Regione Umbria - Assemblea legislativa


LAVORI D'AULA(2): “NO A REFERENDUM SOLO IN PERIODO DI ELEZIONI REGIONALI E AMMINISTRATIVE PER OLTRE IL 50% DEI COMUNI” - L'ASSEMBLEA LEGISLATIVA APPROVA ALL'UNANIMITÀ LE MODIFICHE ALLA LEGGE '14/2010'

In sintesi

L'Assemblea legislativa dell'Umbria ha approvato all'unanimità la modifica alla legge regionale '14/2010' (Disciplina degli istituti di partecipazione alle funzioni delle istituzioni regionali - Iniziativa legislativa e referendaria, diritto di petizione e consultazione) che aumenta i periodi nei quali è possibile svolgere i referendum. Grazie a questa modifica sarà quindi possibile svolgere referendum “in ogni periodo dell'anno esclusi quelli (sei mesi prima e dopo) in cui sono indette elezioni regionali o amministrative (comunali) che interessino oltre il 50 per cento dei Comuni umbri”.

 

(Acs) Perugia, 2 dicembre 2014 – L'Assemblea legislativa dell'Umbria ha approvato all'unanimità la modifica alla legge regionale '14/2010' (Disciplina degli istituti di partecipazione alle funzioni delle istituzioni regionali - Iniziativa legislativa e referendaria, diritto di petizione e consultazione) che aumenta i periodi nei quali è possibile svolgere i referendum. Grazie a questa modifica sarà quindi possibile svolgere referendum “in ogni periodo dell'anno esclusi quelli (sei mesi prima e dopo) in cui sono indette elezioni regionali o amministrative (comunali) che interessino oltre il 50 per cento dei comuni umbri”.

Il relatore unico, nonché promotore della proposta di legge, Oliviero Dottorini (Idv) ha sottolineato come oggi “ripariamo a una stortura normativa e rendiamo possibile la reale e non fittizia partecipazione dei cittadini alla vita politica della nostra regione. Con questo voto restituiamo ai cittadini la democratica possibilità di esprimersi su questioni di rilevanza regionale e di interesse pubblico e ripariamo a quello che abbiamo considerato un vero e proprio 'furto di democrazia'. Perché un diritto inesigibile è un diritto negato e da questo punto di vista la legge era quanto meno contraddittoria in quanto rendeva indisponibile un diritto sancito dallo stesso Statuto regionale. La legge '14/2010' di fatto – spiega il relatore - impediva l'applicazione dell'istituto partecipativo referendario sancito dagli articoli 22, 23 e 24 dello Statuto della Regione Umbria, visto che era incompatibile celebrare un referendum in concomitanza di altre consultazioni elettorali politiche, nazionali o amministrative. E visto che ogni anno vi è almeno un Comune chiamato al voto, questo rende evidente che mai sarebbe possibile celebrare un referendum. Addirittura il parere della Commissione Garanzia statutaria sulla '4/2010', da noi richiesto, afferma che, per come è redatta, dalla legge si potrebbe addirittura dedurre che il referendum in Umbria non è espletabile neppure in concomitanza con il turno elettorale in uno qualsiasi dei 5mila comuni d'Italia. Quindi in Umbria, di fatto, il referendum era un diritto sancito sulla carta, negato nei fatti. Ora sarà possibile svolgere i referendum almeno in tre dei cinque anni della legislatura regionale”.

Il consigliere regionale Andrea Lignani Marchesani (Fratelli d'Italia), promotore in Commissione di un emendamento poi approvato all'unanimità, dopo aver ricordato il suo sostegno alla proposta di legge, ha sottolineato come “le elezioni comunali sono l'ultimo baluardo e il fulcro della partecipazione popolare. Per questo è importante tutelarle e mantenere l'incompatibilità dei referendum quando vanno al voto almeno il 50 per cento dei comuni umbri. Obiettivo raggiunto grazie all'emendamento che ho proposto, ma di cui non rivendico la paternità perché poi è stato sottoscritto e votato da tutti. I cittadini, infatti, in un momento di antipolitica in cui vanno poco a votare, sono ancora interessati al destino del loro comune: le comunali sono forse l’unico momento in cui le persone ancora si sentono coinvolte in una scadenza elettorale in cui veramente c’è un pathos di partecipazione. Questa soluzione è un vantaggio anche per i promotori dei referendum visto che farli svolgere durante il voto amministrativo distoglierebbe attenzione dalla proposta referendaria. Negli anni si è sbandierata, agitata come una clava, l'effettiva impossibilità di brandire un referendum per fare poi demagogiche proposte di antipolitica. Di fatto si è verificato una sorta di cortocircuito democratico per cui c’era una sorta di gioco delle parti. Quindi ben venga questa norma”. DMB/


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