Regione Umbria - Assemblea legislativa


SICUREZZA: PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI 2013/2014 – IL DOCUMENTO DELLA GIUNTA APPROVATO A MAGGIORANZA IN PRIMA COMMISSIONE

In sintesi

La Prima Commissione dell'Assemblea legislativa dell'Umbria, con 6 voti favorevoli (Partito democratico, Italia dei valori e Rifondazione comunista, e tre contrari (Forza Italia, Fratelli d'Italia e Nuovo centrodestra ) ha approvato l'atto di programmazione 2013-2014 degli interventi in materia di sicurezza dei cittadini. Nel documento è prevista, tra l'altro,  l'imminente firma di un protocollo di intesa tra Regione e ministero dell'Interno per attivare iniziative innovative e sperimentali finanziate dal Governo nazionale. Il documento indica per il 2013 uno stanziamento di 272mila euro.

(Acs) Perugia, 27 febbraio 2014 – La Prima Commissione dell'Assemblea legislativa dell'Umbria, presieduta da Oliviero Dottorini, ha approvato a maggioranza (6 voti favorevoli di Partito democratico, Italia dei valori e Rifondazione comunista; tre contrari di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Nuovo centrodestra ) l'atto di programmazione 2013-2014 degli interventi in materia di sicurezza dei cittadini. Il documento indica per il 2013 uno stanziamento di 272mila euro ripartiti tra “Patto per Perugia sicura”, bandi per il miglioramento della sicurezza delle comunità locali; servizi di prima assistenza e aiuto alle vittime di fatti criminosi; promozione di accordi e intese con lo Stato e le autonomie locali, “Patto per Terni sicura”. Prevista inoltre l'imminente firma di un protocollo di intesa tra Regione e ministero dell'Interno per attivare iniziative innovative e sperimentali finanziate dal Governo nazionale. L'atto sarà discusso in Aula nella prossima seduta; relatore di maggioranza Fausto Galanello (Pd), Massimo Monni (Ncd) per l'opposizione

Il consigliere Massimo Monni (Ncd), nel suo intervento prima del voto ha espresso la propria  contrarietà all'atto: “Sono troppo poche le risorse messe a disposizione. Si sarebbero potute recuperare tagliando i fondi per attività come l'emigrazione o la cooperazione, non lo si è fatto preferendo spendere per mandare a spasso alcuni dirigenti regionali”. E Andrea Lignani Marchesani (Fd'I) ha spiegato il suo no sottolineando che l'atto normativo sulla sicurezza era stato “particolarmente  voluto dal centrodestra, tant'è che ne condividiamo l'impianto. La finalità principale della legge era quella di entrare concretamente nelle emergenze sociali, ma a questo giusto obiettivo non corrisponde poi  un sostanziale impegno ed economico”. Il capogruppo del Pd Renato Locchi, nell'esprimere il voto favorevole sull'atto della Giunta ha rimandato alla discussione in Aula ogni valutazione ed  analisi sul “complesso e articolato problema della sicurezza a Perugia e in Umbria”. E Raffaele Nevi, infine, capogruppo di Forza Italia rivolgendosi al capogruppo del Pd, ha detto che “il fatto che si continui a minimizzare il problema della sicurezza  non può che farci felici, in quanto aumenta i consensi elettorali a nostro favore. Noi riteniamo che i problemi relativi alla sicurezza, a Perugia e in Umbria, siano drammatici.  Locchi farebbe bene ad aprire occhi e orecchie visto che anche esponenti del suo partito, come l'ex senatrice Fioroni, indicano la necessità di cambiare atteggiamento”.


SCHEDA:  PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI 2013/2014 PER LA SICUREZZA DEI CITTADINI

L'IMPEGNO FINANZIARIO della Regione per il 2013 è di 272mila euro, così ripartiti: “Patto per Perugia sicura” 35 mila euro; miglioramento della sicurezza delle comunità locali 200 mila euro; servizi di prima assistenza e aiuto alle vittime di fatti criminosi 27 mila euro; promozione accordi e intese con lo stato e i soggetti delle autonomie locali 10 mila euro; “Patto per Terni sicura” 10 mila euro.

I PATTI PER LA SICUREZZA costituiscono lo strumento privilegiato per assicurare il coordinamento tra gli interventi finalizzati al miglioramento delle condizioni di sicurezza delle comunità. La strategia è incentrata su: affermazione della legalità; sull'integrazione delle politiche di coesione; coordinamento e integrazione delle diverse politiche settoriali; collaborazione con gli uffici dello Stato per il coordinamento delle azioni, anche ai fini dell'acquisizione e scambio di informazioni sui fenomeni connessi alla sicurezza. I Patti vedono di volta in volta il coinvolgimento e la collaborazione tra la Regione, gli Enti locali, il ministero dell'Interno, gli organi periferici dello Stato, le forze dell'ordine.

In attuazione del PATTO PER PERUGIA SICURA è stato istituito presso la Questura di Perugia il 'Reparto di prevenzione crimine Umbria – Marche', in locali ristrutturati e arredati con le risorse messe a disposizione dalla Regione Umbria, dalla Provincia di Perugia e dal Comune di Perugia. È stato poi istituito, nel dicembre 2012, il Posto di Polizia "Centro Storico". E con l'ultimo Patto per Perugia Sicura, sottoscritto il 26 marzo 2013, la Regione Umbria si è impegnata a stanziare 70 mila euro per il biennio di validità del Patto. In questo quadro di collaborazione istituzionale rientra anche la Convenzione tra la Regione Umbria e la Provincia di Perugia per l'impiego della Polizia Provinciale in servizi di vigilanza e prevenzione della criminalità presso le aree particolarmente sensibili del territorio urbano della città di Perugia, quali la stazione di Fontivegge, Piazza del Bacio, Piazza Italia e Corso Vannucci. Avviato il percorso istituzionale per definire una strategia condivisa per la costruzione del PATTO PER TERNI SICURA”, città in cui è molto sentito il problema dei furti nelle abitazioni e dove la Regione finanzierà la stampa di opuscoli informativi per le famiglie sulla prevenzione.

Oltre ai Patti per la Sicurezza, la Regione promuove accordi di partenariato tra i Comuni, i PATTI LOCALI PER LA SICUREZZA INTEGRATA, per la realizzazione di azioni in ambito locale. Con questi accordi la Regione si propone di stimolare forme strutturate di programmazione e cooperazione tra Enti locali, per favorire una gestione associata di area vasta di interventi mirati a migliorare la sicurezza dei cittadini e un approccio di sistema ai problemi di sicurezza urbana sul territorio regionale. I Patti si strutturano in due parti: l'ACCORDO DI PARTENARIATO, che definisce e regola le modalità di cooperazione tra i soggetti sottoscrittori e il PROGRAMMA DI AZIONE, un insieme di azioni e di interventi per dare concreta attuazione ed efficacia all'Accordo tra gli enti. Per promuovere l'adozione dei Piani locali la Regione Umbria metterà a disposizione il supporto tecnico necessario a selezionare e finanziare i patti che verranno presentati a fronte di un avviso pubblico come proposte di candidatura, poi valutate da una commissione tecnica regionale.

Per accrescere l'efficacia dei Patti sarà sottoscritto a breve un PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE E MINISTERO DELL'INTERNO (solo Umbria e Friuli lo hanno attivato) che consentirà tra l'altro la raccolta dei dati in tempo reale connettendo diversi sistemi informativi, articolato su sette aree di intervento: degrado urbano - ambientale e riqualificazione urbana; monitoraggio del territorio, esercizi pubblici e commercio abusivo; disagio, devianza giovanile, violenza a donne e minori e prostituzione; prevenzione e contrasto delle infiltrazioni criminose nelle attività produttive e commerciali; rafforzamento del coordinamento operativo e formazione e aggiornamento professionale; conoscenza dei fenomeni che incidono sulla sicurezza dei cittadini; individuazione di progetti che possono essere realizzati, anche con il concorso e gli enti locali interessati.

CONVENZIONE UNIVERSITÀ DI PERUGIA-REGIONE PER ANALISI SITUAZIONE SICUREZZA. La scelta della Regione è stata quella di iniziare la RACCOLTA DEI DATI SUI REATI DENUNCIATI in Umbria dal biennio antecedente alla data di sottoscrizione della convenzione (2007/2009) resi disponibili dagli Uffici territoriali del Governo. Il lavoro svolto sui dati sulla criminalità deve essere completato con le annualità 2011/2013, per comparare una serie storica almeno quinquennale, per avere un quadro corretto e statisticamente apprezzabile per valutare l'andamento della criminalità in Umbria. Tutta la serie storica 2007-2013 verrà comparata ed analizzata per approfondire l'andamento dei fenomeni criminali. Oltre alla documentazione relativa all'andamento storico dei dati sulla criminalità 2007-2010, è stata anche condotta a termine la ricerca sulla PERCEZIONE DELLA SICUREZZA in Umbria che ha impegnato l'Università di Perugia in circa 300 interviste telefoniche, su un campione di cittadini umbri residenti nei 10 Comuni più popolati della regione. L'Università degli Studi  condurrà una INDAGINE SULLA 'VITTIMIZZAZIONE', che permetterà di evidenziare la popolazione più a rischio di subire i reati: la distribuzione del rischio non è infatti omogenea, bensì differenziata nel territorio a seconda del tipo di reato preso in considerazione. La ricerca sulla vittimizzazione utilizzerà tre strumenti di analisi qualitativa: un questionario che verrà somministrato anonimamente on-line attraverso siti istituzionali e degli enti disponibili; un'intervista in profondità rivolta ai soggetti disponibili; dei focus group dedicati ad esponenti di gruppi professionali a sociali, ma anche a quei cittadini che vivono a sono fruitori di insediamenti territoriali omogenei. Prevista la pubblicazione di un volume dedicato alla criminalità e alle politiche di sicurezza in Umbria e, nel corso del 2014, un convegno internazionale sulle politiche di sicurezza e il governo dello spazio urbano.

Con la LEGGE REGIONALE 13/2008 la Regione Umbria punta a dare continuità alle politiche di sicurezza urbana collocandole all'interno delle politiche pubbliche ordinarie, poiché la sicurezza dei cittadini resta un bene da preservare e promuovere con un'azione costante e coerente. La Regione intende consolidare un modello di governance, garantendo con la funzione di indirizzo che gli è propria e con la destinazione di apposite risorse, un supporto alla continuità delle politiche locali di sicurezza e alla loro innovazione. Il termine per la predisposizione della relazione generale sullo stato della sicurezza in Umbria dal  31 dicembre di ogni anno, come ora, sarà portato al 30 giugno successivo per avere un quadro definito delle dinamiche di un’annualità.

Per quanto riguarda la LEGGE REGIONALE SULLA POLIZIA LOCALE ('n.1/2005'), nel corso del 2014 verrà definito il Regolamento regionale della Polizia Locale, che definisce le caratteristiche, segni distintivi degli addetti alle funzioni di polizia locale, oltre ai mezzi e strumenti operativi in dotazione. La Regione ha già avviato un progetto di costruzione di una applicazione per smartphone che consentirà di contattare in modo facile e veloce la Polizia locale competente territorialmente in qualsiasi momento e in qualunque parte del territorio. Priorità: il miglioramento dell’efficienza delle sale operative della Polizia Locale e il loro collegamento con  le sale operative delle Forze di Polizia e con altri organismi preposti alla tutela dei cittadini; la condivisione dei flussi informativi tra le Forze dell’Ordine, per la raccolta dei dati territoriali relativi a fenomeni di criminalità diffusa, di disagio sociale, di disordine urbano e di vandalismo, nonché la pubblicazione di dati statistici come “dati aperti” (open data); l’acquisizione e la modernizzazione delle dotazioni tecniche e strumentali della Polizia Locale, in particolare per quanto riguarda i sistemi digitali e di telecomunicazione.

Nella POPOLAZIONE CARCERARIA si sommano situazioni di povertà e di marginalità sociale. Nei quattro istituti penitenziari dell'Umbria (Perugia, Terni Spoleto e Orvieto) al 31 ottobre 2013 erano presenti 1681 detenuti, circa la metà dei quali accusati di reati relativi al traffico di stupefacenti. Dei detenuti degli istituti penitenziari dell'Umbria, solo il 3,6 percento è nato in Umbria, il 25 percento in Campania, l'8,3 percento in Sicilia, il 4,6 percento nel Lazio, il 13,3 percento in Puglia mentre il 45,3 percento è nato in uno Stato estero. Le nazionalità straniere più rappresentate quelle marocchina, romena, tunisina,  albanese, nigeriana ed egiziana. L'età media dei detenuti italiani è maggiore di quella dei detenuti stranieri. Un'alta percentuale (circa il 30 percento) dei detenuti ha varie problematiche connesse alle dipendenze. Solo il 20 percento dei detenuti svolge un lavoro all'interno del carcere mentre l'80 percento dei detenuti sono in una condizione di apatia e disoccupazione spesso involontaria.

Per quanto riguarda il CONSUMO DI SOSTANZE ILLEGALI, le statistiche mostrano un fenomeno in costante crescita e in continuo cambiamento sia rispetto ai tipi di sostanze sia agli stili di consumo. Si tratta spesso di consumi che restano iscritti nella dimensione privata dell'individuo, ma una quota significativa risulta problematica, oltre che per i danni alla salute e alla qualità della vita dei singoli, anche per le ricadute negative sulla società: gli effetti interessano la salute pubblica, l'integrazione sociale, l'uso del territorio urbano, il campo dell'assistenza, della sanità, del sistema giudiziario. In questo contesto, le municipalità si trovano ad essere il primo interlocutore della domanda di gestione e controllo di questi fenomeni, soprattutto quando avvengono in modo visibile ed in luoghi urbani pubblici. Per affrontare questa situazione risulta necessario mettere in pratica dispositivi di governo più efficaci e politiche locali innovative, in cui si intrecciano le politiche di controllo e repressione con investimenti nel welfare, nelle politiche di coesione sociale, negli interventi di riduzione del danno, politiche di governo urbano e di mediazione sociale. In questo senso l'intervento della Regione prevede percorsi di formazione ed inserimento lavorativo; accoglienza di media-lunga durata; sostegno e accompagnamento verso l'autonomia abitativa; housing sociale; servizi a bassa soglia; mediazione dei conflitti; mediazione culturale e azioni di contrasto all'insicurezza.

Sulla SICUREZZA DI GENERE viene ritenuto necessario realizzare interventi, in ambito comunale a provinciale, che prevedano la convergenza di intenti degli attori istituzionali e della società civile. Si tratta di misure di protezione per le vittime della violenza e di azioni che vanno oltre la logica dell'assistenza per creare strumenti di supporto, senza dimenticare quelli economici, all'autonomia e all'autodeterminazione delle donne, così da incentivare il passaggio, da una condizione di vittime a quella di protagoniste delle proprie
strategie di fuoriuscita dalla violenza. Affrontare la questione della violenza contro le donne significa anche aprire uno squarcio sulla comprensione di altri fenomeni sociali: le strutture
familiari, gli abusi sui minori, il miglioramento delle politiche sociali, l'emancipazione femminile, la devianza e la criminalità in ambito domestico, i ruoli sessuali, l'efficacia dei servizi e la qualità del lavoro degli operatori. Il PROGETTO "UMBRIA ANTIVIOLENZA" prevede l'apertura di due Centri Anti Violenza (dato che l'Umbria, come il Molise, non ha nessun centro antiviolenza attivo): uno a Perugia e uno a Terni: le città che ospitano già servizi di contrasto alla violenza. Il Centro Anti Violenza per donne sole o con eventuali figli minori, vittime di violenza o di stalking è un servizio che cerca di restituire dignità e consapevolezza di sé alla donna maltrattata e vittima di eventuali figli sino al recupero dell'autonomia anche economica; costruire ed affermare una cultura contro la violenza perpetrata contro le donne. L'obiettivo del Centro è di garantire non solo risposte immediate di sostegno legale, sociale, alloggiativo, sanitario, o formativo, secondo le necessità, ma soprattutto quello di sviluppare l'empowerment della donna accolta, come rafforzamento della sua assertività, fondamentale per autodeterminarsi, ripercorrendo il vissuto emotivo correlato al senso di impotenza e fragilità.

LINEE DI INTERVENTO IN MATERIA DI SICUREZZA DI GENERE.
SPAZI URBANI. Dotare le città di illuminazione il più possibile diffusa, e anche molto bassa, ma con la possibilità di essere implementata al passaggio di persone tramite accensioni regolate da rilevatori di presenze. Attenuare gli effetti negativi delle barriere visive costituite dalla conformazione architettonica degli edifici a da un poco attento disegno urbano, che favoriscono le aggressioni offrendo occasione di facili nascondigli ai malintenzionati, specie se il luogo è isolato a poco frequentato. Istituire i cosìddetti "parcheggi rosa", cioè posti auto riservati alle donne, posti in prossimità dell'ingresso/uscita dei parcheggi sotterranei, ben illuminati e controllati da telecamere.  Prevedere l'istituzione della fermata notturna a richiesta per le donne in quanto durante le ore serali il passaggio dei mezzi pubblici è meno frequente. Istituire una rete di locali "amici" che esponendo un apposito tagliando di riconoscimento e si dichiarino disposti a dare ospitalità.

Per quanto riguarda i CENTRI STORICI, la domanda sociale di sicurezza riguarda fenomeni di criminalità diffusa, ma anche il "disordine fisico" (edifici abbandonati e incustoditi, cattiva manutenzione degli spazi urbani e dell'arredo urbano, scritte sui muri, rifiuti e veicoli abbandonati su strada, scarsa illuminazione, panchine a cabine telefoniche vandalizzate) e di "disordine sociale" (comportamenti disturbanti a aggressivi verso residenti e passanti, conflitti tra gruppi, connessi in talune situazioni alla presenza di immigrati a nomadi, presenza di senza fissa dimora, accattonaggio, tossicodipendenza, prostituzione di strada, ma anche circolazione stradale pericolosa a dannosa). La Regione Umbria, con il “PACCHETTO COMPETITIVITÀ–RESTA COMMERCIO” ha erogato risorse che ammontano a circa 1milione 723mila euro,  con la finalità di valorizzare e riqualificare il commercio nelle aree urbane in armonia con il contesto naturale, sociale e architettonico, in particolare nei centri storici. Sono in particolare due gli STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE,  per affrontare il tema della sicurezza urbana: i quadri strategici di valorizzazione e le aree di rivitalizzazione prioritaria.

I SISTEMI DIGITALI DI VIDEOSORVEGLIANZA sono stati installati, anche in Umbria, in misura crescente negli ultimi dieci anni per rispondere alla domanda di sicurezza dei cittadini. Ad oggi, tuttavia, non esiste un quadro preciso della diffusione e della dislocazione di tali sistemi né della tecnologia impiegata. Questo deficit di informazione impedisce un’analisi seria in merito all’utilità, ai risultati ottenuti ed eventualmente alle integrazioni tecnologiche necessarie per migliorarne la funzionalità. Pertanto si procederà ad un monitoraggio delle istallazioni al fine di verificare la tecnologia utilizzata, gli obiettivi prevalenti di sorveglianza, la tipologia di  controllo (in tempo reale o ex post), i costi, il posizionamento. MP/as/tb


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