NON AUTOSUFFICIENZA: IL COMITATO DI VIGILANZA E MONITORAGGIO SI OCCUPA DELL'ATTUAZIONE DELLA LEGGE
Il Comitato per il monitoraggio e la vigilanza sull'Amministrazione regionale ha ascoltato il dirigente della Direzione regionale salute e coesione sociale Gianni Giovannini in merito all'attuazione della legge n.9/2008 sulla non autosufficienza. Confermati i finanziamenti per il Progetto regionale integrato sulla non autosufficienza e gli indirizzi volti ad evitare il ricovero in strutture residenziali mantenendo la domiciliarità.
(Acs) Perugia, 17 marzo 2014 – Il Comitato per il monitoraggio e la vigilanza sull'Amministrazione regionale, presieduto da Maria Rosi, ha ascoltato oggi il dirigente della Direzione regionale salute e coesione sociale Gianni Giovannini in merito all'attuazione della legge '9/2008' sulla non autosufficienza. Durante l'incontro è stato spiegato che l'obiettivo che la legge si poneva era “il mantenimento nell'ambito familiare delle persone non autosufficienti, per evitarne l'ospedalizzazione o il ricovero in strutture residenziali. La programmazione regionale per l'anno 2014 ha rivisto le priorità sulla base dell'attuale sistema di risorse, incrementando ancora di più l'integrazione tra risorse sociali e sanitarie (Progetto regionale integrato sulla non autosufficienza) e vincolando quote di risorse economiche, come richiesto dal Fondo nazionale, per le gravissime disabilità, compresa la Sla. Il fondo per la non autosufficienza nel 2014 ammonterà a circa 8milioni di euro e in parte arriverà direttamente ai Comuni, proprio per rafforzare la funzione di mantenimento della domiciliarità”.
Il consigliere Massimo Buconi (Psi) ha rilevato che “esistono disparità territoriali sui servizi domiciliari offerti, che poi risultano meno dispendiosi della residenzialità solo perché l'assistenza a domicilio copre spesso un esiguo numero di ore alla settimana. Sarebbe forse opportuno puntare di più sulla semi residenzialità. Nel settore della residenzialità per anziani non autosufficienti ci sono forti interessi che si muovono tra residenze assistite che puntano a riempire i posti disponibili, strutture che non sono adeguate ma vorrebbero ottenere un riconoscimento e una diffusa presenza di badanti in nero che forniscono assistenza in modo irregolare”.
Giovannini ha replicato spiegando che “la semi residenzialità può essere attivata solo se c'è un supporto adeguato da parte della famiglia. La scelta del ricovero nelle strutture residenziali deve essere per noi l'ultima opzione, dato che puntiamo molto sulla permanenza dei soggetti nelle rispettive abitazioni, che ha costi economici e sociali minori e vorremmo aumentare del 20 percento. La crisi economica ha portato a ridurre le richieste di residenzialità esterna, con le famiglie che scelgono spesso di mantenere l'anziano in casa”. MP/