SANITÀ: “PREOCCUPAZIONE PER LA SCHIZOFRENICA ORGANIZZAZIONE DEI 14 POSTI DI RSA PRESSO L’OSPEDALE COMPRENSORIALE DI GUBBIO-GUALDO TADINO” – NOTA DI MONACELLI (UDC)
Il capogruppo regionale Udc Sandra Monacelli interviene, manifestando perplessità, in merito alla diminuzione del numero dei posti letto, legata alla creazione di 14 posti di Rsa, in dotazione alla struttura di emergenza-urgenza presso l'ospedale di Branca. Monacelli valuta “positivo l'aumento dei posti di residenza sanitaria assistita nell'ospedale di Branca” ma si chiede “come faranno i medici di base ad assistere il loro paziente che, pur trovandosi in ospedale, non sarà seguito dai medici che vi operano”.
(Acs) Perugia, 8 settembre 2014 - “Dietro l'apparente positività rappresentata dall'aumento dei posti di Residenza sanitaria assistenziale in Alto Chiascio, emerge giorno dopo giorno la preoccupante improvvisazione con la quale viene affrontata tale vicenda. Spero non sfugga a nessuno che, prima di qualsiasi disputa di carattere organizzativo circa l'ubicazione dei posti letto, sussista la questione della presa in carico e della continuità assistenziale, che deve essere garantita ad un paziente complesso da gestire”. Lo dice il consigliere regionale Sandra Monacelli (Udc), che definisce “schizofrenica” l'organizzazione dei 14 posti disponibili per la residenza assistita nell'ospedale comprensoriale di Gubbio-Gualdo Tadino.
“Oltre ai rischi già abbondantemente segnalati – spiega Monacelli - della riduzione dei posti letto assegnati all'ospedale che, andando in sottrazione ai 136 assegnati, rendono di poco superiore la dotazione rispetto al limite dei 120 previsto per le strutture di emergenza-urgenza rischiando di comprometterne l'esistenza, vi è anche il paradosso di chi in maniera continuativa si dovrà prendere cura dei pazienti: non i medici dell’ospedale, ma quelli di base. Può oggettivamente essere affidato il coordinamento al solo personale infermieristico o ausiliario che, di volta in volta a seconda della gravità del paziente, telefonerà tempestivamente al medico di famiglia? Il medico di famiglia, esercitando la professione a diversi chilometri dall’ospedale, si vedrà quindi costretto a dismettere altre visite, ambulatoriali o domiciliari, per correre nel reparto di Rsa dove il paziente, pur trovandosi in un ospedale, non è assistito dai medici che vi lavorano. Queste sono le decisioni che si accinge a prendere la Usl 1 sui nuovi posti di Rsa dell’ospedale di Branca”.
“Fino ad oggi – prosegue - parametri organizzativi stringenti circa le dotazioni di personale assegnato alle strutture di Rsa e Rp (Residenza protetta) hanno imposto regole ferree, pena la messa in discussione degli accreditamenti e, di conseguenza, hanno finito con il compromettere notevolmente i bilanci di queste strutture. Ora, quale nuova frontiera si sta dunque aprendo verso l'ampliamento dei servizi, la razionalizzazione e il loro funzionamento? Il dibattito non riguarda esclusivamente i burocrati o gli addetti ai lavori. L'organizzazione della sanità e dei servizi territoriali resta un argomento centrale rispetto al quale la politica, le istituzioni e i cittadini non possono sottrarsi. A nessuno è dato scegliersi il se, il quando o il dove ammalarsi, dunque avere una sanità che funzioni è interesse comune. Ma se queste sono le premesse – conclude - non mi pare proprio il verso giusto”. RED/pg