TURISMO: VALUTAZIONI CRITICHE ALLA PROPOSTA DI LEGGE PER LA RESIDENZA DI OSPITALITÀ DIFFUSA” - AUDIZIONE DELLA SECONDA COMMISSIONE
Audizione della Seconda Commissione sulla proposta di legge a firma dei consiglieri Chiacchieroni, Barberini, Smacchi (Pd), Monacelli (Udc) e Rosi (FI), che prevede le 'Residenze di ospitalità diffusa' per il recupero e il pieno utilizzo dei borghi e dei centri storici dei comuni di medie-piccole dimensioni dopo la loro ricostruzione post-terremoto. La proposta andrebbe a modificare il 'Testo unico in materia di turismo' apportando modifiche alla definizione di Albergo diffuso. Nel corso dell'audizione sono emerse valutazioni critiche e la richiesta di più tempo per il dibattito.
(Acs) Perugia, 10 novembre 2014 – Questa mattina, nella sala Partecipazione di Palazzo Cesaroni, si è svolta l'audizione della Seconda Commissione, presieduta da Gianfranco Chiacchieroni, sull'atto 'Ulteriori modificazioni della legge regionale 12 luglio 2013, n. 13 (Testo unico in materia di turismo)'. La proposta di legge di iniziativa dei consiglieri Gianfranco Chiacchieroni, Luca Barberini e Andrea Smacchi (Pd), Sandra Monacelli (Udc) e Maria Rosi (FI), prevede le 'Residenze di ospitalità diffusa' per il recupero e il pieno utilizzo dei borghi e dei centri storici dei comuni di medie-piccole dimensioni (non oltre 16mila 500 residenti ed altitudine sopra 500 metri slm) dopo la loro ricostruzione post-terremoto. La proposta di legge andrebbe a modificare il 'Testo unico in materia di turismo' apportando, di fatto, modifiche alla definizione di Albergo diffuso. Nel corso dell'audizione sono emerse valutazioni critiche sull'introduzione della nuova classificazione di 'Residenza di ospitalità diffusa' e la richiesta di più tempo per il dibattito.
GIUSEPPE NARDONE (Segretario generale Associazione nazionale Alberghi diffusi): “Il mio invito è a tutelare la parola e il concetto 'albergo diffuso'. È importante per l'aspetto turistico e per quello dell'internazionalizzazione. Su questo aspetto non serve isolare l'Umbria che è stata una delle prime Regioni a normare l'albergo diffuso. Serve una definizione chiara di albergo diffuso, che si rivolge ad un target di clientela completamente diverso da quello dell'albergo tradizionale. Anzi, in altre regioni ci sono spesso azioni sinergiche tra i due. Non mi sembra che ci sia nessuno contrario all'albergo diffuso, ma ci sono aspetti che vanno rivisti, serve lavorare ad un testo condiviso. Vendere un albergo diffuso nel mondo è vendere un territorio. Vorrei poter inserire l'Umbria nelle nostre future proposte al mercato internazionale di albergo diffuso in Italia”.
GIACOMO FABRIZI (azienda agraria Malvarina di Assisi): “La nostra esperienza è quella di un albergo diffuso di campagna. Ci siamo voluti differenziare dal classico agriturismo. Chiedo la tutela dell'albergo diffuso che è una cosa diversa dall'offerta classica dell'albergo e che ha grandi potenzialità in Umbria”.
DONATELLA GENTILUCCI (albergo diffuso Borgo Sant'Angelo di Gualdo Tadino): “In Umbria ci sono molte difficoltà per un imprenditore ad accedere al nome albergo diffuso, per un'opposizione che ha un motivo che io non capisco. La nostra utenza non contrasta con altre forme di turismo, ma è una piccola nicchia di mercato che riesce a vivere perché c'è chi cerca una vacanza diversa da quella offerta dagli alberghi tradizionali e che fa crescere tutte le attività che gli vivono intorno. Diamo ai turisti anche questa possibilità per venire in Umbria. Però con la definizione di residenza diffusa rischiamo di sminuire l'albergo diffuso umbro rispetto al resto d'Italia”.
ROLANDO FIORINI (Confcommercio Perugia): “Questo può sembrare un tema minore, ma non lo è. Bisogna aiutare i territori, ma non creare false aspettative. L'albergo diffuso è presente in una legge regionale, ma mancano gli strumenti operativi. Perché adesso si parla di residenza diffusa? È un modo per girare intorno al problema? Il percorso che sta facendo la Giunta è lo stesso del Consiglio? A livello nazionale per la prima volta da tempo il Governo sta tentando di fare chiarezza sul turismo: non sarebbe più opportuno un confronto aspettando questo decreto? I dati del turismo regionale ci dicono che l'Umbria ha più offerta ricettiva della domanda che riesce a creare: ci dobbiamo domandare come essere più competitivi. Nella proposta di legge c'è un pericolo: il tema della destinazione d'uso per la residenza diffusa, che non migliora la qualità dell'offerta ricettiva. I comuni, comunque, devono fare maggiore attività di controllo”.
LUCA SABATINI (Confindustria Umbria): “Questo testo è una proposta su cui poter lavorare per costruire l'albergo diffuso in Umbria. Ma così com'è è una proposta di legge per il bed&breakfast diffuso. Per questo il nostro parere non è positivo perché non risponde alle esigenze del territorio. La riflessione è se collocare l'albergo diffuso nella ricettività alberghiera o in quella extra-alberghiera. Più classificazioni creiamo per l'offerta turistica e più confusione creiamo nei turisti stranieri, per questo invito a rivedere tutte le classificazioni. Abbiamo forti perplessità sul comma che stabilisce che una struttura commerciale mantenga una destinazione d'uso residenziale, anche perché non c'è esclusività quindi una parte della struttura potrebbe essere abitata. Siamo contrari al b&b diffuso, una polverizzazione dell'offerta che non porta vantaggi. Anche perché in Umbria abbiamo oltre 3mila strutture ricettive, con un'occupazione media delle camere dell'alberghiero del 45 per cento, con una tariffa media di 61 euro e una redditività lorda per posto letto di 27 euro”.
VINCENZO BIANCONI (Federalberghi Perugia): “Chiediamo un percorso di confronto molto più lungo su questo tema. Il settore del turismo umbro è in grandissima difficoltà e gli imprenditori della ricettività in particolare. Non siamo contro gli alberghi diffusi, ma ci chiediamo se c'è la necessità di nuove tipologie nell'esperienza ricettiva. Se mettiamo qualcosa di non chiaro nella legge, se creiamo qualcosa che non può reggere, le difficoltà possono solo aumentare. Studiamo bene la modalità che crei ulteriore valore agli imprenditori che già sono nel mercato e rilanciare le strutture esistenti”.
PAOLA PASQUARELLI (Suap Comune Gualdo Tadino): “Il testo esprime qualche dubbio interpretativo che solleva perplessità nell'applicazione. Con la destinazione d'uso si passa dall'alberghiero all'extra-alberghiero e con l'equiparazione alle caratteristiche di un albergo a tre stelle c'è il problema delle barriere architettoniche”.
DEFINIZIONE DI 'RESIDENZE DI OSPITALITÀ DIFFUSA' PREVISTA NELLA MODIFICA LEGISLATIVA IN QUESTIONE: “Strutture ricettive a gestione unitaria situate nei comuni con popolazione non superiore a 16mila 500 residenti, situati al di sopra dei 500 metri di altitudine, che, al fine di garantire il miglior utilizzo del patrimonio edilizio esistente e il recupero degli immobili in disuso, sono dotati di unità abitative dislocate in edifici diversi ed integrate tra loro dalla centralizzazione in un unico stabile dell'ufficio di ricevimento, delle sale di uso comune e, eventualmente, degli altri servizi offerti. Tali unità abitative sono ubicate nel comune in cui ha sede lo stabile dell'ufficio di ricevimento, ad una distanza non superiore a metri quattrocento dallo stabile medesimo. Per i comuni che non rientrano nei parametri descritti sopra, le residenze di ospitalità diffusa possono essere ubicate nei borghi e nei centri storici nel cui perimetro risiede una popolazione non superiore a 300 unità. L'utilizzo delle unità abitative a scopo di ospitalità diffusa non comporta mutamento di destinazione d'uso delle stesse da tipologia residenziale a quella di attività di servizi. Le residenze di ospitalità diffusa devono essere in possesso almeno dei requisiti previsti per la classificazione degli alberghi a tre stelle. I Comuni potranno decidere l'esclusione di aree dove non è applicabile tale normativa”.DMB/AS