA MARINI (Presidente Giunta regionale): “NON SI TRATTA DI MALAGESTIONE, CORRETTO COMPORTAMENTO ASL 1. IL GOVERNO RIVEDA NOMENCLATORE DEL 1999 - La mozione parte dando per assunto che quanto riportato da 'Le Iene' e quanto evidenziato dal cittadino nasca da un comportamento di mancata vigilanza o, addirittura,  'mala gestione della sanità', da parte dell’Azienda sanitaria e del sistema sanitario regionale. Gli ausili, come i dispositivi protesici, vengono acquistati dai cittadini previa autorizzazione del servizio sanitario, presso strutture private con requisiti minimi strutturali ed accreditati. Il servizio sanitario rimborsa l’acquisto alle singole strutture, ma, come per la farmaceutica, nell’ambito di un contratto nazionale. Qualunque dispositivo protesico venga acquistato, di quelli disciplinati dal decreto ministeriale, il sistema sanitario li rimborsa nelle modalità previste, identiche su tutto il territorio nazionale. Questo tema è oggetto di una grande discussione tra i Presidenti di Regione e il Ministero perché noi vorremmo che accanto a dei nomenclatori nazionali ci fosse un’autonomia regionale. Va considerato il periodo in cui le Regioni effettuano il rimborso, perché è questo che può fare il prezzo. Ad esempio l'Umbria lo fa entro trenta giorni, altre Regioni arrivano vicino ai tre anni ed è evidente che il prezzo dei dispositivi al servizio sanitario può essere anche più alto di quello dei privati. Si paga il ritardo e l'inefficienza. La Regione Umbria ha posto il problema del nomenclatore chiedendo di poter fare una gara di livello regionale, perché siamo convinti di spuntare un prezzo nettamente migliore di quello del nomenclatore. Per rimanere al tema la Asl n. 1 si è comportata correttamente. Dopo la trasmissione de 'Le Iene' l'Azienda ha risposto anche con un comunicato ufficiale, però è evidente che quando si risponde con una nota che smentisce la trasmissione non c’è spazio di replica nella trasmissione. Ed anche questo è discutibile. La Asl in questione si è comportata correttamente perché ha addirittura  applicato il nomenclatore  nel margine di autonomia rimasto di una riduzione del 20 per cento. La Direzione Sanità e l’Azienda sanitaria hanno aperto un’indagine ispettiva amministrativa con la struttura per verificare se ha violato le condizioni per essere fornitrice del servizio sanitario. Mi sento di respingere la prima parte dell'introduzione della mozione, perché fa intendere che siamo in presenza di un caso di mala gestione. E a me questo, dagli atti, non risulta. La Giunta regionale, peraltro, ha pure aggiornato, e siamo una delle poche regioni italiane, i requisiti minimi su tutta questa materia proprio perché di difficile regolamentazione, dove le maglie nazionali sono molto larghe. La Regione Umbria ha fatto un suo regolamento (delibera del 2013) ed ha aperto un confronto con le associazioni di categoria delle aziende fornitrici ausili e protesi, allo scopo di concordare il prezzo scontato sui limiti previsti dalla norma nazionale per tutto il territorio regionale. Bene, invece, se la mozione si indirizza ad auspicare che a livello nazionale il Ministero della Salute aggiorni il nomenclatore rispetto al '99, ne tolga tutta una serie di contenuti, ausili non più convenzionati ed inutili, molti superati e per i quali ci sono migliori condizioni di mercato. La Asl, alla luce di quanto dichiarato, anche dal titolare della struttura nel corso della trasmissione, è parte offesa. La Asl 1 ha dato mandato ai legali dell’azienda di valutare le azioni di responsabilità e eventualmente di risarcimento per il danno arrecato al sistema sanitario regionale, in modo particolare all’azienda stessa”. AS/


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